Greppi: la vita dell'ambasciatore Attanasio, assassinato in Congo, raccontata agli alunni

Un incontro sentito ed emozionante quello che si è svolto negli scorsi giorni nell’aula magna  dell'istituto superiore Alessandro Greppi di Monticello, rivolto agli studenti delle quinte di tutti gli indirizzi. Grazie al lavoro prezioso del professor Griffini, insegnante di religione, la scuola monticellese ha tenuto una conferenza sul tema ''Ambasciatori di pace''. Attraverso persone a lui vicine, gli alunni hanno potuto incontrare e conoscere meglio la figura dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in un’imboscata di terroristi nella Repubblica Democratica del Congo.



Il padre di Attanasio, Salvatore, il professore e attivista Pierre Kabeza, il missionario Padre Carlo e altri collaboratori del giovane diplomatico, hanno raccontato la storia di uno studente brillante, laureato alla Bocconi e da sempre animato dal sogno di mettersi al servizio del proprio paese al livello più alto possibile, con un master in relazioni internazionali presso l’ISPI ottenuto con caparbietà e rinunciando a una carriera già avviata e sicura.



Un giovane il cui impegno era nato dalla volontà di migliorare la vita dei più prossimi, gli anziani del paese di Limbiate, e poi giunto a una carriera velocissima e sorprendente, che ha preso le mosse nello staff della Farnesina, per poi portarlo in Svizzera, in Marocco, in Nigeria e infine nella complessa Repubblica Democratica del Congo, vessata da vent’anni e oltre di conflitto.
Un uomo, come ha ricordato Kazeba, che ha saputo cambiare il modo in cui un popolo intero percepiva non solo l’ambasciata italiana, storicamente una delle meno accessibili e meno efficienti del paese africano, ma dell’intero nostro popolo.



Un ambasciatore in jeans e maglietta, in grado realmente di affrontare i problemi della popolazione, di creare rapporti e gettare ponti tra popoli lontanissimi, di presentarsi all’utenza con un volto umano e come un funzionario non solo onesto e retto, ma disponibile e capace, animato dal desiderio di rivoluzionare profondamente il modo in cui si fa diplomazia e di creare le condizioni di esistenza di una comprensione reale e fattuale in un paese di cui si parla sempre troppo poco in Occidente.



Un paese depredato, come hanno spiegato Kabeza e i suoi collaboratori, per secoli dai popoli più ricchi, potenzialmente uno dei più ricchi del mondo ma vittima del colonialismo un tempo e del neocolonialismo oggi, ricco di materiali fondamentali per lo sviluppo tecnologico del mondo intero, ma mai compensato come meriterebbe per il suo contributo. Grande sette volte l’Italia, come hanno spiegato gli intervenuti, ma ai margini della politica internazionale.



Attanasio, è stato spiegato ai ragazzi e alle ragazze del Greppi, ha anche speso la propria opera e il proprio impegno per la condizione femminile in Congo, con un lavoro costante e instancabile, interrotto solo dalla sua morte, durante una missione in collaborazione con il programma alimentare mondiale, organo della FAO e dell’ONU, affrontata purtroppo senza la scorta dovuta a un ambasciatore. 



Come ha sottolineato il dirigente Dario Crippa, si è trattato di un’esperienza preziosa per i giovani d’oggi, che hanno potuto conoscere meglio la vita e il lavoro di Attanasio. Tanto più prezioso se le studentesse e gli studenti sono visti con gli occhi di Pierre Kabeza: appartenenti alla generazione che, grazie alla prospettiva globale della globalizzazione, possono realmente far cadere i muri eretti da chi le ha precedute, per dar vita al mondo di conoscenza, comprensione e pace che Attanasio ha mostrato al mondo e all’Italia, ai suoi colleghi e ai cittadini del nostro paese, rappresentando un esempio celebrato anche dal presidente della Repubblica Mattarella.
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