Oggionese: a processo per maltrattamenti è condannato a 6 mesi
È stato prosciolto per tre dei quattro capi di imputazione per cui era finito per l'ennesima volta alla sbarra grazie ad una ''tacita remissione di querela''.
E.M., quarantenne non nuovo alle aule di Tribunale di corso promessi sposi, è stato oggi tradotto dal carcere di Pescarenico, dove è detenuto per altra causa, per partecipare all'udienza del procedimento penale che lo vede accusato di maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della compagna.
Le vessazioni si sarebbero concentrate tra il 2020 e il 2021, ovvero l'unico periodo in cui i due avrebbero convissuto in un paese dell'oggionese. Si erano conosciuti infatti in carcere, dove lui era detenuto e lei accompagnava il figlio alle visite con il padre, poi nel 2021 l'imputato era finito nuovamente dietro le sbarre.E.M., quarantenne non nuovo alle aule di Tribunale di corso promessi sposi, è stato oggi tradotto dal carcere di Pescarenico, dove è detenuto per altra causa, per partecipare all'udienza del procedimento penale che lo vede accusato di maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della compagna.
Prima di dare spazio alle conclusioni del sostituto procuratore Chiara Di Francesco, con spontanee dichiarazioni l'imputato ha voluto assumersi la respnsabilità delle condotte a lui ascritte: ''tutto andava bene finchè non è subentrata la cocaina: litigavamo spesso quando eravamo sotto effetto di sostanze. Non volevo assolutamente farle del male'' ha detto per poi promettere al collegio giudicante che non farà più uso di droga una volta uscito dal carcere.
Quindi il PM ha avanzato le proprie richieste, immediatamente abbracciate dall'avvocato Simona Crippa del foro di Lecco: assoluzione dalle accuse di maltrattamenti in famiglia (la dottoressa Di Francesco ha sottolineato in particolare la reticenza con cui la persona offesa ha testimoniando, minimizzando le presunte aggressioni subite). Secondo la pubblica accusa l'assoluzione dai maltrattamenti avrebbe di conseguenza fatto ''cadere'' anche le accuse di lesioni, procedibili d'ufficio poiché aggravate: essendo le aggravanti contestate connesse ai presunti maltrattamenti, un'assoluzione dal primo capo d'imputazione avrebbe fatto venir meno anche le aggravanti. Per cui il pm ha chiesto una sentenza di non doversi procedere per remissione di querela grazie alla ''tacita'' rinuncia a procedere della persona offesa.
Quindi la sentenza del Tribunale in composizione collegiale (presidente il giudice Paolo Salvatore e a latere i colleghi Martina Beggio e Gianluca Piantadosi): assoluzione ''perchè il fatto non sussiste'' dalle accuse di maltrattamenti, non doversi procedere per due episodi di presunte lesioni e condanna a 6 mesi di reclusione per un terzo episodio in cui il collegio ha ravvisato l'aggravante dell'uso di armi o oggetti atti ad offendere.
F.F.