Un ringraziamento speciale all'assistenza domiciliare infermieristica del territorio: la differenza la fanno sempre gli individui e non le strutture con il loro nome

Gentile Redazione,
mi chiamo Giorgio e abito in provincia di Lecco, nel comune di Barzanò. Fino a diciotto mesi fa mai avrei pensato di ritrovarmi qui a scrivere alla vostra redazione per poter esprimere il mio pensiero circa la validità della sanità pubblica o privata. Purtroppo è sopraggiunta una malattia che mi ha costretto a perdere tutta la mia autonomia, e da qui a combattere contro una forza opposta, che non si vede ma che ogni giorno ti lascia il segno, un segno ahimè indelebile.
Ogni giorno scopro che la mia malattia da una parte mi debilita il corpo e dall'altra mi dona di capacità intellettive che, a essere sinceri, fino a ''ieri'' erano sconosciute anche a me stesso.

Diciotto mesi fa ho visto per la prima volta un noto ospedale; dopo una visita ho accettato il ricovero con la consapevolezza di essere curato dai migliori specialisti d'Italia. Non avevo ancora ricevuto una diagnosi medica, ma essere curato in questa struttura era per me una sicurezza in più rispetto ad un'altra meno virtuosa.

Durante la mia degenza scopro presto che le mie aspettative si sciolgono come neve al sole. Medici poco umani, ''ad un malato si possono dedicare solo pochi minuti oltre i quali, non è consentito'' o ancora ''le dimissioni davanti alla porta''; oppure carenze strutturali come ''camere fatiscenti e mancanza di acqua calda in pieno inverno''.
Torno a casa dall'ospedale più malato di prima, essendo sopraggiunta una depressione.

Dopo alcuni giorni dalle dimissioni, scopro di essere di nuovo coccolato dagli stessi medici che avevano fatto di tutto per essere abbandonati al loro destino. Per quanto mi riguarda il motivo vero è che le cure sperimentali sono per questi ospedali fonti di guadagni incredibili, e perdermi come paziente significa non far partire finanziamenti pubblici. Decido perciò di farmi curare presso un'altra struttura, sperando in meglio.

Apripista verso la nuova struttura Maugeri di San Donato Milanese, è il responsabile della pneumologia dell'INRCA, in forza all'ospedale Mandic di Merate, al quale esprimo la mia gratitudine in quanto ho colto in lui capacità specialistiche oltre che eccezionali doti umane; stesse doti sono alla base di tutta l'equipe dell'unità intensiva riabilitativa.

Alla Maugeri ritrovo la mia dimensione di malato: ottima struttura, cure riabilitative efficaci, struttura di ottimo livello, tutto sommato pollice in su. Lo svantaggio è la distanza tra Barzanò e San Donato Milanese; casualmente a fine anno si chiudono i MAC (macro attività ambulatoriale ad alta complessità assistenziale) e da gennaio 2023 scopro una nuova realtà a me sconosciuta cioè l'ADI (assistenza domiciliare infermieristica).

All'ADI dell'ATS Brianza va tutta la mia stima e ammirazione: in primis per la competenze specifiche riabilitative, ma soprattutto per le doti umane che hanno tutti e nessuno escluso.
Una organizzazione di questo livello nel nostro territorio andrebbe rivalutata e mai considerata superflua. Ai mille politici di turno che discreditano gli ospedali e la sanità pubblica a vantaggio di quelle private chiedo: vi siete mai trovati in una condizione di necessità tale da essere curati egregiamente con competenza e umanità?

La morale è che bisogna scommettere con ciò che funziona sul nostro territorio, perché la differenza la fanno gli individui con le competenze e la passione per ciò che si fa e non il nome delle strutture ospedaliere.

Ringrazio tutto lo staff dell'ADI ATS Brianza Merate.
Giorgio
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