Il funerale di Francesco Passarello a Caslino. Il padre ne esalta ''il coraggio e il senso di giustezza''

''Non sarai dimenticato, promesso". É quanto ammettono gli amici, in conclusione di funzione, lasciando intendere che il suo ricordo è destinato a durare nel tempo, magari assumendo altra forma. Troppo giovane e molto amata perchè non si possa pensare alla sua memoria, la vita di Francesco Passarello, mancato a 26 anni soltanto lo scorso fine settimana.
Gremita la chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio a Caslino D'Erba. Nel piccolo paese del comasco, dove il giovane era cresciuto e dove ancora oggi vive la mamma Katia Ratti - impiegata del settore Urbanistica al Comune di Erba - questa mattina, sabato 29 luglio, si sono celebrate le esequie funebri del giovane papà, deceduto per le conseguenze di un incidente stradale avvenuto mentre si trovava in sella alla sua motocicletta a Imola, paese che aveva eletto come residenza.
Alla funzione ha partecipato anche papà Giovanni che, con la sua famiglia, risiede a Nibionno, dove è un attivo volontario e dunque persona conosciuta: molti amici, a partire dal sindaco Laura Di Terlizzi e della consigliera Maria Riva in rappresentanza dell'intera amministrazione comunale, hanno preso parte al difficile momento del saluto. Il labaro dell'associazione Carabinieri listato a lutto dimostrava la vicinanza dell'Arma al papà, un brigadiere in congedo.

L'uscita del feretro dalla parrocchiale al termine delle esequie

A celebrare la funzione il parroco di Ponte Lambro e Caslino don Stefano Dolci insieme all'amico di famiglia don Mario Mistry. Il sacerdote ha aperto l'omelia con l'obiezione che affollava le menti di tutti i presenti: "Come si può morire a 26 anni senza motivo particolare? Chi ha voluto partecipare al commiato per la famiglia è di conforto anche se la parola umana è come la pioggia che scivola su un impermeabile: ci lascia il dolore profondo, muove risonanze interiori profonde che sono inesprimibili. Noi siamo qui non solo per esprimere la partecipazione e lo sgomento ma per ascoltare la parola di Dio perché abbiamo la speranza che questa sia più capace delle nostre povere parole di rendere meno assurdo questo momento, di dare significato a quello che stiamo attraversando. Da un punto di vista umano sofferenza e morte non hanno spiegazione: abbiamo ribellione istintiva perché non l'accettiamo. La parola di Dio, oggi, dice che nella nostra vita cerchiamo pienezza e felicità, soprattutto nell'età giovanile. Lo facciamo in tanti modi, secondo le nostre attitudini o quello che ci presenta il mondo. A volte è non ordinata ma il desiderio è sincero e anche i nostri errori nascono dal desiderio di fare qualcosa di bello della nostra vita, di lasciare qualcosa di bello per gli altri, magari per i figli se il Signore ce li dona. A volte questa ricerca si interrompe, com'è successo a Francesco. Rimane un desiderio troncato e la parola di Dio ci raggiunge".

Una bella immagine di Francesco

Don Stefano ha riflettuto sulle parole del Vangelo, che aveva come protagonista Giobbe. "Vive una situazione drammatica di dolore ed emarginazione e dice "so che il mio redentore è vivo e si erigerà sulla polvere". Forse non conosciamo il significato di questa parola. Il Redentore, nella tradizione ebraica, è il parente più prossimo che ha il dovere di riscattare dalla schiavitù un suo familiare, restituendolo alla pienezza di vita. Anche noi allora sappiamo che il redentore è vivo e riscatterà la vita di Francesco. Gli darà una vita eterna e darà al suo desiderio di pienezza il compimento. Noi vediamo la parola fine, viviamo un dolore straziante ma, da cristiani, diciamo che oggi Francesco ha raggiunto la pienezza della sua vita, il compimento della sua esistenza. Se da una parte il cuore è straziato perché ci sembra ingiusto, la fede ci da una prospettiva di speranza e ci dice che la vita di Francesco non è finita. Il Redentore è vivo per lui e riscatterà il suo desiderio di felicità, in una vita che non conosce limiti e ostacoli. La vita di Francesco non è perduta: in questo mondo che disfiamo e ribaltiamo come se ne fossimo i padroni, neanche una briciola è insignificante per Dio".

La vita di Francesco verrà quindi accolta dall'amore di Dio. "L'amore vero, come quello di Dio, ci accoglie per quello che siamo. Riscatta ogni attimo della vita di questo fratello, anche questa tragica morte - ha proseguito il sacerdote - Il dolore dobbiamo tenerlo perché appartiene alla nostra vita ma c'è una differenza: c'è il dolore di chi è disperato perché non ha più niente davanti e invece quello di chi ha davanti un futuro, una speranza. Questo dolore non è addolcito ma si apre una prospettiva che rompe una cappa di disperazione".
Il parroco, pur non avendo conosciuto personalmente Francesco che da piccolo ha abitato in paese, ha notato l'immagine scanzonata del giovane presente sulla bara color avorio. "La sua foto, che non è la classica con il volto serio, trasmette bene il fatto che fosse un ragazzo pimpante. Questo sguardo ci sta bene sulla bara di uno che non è finito nel nulla, che è chiamato a risorgere in Dio'' ha detto in conclusione don Stefano. ''C'è il dolore di chi resta e la gioia di sapere che chi parte va verso la pienezza di vita. È una vita che fiorisce nell'eternità: ogni istante che ci è dato di vivere è prezioso perché in Dio il futuro è eterno e niente potrà strapparci questo dono prezioso".

Prima della conclusione della funzione, papà Giovanni è salito all'altare esprimendo un pensiero rivolto ai presenti. "Siete un bel colpo d'occhio'' ha ammesso, osservando dall'alto le persone che affollavano la chiesa e ringraziando a nome delle sorelle e della nonna. ''Il vostro affetto si sente fino a qui. Alcune cose caratterizzavano Francesco, come il tatuaggio sul petto con questo riferimento: "io posso in ogni cosa". Francesco aveva coraggio, senso di giustizia e giustezza".
Sono migliaia i messaggi che hanno raggiunto il telefono di papà Giovanni appena la notizia della morte del figlio ha raggiunto i conoscenti. Lui ha voluto citare quello di un'amica che lo ha conosciuto sin da piccolo: "Non esistono parole di conforto. Lui era speciale: osava contraddire questa ipocrita società" recitava il messaggio in cui si faceva riferimento al giovane padre amorevole e affettuoso verso la piccola Nami, di soli 4 anni. "I messaggi ricevuti e le venti persone che hanno aspettato fuori dalla camera mortuaria per toccare la bara dimostrano l'affetto che Francesco sapeva dare a chi riceve - ha detto il papà - L'ho chiamato alle 19.28, lui mi ha richiamato alle 20.40 ma non ho sentito. Vi chiedo di non rimandare mai un sorriso, anche a un estraneo, un messaggio, una telefonata a chi vi vuole bene. Credo che Francesco ha terminato la sua missione qui con una vita travagliata: qualcuno gli ha fatto i torti, e qualcuno lo avrà fatto lui ad altri: perdoniamo quelli che Francesco ha fatto e benediciamo quelli che glieli hanno fatti".


Don Mario Mistry, amico dei genitori, ha manifestato la vicinanza alla famiglia. "Vorrei farvi sentire vicini con preghiera per lenire la sofferenza. Vorremmo che non vi sentiste soli nel vostro dolore: la comunità cristiana vi è vicina. Continuate a custodire dentro di voi l'amore e la stima per la vita. Il suo ricordo vi spinga ad amare ancora di più, a comprendere ancora meglio le sofferenze e le angosce degli altri, a rinnovare la fede in Dio, la fede e la speranza. Pregate e fate opere buone in suo suffragio. Francesco continua a vivere in noi. Dio aiuti la bambina a crescere in sapienza, era e grazia".
Al termine della funzione, un'amica gli ha dedicato un video messaggio per ricordarlo "bello come il sole e sorridente perché così ti abbiamo conosciuto e così rimarrai nei nostri pensieri. Hai lasciato una parte di te qui con noi, la tua bambina. Non sarai dimenticato".
Papà Giovanni ha portato la bara del compianto figlio all'uscita della chiesa dove un silenzio mesto ha accompagnato il suo ultimo viaggio verso il crematorio.
Michela Mauri
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