Una monticellese a Venezia/3: una giornata perfetta grazie (anche) a Patrick Dempsey

Ve lo dico fin da subito, ieri è stata praticamente la giornata perfetta e non potevo chiedere di meglio. C’è stato un susseguirsi di emozioni incredibili, di urli, di pianti, di incontri e a tenere insieme tutto quanto c’è stato un uomo che porta il nome di Patrick Dempsey. Però come sempre meglio andare con ordine e mettere bene insieme i pezzi. 
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Tra le mie coinquiline per questo periodo della Mostra del Cinema c’è Alessia, una ragazza toscana che ho conosciuto alcuni anni fa grazie alla passione per Patrick Dempsey e da quel momento siamo diventate amiche. L’attore americano, divenuto celebre per l’interpretazione di Derek Sheperd in Grey’s Anatomy è sbarcato in laguna per presentare il film “Ferrari” e appena l’abbiamo saputo siamo andate in estasi. Il primo passo è stato preparare un  cartellone con la scritta “Patrick, we are friends thanks to you, Alessia from Florence, Giorgia from Milan”, il secondo è stato svegliarsi all’alba per prendere i posti al red carpet che era già stracolmo dei fan di Adam Driver. 
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La mia giornata si è aperta proprio con la visione di “Ferrari”, l’ultima fatica del regista Michael Mann che racconta le vicende dell’autofficina Ferrari che tenta di riprendersi cercando di vincere la mille e miglia. Devo essere sincera, avevo grandi aspettative su questo film, ma ne sono rimasta piuttosto delusa. È l’ennesimo tentativo americano di rappresentare una vicenda italiana che viene presa e ribaltata fornendo al mondo un’immagine del nostro Paese completamente diversa, un’occasione sprecata con ottimi attori.
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Più soddisfazioni mi ha invece dato “Dogman” di Luc Besson, un film intenso per cui avevo zero aspettative e che ricostruisce la difficile vita di un ragazzo abbandonato  cresciuto tra i cani. Nonostante in certi punti la trama si perda e non si capisca effettivamente dove voglia arrivare il film, il livello tecnico è altissimo così come l’interpretazione di Caleb Landry Jones che potrebbe essere premiato con la Coppa Volpi di migliore attore. Una pellicola che mostra un lato oscuro e stravagante dell’esistenza umana e che vi consiglio assolutamente di vedere. 
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Uno dei momenti più emozionanti della giornata è arrivato subito dopo le proiezioni, tempo di uscire dalla sala Darsena e subito in transenna nella zona conferenze in attesa del cast di Ferrari. Prima è arrivato Pablo Larrain, il regista di El Conde di cui vi avevo già raccontato ieri, poi il cast di Dogman con un gentilissimo Luc Besson con cui ho fatto una bella chiacchierata. In transenna ero accanto ad Alessia in fremente attesa dell’uscita di Patrick Dempsey, dopo un momento di spaesamento ci siamo ritrovati davanti con il cuore che batteva a mille. Qui occorre fare una piccola parentesi: per me Patrick rappresenta un qualcosa di speciale perché l’essere sua fan è legata a due amicizie per me molto preziose. Affettuosamente lo chiamo zio e già era stato difficile fare i conti con l’emozione quando l’avevo incontrato a Cannes nel 2018 e nel 2019 al culmine di due avventure magnifiche.  Rivederlo dopo quattro anni è stato incredibile, l’ho chiamato da lontano ed è subito si è diretto nella nostra direzione emozionandosi lui stesso quando Alessia ed io gli abbiamo spiegato di essere amiche per merito suo. Lo ''zio'' ha preso possesso del mio pennarello indelebile per gli autografi e mentre se ne andava stringendolo in mano abbiamo avuto anche l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con la moglie Jillian, di professione make up artist. 
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Se alle conferenze ci eravamo emozionate al red carpet tutto si è elevato all’ennesima potenza ed è stata la ciliegina sulla torta di una giornata per noi speciale. Sul tappeto rosso si sono susseguite influencer e personaggi della tv italiana prima di lasciare spazio al cast di Ferrari guidato da Adam Driver che anche quest’anno è passato a Venezia per un saluto. 
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Non contenta, la mia giornata è proseguita con la visione di “Bastarden”, un film danese con protagonista Mads Mikkelsen  ambientato nel xvii secolo dove un uomo tenta di coltivare l’inospitale brughiera facendo anche i conti con il suo vicino. Si tratta di un lavoro interessante soprattutto per l’apparato visivo e con una grande interpretazione del suo protagonista, ma in realtà è una storia vista e rivista nel panorama cinematografico nord europeo e che quindi non ha aggiunto effettivamente nulla di nuovo. La chiusura è invece stata affidata a ''The wonderful story of Henry sugar'', corto di Wes Anderson che ha proposto una narrazione surreale e destrutturata per una storia che in effetti non ha molto da dire. 
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Sono andata a letta soddisfatta e sono pronta a gettarmi nella mia terza giornata di festival con il film che attendo di più in assoluto: Poor Things. Ce l’ho in programma alle 8.30 e non vedo l’ora soprattutto perché avrò l’occasione di incontrare Yorgos Lanthimos, uno dei miei registi preferiti.
Giorgia Monguzzi
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