Una monticellese a Venezia/4: più sale, meno red carpet. La cronaca del terzo giorno al Lido

Sono stanca morta, ve lo dico senza mezzi termini e farlo già al terzo giorno di festival è abbastanza preoccupante. In realtà tutti quanti stiamo facendo i conti con la stanchezza, tra appostamenti al carpet e proiezioni non ci stiamo facendo mancare proprio niente e le forze stanno iniziando già a scarseggiare. La media per il momento parla di quattro ore di sonno e penso proprio che non sia intenzionata a salire; ci alimentiamo e ci teniamo in movimento e per quanto mi riguarda posso vantarmi di non essermi ancora addormentata in sala, una bella soddisfazione. 
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A causa dello sciopero in corso da luglio, al Lido non sono pervenuti attori americani salvo qualche eccezione, le conferenze stampa sono praticamente deserte e almeno per un paio di giorni possiamo risparmiarci gli appostamenti al red carpet e dedicare più tempo alla sala. Ieri la giornata è iniziata proprio alla grande perché ho visto il film che attendevo più in assoluto in questo festival. Ho aspettato letteralmente cinque anni per vedere il lavoro di quello che considero uno dei miei registi preferiti e ho tanto ho dovuto sperare affinchè venisse proprio a Venezia.
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Il nuovo lavoro di Yorgors Lanthimos è qualcosa di assolutamente colossale, è la storia di una donna a cui viene impiantato il cervello di un bambino e si ritrova così a crescere poco per volta provando l’ebrezza dell’avventura. Emma Stone nel ruolo della protagonista porta avanti un film incredibile in cui tutto è curato nei minimi dettagli dalla regia alla fotografia che porta lo spettatore a compiere un vero e proprio viaggio tra la distorsione del mondo dei sogni alla cruda verità.
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Sono uscita dalla sala soddisfatta consapevole che l’attesa fosse ben ripagata,  nemmeno il tempo di fare i conti con la soddisfazione  che per l’ennesima volta mi sono trovata faccia a faccia con il presidente di giuria Damien Chazelle. Nella zona conferenze stampa poco dopo è arrivato Wes Anderson che, dotato di una gentilezza e disponibilità unica si è fermato con tutti quanti seguito poi dal cast di Bastarden guidato da Mads Mikkelsen. La vera sorpresa della giornata è stato però Robbie Ryan, il direttore della fotografia de “la favorita” e di “poor things” dove ha fatto un lavoro eccezionale; l’incontro è stato abbastanza surreale perché in un primo momento nemmeno credeva che lo avessi riconosciuto e felicissimo, poi si è lasciato andare ad una bella chiacchierata. 
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Dopo tanto tempo sotto il sole cocente mi sono rifugiata all’hotel Excelsior con le mie coinquiline e lì ci siamo viste passare davanti Jane Campion, Mads Mikkelsen e il visionario fumettista Zerocalcare che non abbiamo potuto non fermare per un saluto. Il colpo di scena è arrivato però proprio quando stavamo per uscire, Flavio, una delle vecchie conoscenze di Venezia ed espertissimo nell’individuare gli attori mi ha indicato la zona check in dell’hotel dove un uomo di schiena stava completando le operazioni. All’inizio non avevo capito e non riuscivo a riconoscerlo, poi appena si è girato non ho avuto dubbi: era Jesse Williams, il Jackson Avery di Grey’s Anatomy. Ammetto di essermi emozionata perché mai e poi mai mi sarei aspettata di incontrarlo; ci ha assicurato che nei prossimi giorni bazzicherà per il lido e sicuramente non perderemo l’occasione per salutarlo. 
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La terza giornata di festival è proseguita con le visioni in sala. La prima è stata la prima del film “Sindoni eau Japan” con Isabelle Huppert che racconta il viaggio di una scrittrice in Giappone e del difficile confronto con la morte del marito. L’interpretazione della Huppert è stata come al solito eccezionale e ha tenuto letteralmente in piedi un film che non aveva assolutamente niente da dire ed era proprio mal fatto, diciamo che proprio non ve lo consiglio. Interessante è stato il momento di confronto con la regista Elise Girard e gli attori, ma la mia mente era impegnata altrove. Per tutto il tempo ho tentato di prenotare il posto in sala per l’anteprima stampa di “The Palace”, l’ultimo lavoro di Polanski che volevo assolutamente vedere. Per tre ore h aggiornato di continuo la pagina delle prenotazioni senza un nulla di fatto, ma quando tutto sembrava perduto ecco che come per magia  assolutamente all’ultimo, sono riuscita a recuperare un posto. Ero stanca ed ero tentata di andare a casa, ma dopo la fatica con la prenotazione mi sono imposta di restare.
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Devo dire che la scelta è stata veramente azzeccata perché ho riso dall’inizio alla fine e sono uscita dalla sala veramente contenta. Tutto è ambientato in un hotel dove fervono i preparativi del capodanno del 2000, si intrecciano le storie di personaggi strambi che vengono ritratti negli atteggiamenti più bizzarri, trattenersi dalle risate è davvero difficile. Mi fa strano pensare che sia stato scritto da una un regista del calibro di Polanski che molto probabilmente era stato colto da un momento di follia. 
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Oggi sono già pronta per ripartire alla grande con una serie di visioni. Ho prenotato “Adagio” di Stefano Sollima, ma l’obiettivo è riuscire a prendere all’ultimo minuto “Maestro”. Ci riuscirò? Speriamo!
Giorgia Monguzzi
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