Barzago: la comunità saluta la maestra Orietta, giunta alla pensione dopo 40 anni

''Quando una comunità è così forte, solidale ed in grado di coltivare valori sani buona parte del merito va a chi l’ha istruita e formata''. Sono racchiuse tutte qui, in queste poche e semplici parole pronunciate dal vicesindaco Michele Bianco, la gratitudine e la riconoscenza della comunità di Barzago verso la maestra Orietta Cazzaniga, giunta alla pensione dopo 40 anni di lavoro presso la primaria A.Pulici.
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Orietta Cazzaniga

''Almeno tre generazioni di barzaghesi sono state formate da Orietta'' ha sottolineato Bianco, prima di lasciare la parola al parroco don Giovanni Colombo. Egli, a sua volta, ha rimarcato l’importanza del lavoro delle insegnanti, poiché la scuola è ''un’istituzione fondamentale in cui la comunità cresce e impara i valori necessari ad affrontare la vita''.
È poi intervenuta proprio la ormai ex maestra delle elementari, visibilmente emozionata. ''Non mi sono resa conto che sono già trascorsi quarant’anni da quando ho preso servizio a Barzago. Ho avuto la possibilità di svolgere il lavoro che ho sempre voluto fare, il più bello e gratificante del mondo. Ringrazio i protagonisti, ovvero i bambini, perché mi hanno regalato sorrisi, abbracci ed emozioni'' ha ricordato Orietta Cazzaniga. ''Ringrazio i genitori per essere stati educati e rispettosi e per avermi dato fiducia. Ringrazio anche le mie colleghe. Con loro ho condiviso le gioie, le sofferenze e la fatica del lavoro. Sono state un po’ la mia seconda famiglia''.

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Moglie di Emanuele Silvio Mauri, capogruppo di minoranza in consiglio comunale a Barzago, la signora Cazzaniga si appresta ora ad assumere il ruolo di nonna di due nipotini.
''Mi sento leggera e soddisfatta. In questi quarant’anni sono cambiati i bambini, non solo a Barzago. Essi hanno esigenze e difficoltà diverse rispetto a quando ho iniziato. Durante la pandemia è venuta a mancare completamente la parte affettiva e relazionale del lavoro. Anche quando i piccoli sono tornati a scuola, non potevamo vedere i loro volti perché indossavano le mascherine'' ha aggiunto poi la maestra una volta lasciato il microfono, subito prima di essere circondata dall’affetto dei suoi alunni.
Tra i tanti doni che i ragazzi hanno consegnato alla signora Orietta spiccava una targa recante una frase di William Yeats: ''Educare non è riempire un secchio ma accendere un fuoco''.
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A sua volta, anche il vicesindaco Michele Bianco, a nome di tutto il consiglio comunale, ha consegnato all’ex maestra della primaria alcuni riconoscimenti per ringraziarla del lavoro svolto con tanta energia e passione. Questo è stato senza dubbio il momento più importante del ''pranzo dei rioni'', il grande momento comunitario che ha caratterizzato l’ultima giornata della festa patronale di San Bartolomeo.
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L'insegnante Orietta con le colleghe

''Gli iscritti al pranzo sono 240, settanta in più dello scorso anno. Tra cucina e servizio sono impegnati circa 50 volontari, appartenenti alle associazioni la Piazza, Barzaviva, comitato Mario Tentori, gruppo giovani e gruppo balla con noi'' ha spiegato Bianco. Tra il bar e l’area del pranzo, inoltre, era stato allestito un piccolo mercatino con dodici bancarelle curate da associazioni, hobbisti e produttori locali. ''Sono molto contento della partecipazione dei barzaghesi agli eventi della festa di San Bartolomeo. Di solito era l’oratorio che organizzava. Quest’anno, invece, per la prima volta tutte le associazioni attive nel paese hanno collaborato'' ha commentato don Giovanni Colombo.
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Oltre al parroco, sono stati tanti i religiosi che hanno partecipato al pranzo: don Simone Tremolada; padre Antonio Rovelli, missionario della Consolata nativo di Barzago ed in servizio a Roma; padre Antonello Rossi, missionario della Consolata residente a Bevera; padre Cesarino Molteni; padre Leopoldo Friso, passionista originario di Erba e attivo nella comunità; suor Giovanna Mauri.
''Le feste patronali di Barzago, Bevera e Bulciago segnano di fatto la ripartenza delle attività della comunità pastorale dopo la pausa estiva'' ha concluso don Giovanni.
A.Bes.
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