Una monticellese a Venezia/12: la Mostra è ormai conclusa, i miei voti e qualche grazie

La Mostra del Cinema di Venezia è finita. Sono già  passati alcuni giorni, ma dirlo è strano perché ho ancora un piede dentro quel mondo parallelo che è il Lido. È difficile mettersi a fare un bilancio di ciò che è stato e di ciò che poteva essere, dei film visti e dei personaggi incontrati, ma soprattutto delle nuove amicizie che nascono per caso e sono destinate a perdurare negli anni seguenti. Al Lido hanno iniziato a smontare già dalla mattina successiva, il carpet strappato, i poster rimossi e l'Excelsior è ritornato nel suo ruolo di hotel di lusso dominato da persone facoltose in vacanza. Ciascuno dei giorni trascorsi alla Mostra è stato dominato dalle emozioni, film, incontri speciali e chiacchierate, molte al limite del possibile, nemmeno nell’ultima giornata ci siamo risparmiati. 
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Cailee Spenaey

A differenza degli anni passati abbiamo fatto pochi red carpet; ''fare il red carpet'' nel nostro linguaggio di fan e appassionati significa appostarsi all’alba per prendere il posto e mantenerlo per tutta la giornata in modo tale di essere in prima fila nel momento della sfilata degli ospiti. A causa dello sciopero le star internazionali erano pochissime e così ci siamo risparmiate le ore sotto il sole inseguendoli da altre parti e dedicando quel tempo alle proiezioni. Abbiamo sgarrato solo 3 volte: nella giornata di apertura, per la presentazione di Ferrari (scelta necessaria per rivedere Patrick Dempsey) e alla chiusura per poter essere in prima fila per applaudire (o fischiare) i vincitori dei leoni.
veneziaultimogiorno10.jpg (69 KB)Juan Antonio Bayona
Abbiamo concluso il nostro festival svegliandoci letteralmente all’alba; prima delle 6.30 eravamo già a fare gruppo davanti al carpet per prendere i posti, eravamo talmente stravolti dai giorni precedenti che ormai non sentivamo la stanchezza.
Sul tappeto rosso non sarebbe arrivato nessuno fino alle 6 di sera, ma sinceramente non abbiamo mai pensato alle quasi 12 ore di attesa. Ai piedi del carpet succedono tantissime cose, si chiacchiera, si discute di cinema e soprattutto nascono amicizie. Tutti gli amici della Mostra li ho conosciuti così, in attesa di qualcosa e pronti a cooperare per riuscire ad incontrare il nostro beniamino. Ormai tutti conoscono tutti ed anche se è brutto dirlo, chi non è nl giro si può solo sognare la prima fila riservata ormai a noi, i fedelissimi. 
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Damien Chazelle

Dopo giornate stracolme di film, per quella conclusiva ho fatto una sola visione, ''La societad de la nieve'', il nuovo film del regista Juan Antonio Bayona (già regista di film come ''Orphanage'' e ''The impossible'') che chiude la rassegna di Venezia 80. La pellicola racconta la tragedia aerea delle Ande del 1972 quando i passeggeri si ritrovano costretti a lottare tra la vita e la morte nell’incredibile missione per sopravvivere. Il racconto è fresco e ben concepito, non troppo crudo ma toccante, pronto a far riflettere non solo sulla tragedia in sé, ma sul dopo; nessun pietismo, ma una scrittura buona e lineare che trasporta direttamente all’interno della vicenda. Domina il bianco della neve che quasi acceca e dà l’impressione di trovarsi in un mondo parallelo dove le regole sono state riscritte e dove non c’è più differenza tra la vita e la morte. Tutti siamo stati colpiti da questo film fantastico che se fosse stato in concorso avrebbe sicuramente portato a casa un premio.
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Jane Campion

Dovete sapere che la giornata finale della Mostra del Cinema è sempre molto particolare: non ci sono grandi appuntamenti e le proiezioni scarseggiano, ma si apre il fantomatico ''toto leone'' ovvero tentare di capire a chi andranno i premi della mostra. Nella selezione ufficiale i premi sono in tutto 8: il leone d’oro al miglior film, leone d’argento alla migliore regia, migliore sceneggiatura, premio Mastroianni alla miglior promessa, coppa volpi alla migliore interpretazione maschile e miglior interpretazione femminile e due premi della giuria. E’ praticamente impossibile capire le intenzioni della giuria, ma nel pomeriggio le ipotesi si fanno più concreti. Grazie alle foto delle agenzie che mostrano attori e registi in arrivo in hotel si può capire chi c’è e quindi a chi andrà il premio. Le mie idee sono state chiare fin da subito. attendevo ''Poor things'' ormai da anni e quando si è iniziato a vociferare che Yorgos Lanthimos era sbarcato non sono stata più nella pelle: il giorno della presentazione l’avevo mancato, ma questa volta avrei dovuto assolutamente riuscire ad incontrare uno dei miei registi preferiti. Tra gli arrivi anche Pablo Larrain, il regista di ''El Conde'', un film che ho letteralmente adorato, al volo in gruppo siamo andati a farci stampare una locandina gigantesca per farcela autografare.
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Pablo Larrain

Il carpet di chiusura è stato veramente ricco di emozioni e di cose inaspettate a partire dall’accoglienza che abbiamo riservato al direttore della Mostra, Alberto Barbera. Stefano, uno dei ragazzi del nostro gruppo, ha avuto la folle idea di stampare una serie di fotografie che ritraggono il direttore come un santino e di distribuirle a tutti noi per mettere in atto una sorpresa che è stata assolutamente riuscita. Il direttore, incredulo, è venuto a salutarci uno ad uno ringraziandoci per la nostra fedeltà alla Mostra. 
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Prima dell’arrivo dei premiati ecco sfilare le giurie, quella del premio opera prima Luigi De Laurentis presieduta dalla regista Alice Diop e la giuria Orizzonti con Jonas Carpignano. Il presidente della giuria del concorso Damien Chazelle è apparso sorridente come al solito, la sua gentilezza ci ha letteralmente travolto in questi giorni di Mostra e già un po’ ci manca non vederlo più passeggiare al Lido in compagnia della moglie e del figlio. Ecco poi Gabriele Mainetti, Jane Campion che è diventata un po’ la nostra mamma di questo festival ed infine Martin McDonagh per cui nutriamo ormai un affetto particolare. Nelle precedenti puntante del diario vi avevo raccontato di come Irene ed io l’avessimo incontrato a Cannes e delle piccole chiacchierate in laguna, ormai il regista irlandese è diventato un membro aggiunto della nostra famiglia del festival. Taciturno e solitario, alla nostra vista si è sempre trasformato e ci ha regalato un sorrisi; appena ci ha notato dal carpet di chiusura è corso da noi per un ultimo saluto con la promessa di rivederci al più presto.  
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Peter Sarsgaar

I premiati sono stati accompagnati da un applauso gigantesco partendo proprio da Pablo Larrain che ho ringraziato personalmente per il suo film sul Pinochet vampiro, Cailee Speaney, Ryusuke Hamaguchi, Michela Ramazzotti e Peter Sarsgaard che abbiamo accolto con un tifo da stadio. Accoglienza diversa invece è stata riservata a Matteo Garrone, regista di ''Io capitano'', un film che non ci è gradito e che non pensavamo venisse premiato. Il regista romano è venuto nella nostra direzione credendo che i nostri applausi fossero per lui mentre erano destinati a Yorgos Lanthimos che era appena dietro. La stessa euforia è proseguita durante la premiazione che abbiamo seguito sui maxischermi come se fossimo allo stadio. Quest’anno sui 23 film in concorso ne ho visti ben 20 e ho potuto così farmi un’idea personale dei premi da assegnare; tra i mancanti ''Devil not exist'' di Hamaguchi che si è aggiudicato il premio della giuria e che a dire di tutti è stato molto toccante.
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Giorgia e gli altri ragazzi con il direttore Barbera

Un lavoro giustamente premiato è stato ''Green border'', il film polacco sul viaggio dei migranti che ha ricevuto un premio speciale, lo stesso vale per Larrain che con ''Il conde'' ha portato a casa la migliore sceneggiatura. Nessuno di noi è molto d’accordo sulle due Coppe Volpi per le migliori interpretazioni; c’erano altri attori da premiare, tra gli uomini Caleb Landry Jones di ''Dogman'' e tra le donne Emma Stone di ''Poor things'' ma anche in questo caso forse, lo sciopero ha obbligato la giuria a scegliere chi poteva essere presente. Tra la gioia ci sono stati anche momenti di indignazione, non tanto al premio Mastroianni assegnato al protagonista di ''Io capitano'', quanto piuttosto al leone d’argento per la miglior regia. Il ''buuu'' è dilagato nell’aria con la convinzione di aver assistito all’assegnazione dell’ennesimo premio politico. L’arrabbiatura è durata però poco e ha lasciato la gioia con il leone d’oro, vedendo Lanthimos sul palco a ritirare il prestigioso premio siamo scoppiati in un grande applauso. 
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Quest’anno, più degli altri, ho seguito la competizione  con tutta me stessa, 20 film su 23 di quelli in gara, a cui si aggiungono quelli fuori concorso e di altre sezioni. Non è mancato il toto leone e finalmente il mio preferito è stato anche premiato. ''Poor Things'' è stata la vera folgorazione accompagnato da ''Enea'' di Pietro Castellitto che mi ha lasciato senza parole, poi ''El Conde'', ''Priscilla'' e ''Melk'', il toccante film delle giornate degli autori, ''Hit Man'', ''Memory'', ''Dogman'', ecco i titoli che mi sono rimasti più a cuore e che non vedo l’ora di rigustarmi in sala. Il mio contatore segna 34 film a cui si aggiunge 1 mediometraggio e 7 cortometraggi, ma ad animare la mia avventura al festival sono stati gli incontri con artisti che avevo visto solo sul grande schermo, le lezioni imparate, i consigli ed un’esperienza che ho accumulato. È però lo stare insieme che rende tutto questo speciale, la consapevolezza di non essere sola a portare avanti una passione, ma di poterne parlare e discutere, sapere di aver sempre qualcuno al mio fianco per condividere un sogno.
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Il saluto di Martin Mcdonagh

Ogni giorno è stato speciale grazie alle persone che ho incontrato, dalle mie coinquiline Alessia, Erica, Frida ed Irene, agli amici della mostra tra cui Aida, Alberto, Alessandro, Giulia, Monica, Oscar, Samuel, giusto per citarne alcuni. A loro va il mio più grande grazie per avermi accompagnato in questa avventura, così a voi che puntata dopo puntata siete venuti con me alla scoperta della mostra del Cinema. 
Giorgia Monguzzi
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