Oggiono: Livia Turco ospite di Narciso e delle donne PD

''La gente ha bisogno di guardarti in faccia, ha bisogno di vicinanza, di parole, di sentire che si condividono i problemi con loro, questo non lo può fare il capo solitario. Questo lo possono fare i tanti diffusi sul territorio, quindi oggi più che mai c’è bisogno di una leadership diffusa''.  Sono alcune delle parole e delle proposte con cui Livia Turco ha affrontato la situazione attuale della politica italiana, e nello specifico delle donne in politica, in occasione dell’incontro ''Una stagione di passione e impegno politico'' proposto dalla Conferenza Donne Democratiche del PD lecchese svoltosi a Oggiono nella serata di martedì 19 settembre.

Un appuntamento organizzato per presentare ''Compagne. Una storia al femminile del Partito comunista italiano'' l’ultimo libro scritto da Livia Turco. Un testo che, oltre a ripercorrere le vicende della politica italiana e l’impegno delle donne in politica nella seconda metà del Novecento, ha offerto l’occasione per gettare lo sguardo al futuro.

''Io mi auguro che le donne del PD facciano una forte battaglia per essere in tante, con il progetto di ridare un senso alla rappresentanza politica facendo vivere la politica che mi sta molto a cuore: quella del prendersi cura delle persone. Credo che la leadership delle donne, e in particolare di una sinistra che vuole rinascere si gioca qui, si gioca con la capacità di legare la politica alla vita quotidiana delle persone, al prendersi cura delle persone. Per fare questo non serve un leader solitario ma, una leadership diffusa e radicatissima''.
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Da sinistra Pietro Radaelli, Diana De Marchi, Livia Turco, Chiara Narciso, Gian Mario Fragomeli

Leadership diffusa e radicatissima che era proprio quella delle militanti donna del Partito Comunista Italiano vissuta da Turco a partire dagli anni Settanta, quando iniziò la sua lunga carriera politica. Livia Turco è stata eletta per sette legislature in Parlamento. Cinque da deputata – la prima nel 1987 - una da senatrice, prima di tornare nuovamente deputata dal 2008 al 2013. Anno in cui ha terminato il suo lavoro fra i banchi del Parlamento. Dopo aver rivestito il ruolo di Ministro per la Solidarietà Sociale – dal 1996 al 2001 – e di Ministro della Salute – dal 2006 al 2008 – oggi è presidente della Fondazione Nilde Iotti.

All’incontro incentrato sul ruolo della militanza femminile in politica erano presenti anche Diana De Marchi, portavoce di Donne Democratiche Lombardia, Gian Mario Fragomeli consigliere regionale del Partito Democratico e il sindaco di Oggiono Chiara Narciso. Oltre a Pietro Radaelli, segretario dei Giovani Democratici lecchesi, e Manuel Tropenscovino segretario del Partito Democratico della provincia di Lecco.

Introducendo il suo ultimo libro sulla militanza delle donne nel Pci l’ex ministro ha spiegato: ''E’ una storia politica che ho sentito il bisogno di raccontare, innanzitutto per un senso di gratitudine per il popolo di donne che ho avuto modo di conoscere''. Storia che ha descritto facendo più volte ricorso al termine ''sorellanza''. Una storia di militanza femminile fortemente radicata sul territorio, là dove erano presenti le sezioni del Pci. Fino alla crisi degli anni Ottanta e il definitivo cambiamento del modo di fare politica intervenuto negli anni Novanta con il berlusconismo. Periodo nel quale sono entrati al centro della proposta politica i singoli “individui in competizione con altri individui e non la comunità''.

Turco ha poi ripercorso la rottura fra i movimenti collettivi femministi e l’arrivo della concezione del ''poter far da sole''. ''Bastava – ha spiegato illustrando il nuovo modo di fare politica degli anni Novanta - esser brava per affermarsi nella politica, facendo una alleanza con leader di turno più forte. Questa è una delle rotture più forti fra la storia precedente delle donne di sinistra e la storia della sorellanza'' ha affermato l’ex militante Pci che continua ad avere un punto di vista differente sul modo in cui le donne dovrebbero oggi affacciarsi alla politica.
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''Pur essendo stata favorevole alle quote [riservate alle donne] sottolineo l’importanza del costruire una leadership diffusa, l’importanza di avere un ruolo di contrattazione, di farci sentire, di pesare per il fatto di essere squadra e avere degli argomenti'' ha spiegato. ''Io difendo molto [questa modalità di organizzazione politica] perché dava autorevolezza alle leadership che venivano scelte. Dava autorevolezza nel partito e anche fuori e rafforzava il vincolo di unità fra le donne''.

Uno dei punti più alti di questa esperienza politica venne ottenuto nel 1986 con la ''carta delle donne'' e con il 30% di candidature elettorali parlamentari – fra le liste del Pci - riservate alle donne. Una condizione che si verificò nel 1987 quando, però, il Pci compì un netto passo in dietro in termini di consensi elettorali. Tuttavia, la presenza parlamentare femminile fra le fila del partito aumentò. ''In parlamento vennero le donne democristiane a farci i complimenti'' ha ricordato Livia Turco.
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