Oggiono, lavori Gandaloglio: un palliativo
Sui lavori anti-alluvione in fase di realizzazione lungo il torrente Gandaloglio tra Oggiono e Molteno (che prevedono la realizzazione di una vasca di laminazione), come Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” continuiamo a esprimere le nostre perplessità.
A nostro giudizio, gli interventi anti-esondazioni vanno pensati in maniera diversa, risalendo anzitutto alle cause. Il bacino idrico del Gandaloglio nei decenni passati è stato interessato da una pesante cementificazione, che ha interessato sia le sponde che le aree di esondazione naturale del torrente. Se pensiamo al tratto in cui il torrente corre stretto in mezzo ai capannoni, tra via per Dolzago e il Peslago. E poi alla pesante cementificazione, sempre di capannoni, nella zona del Mognago, che in precedenza era formata dai campi agricoli, che si allagavano in caso di forti piogge, ovvero costituiva di fatto l'area di esondazione naturale del Gandaloglio.
Questo gravoso consumo di suolo in una zona in cui la falda è profonda pochi decine di centimetri, costringe il fiume - in caso di forti piogge - a esondare sulla strada. C'è poi il tema, già ricordato più volte, dello stabilimento della ex Segalini di Molteno costruito proprio sulla confluenza tra il Gandaloglio e il Bevera, ovvero nell'area più delicata dal punto di vista idraulico!
Ebbene, per risolvere i problemi degli allagamenti vanno ridotte le cause e va gestito diversamente il territorio.
Opere come quelle in corso d'opera - che costano svariati milioni di euro di soldi pubblici - rischiano di essere solo un palliativo. Non è detto poi che, in caso di forti piogge, la vasca di laminazione entri in funzione. L'abbiamo già visto ad esempio nel 2002 a Baggero di Merone, alla confluenza tra il torrente Bevera e il fiume Lambro. Qui, dopo pochi mesi dalla costruzione di una inutile vasca di laminazione, il fiume è esondato lo stesso, allagando abitazioni e costringendo alla evacuazione decine di famiglie.
Quindi, lo ripetiamo, il primo tema da affrontare è l'eccessivo consumo di suolo. È nei PGT che si decide tutto: Oggiono, Molteno e gli altri comuni della zona dimostrino anzitutto di avere PGT a consumo di suolo zero. Solo così, senza ulteriore cementificazione, si possono contenere le conseguenze delle esondazioni naturali dei corsi d'acqua.
A nostro giudizio, gli interventi anti-esondazioni vanno pensati in maniera diversa, risalendo anzitutto alle cause. Il bacino idrico del Gandaloglio nei decenni passati è stato interessato da una pesante cementificazione, che ha interessato sia le sponde che le aree di esondazione naturale del torrente. Se pensiamo al tratto in cui il torrente corre stretto in mezzo ai capannoni, tra via per Dolzago e il Peslago. E poi alla pesante cementificazione, sempre di capannoni, nella zona del Mognago, che in precedenza era formata dai campi agricoli, che si allagavano in caso di forti piogge, ovvero costituiva di fatto l'area di esondazione naturale del Gandaloglio.
Questo gravoso consumo di suolo in una zona in cui la falda è profonda pochi decine di centimetri, costringe il fiume - in caso di forti piogge - a esondare sulla strada. C'è poi il tema, già ricordato più volte, dello stabilimento della ex Segalini di Molteno costruito proprio sulla confluenza tra il Gandaloglio e il Bevera, ovvero nell'area più delicata dal punto di vista idraulico!
Ebbene, per risolvere i problemi degli allagamenti vanno ridotte le cause e va gestito diversamente il territorio.
Opere come quelle in corso d'opera - che costano svariati milioni di euro di soldi pubblici - rischiano di essere solo un palliativo. Non è detto poi che, in caso di forti piogge, la vasca di laminazione entri in funzione. L'abbiamo già visto ad esempio nel 2002 a Baggero di Merone, alla confluenza tra il torrente Bevera e il fiume Lambro. Qui, dopo pochi mesi dalla costruzione di una inutile vasca di laminazione, il fiume è esondato lo stesso, allagando abitazioni e costringendo alla evacuazione decine di famiglie.
Quindi, lo ripetiamo, il primo tema da affrontare è l'eccessivo consumo di suolo. È nei PGT che si decide tutto: Oggiono, Molteno e gli altri comuni della zona dimostrino anzitutto di avere PGT a consumo di suolo zero. Solo così, senza ulteriore cementificazione, si possono contenere le conseguenze delle esondazioni naturali dei corsi d'acqua.
Roberto Fumagalli, CIRCOLO AMBIENTE "Ilaria Alpi"