Barzago: ''la missione si fa insieme''. Natalina Isella racconta la vita a Bukavu
''La missione si fa insieme. Da sola, senza il vostro aiuto, non potrei fare niente''. Ieri sera, nell’aula civica di Via Cantù a Barzago, si respirava un clima di palpabile felicità. Un’intera comunità si è stretta in un grande abbraccio intorno a Natalina Isella, un punto di riferimento tanto per i grandi quanto per più piccoli. ''Tutti i barzaghesi hanno nel cuore questo appuntamento'' ha ricordato, non a caso, il sindaco Mirko Ceroli nel suo saluto introduttivo.
Suora laica, Natalina Isella vive da più di quarant’anni a Bukavu nella Repubblica Democratica del Congo. ''La città è sovraffollata a causa delle migrazioni interne. In tanti lasciano le campagne, devastate dalle bande armate, e vengono in città. Non si sa più dove costruire le case o dove buttare i rifiuti'' ha raccontato Natalina. ''Quando piove, tutta l’immondizia finisce nel lago e blocca le turbine, impedendo l’afflusso di energia elettrica. C’è tanta povertà e tanta malnutrizione, alcuni anni fa non era così''.
In questa difficile realtà, la missionaria barzaghese ha costruito il Foyer Ek’Abana, un rifugio per i più piccoli. “Collaboriamo con il tribunale dei minori, il quale ci manda le bambine che la polizia trova per strada. Se hanno meno di sei anni, ci mandano anche i bambini perché sanno che noi li accudiamo. Alcuni piccoli si perdono nel caos e non sempre poi si riesce a riportarli ai loro genitori” ha raccontato ancora la missionaria. ''Altri, invece, vengono abbandonati da madri che non sanno neanche come nutrirli. Alcuni anni fa questo fenomeno non c’era. Infine, ci sono le bambine allontanate dalla famiglia perché accusate di essere streghe. Lì bisogna anche lavorare affinché ci sia una conciliazione''.
Mentre Natalina parlava, sullo schermo scorrevano le immagini della vita ad Ek’Abana. Da un lato, i lavori domestici, i quali, come in ogni famiglia, sono ''un mezzo per trasmettere ai bambini valori come il servizio, l’aiuto reciproco e l’impegno ad essere generosi e perdonare''. Dall’altro lato, i momenti di ricreazione, curati da una ventina di animatori entusiasti, e attività di danza e musica, ''importanti per aiutare le bambine a superare la sensazione di esclusione''.
Al centro, la scuola. ''Lì lo stato non paga niente. Le famiglie che vogliono mandare i bambini a scuola devono pagare le insegnanti. A causa del sovraffollamento, non ci sono banchi per tutti. I più poveri spesso arrivano a scuola senza un quaderno o una penna con cui scrivere. Lo stesso vale per i centri di recupero, luoghi dove i ragazzi ormai grandi per le elementari possono imparare a leggere e a scrivere'' ha raccontato la missionaria mentre sullo schermo scorrevano le immagini di una classe da 62 alunni. ''Ad oggi nel complesso, insieme ad altre associazioni, sosteniamo più di mille quattrocento bambini. Grazie al vostro aiuto, in questi anni avremo mandato a scuola migliaia di ragazzi. Vogliamo garantire a tutti il diritto di saper leggere e scrivere. Se non vanno a scuola i ragazzi finiscono in strada e la strada è come una droga''.
Dopo aver finito le elementari, alcuni di questi ragazzi riescono a proseguire gli studi fino all’università. ''Quando ne incrocio qualcuno per strada o al mercato, tutti mi ringraziano e ricordano il periodo a Ek’Abana'' ha spiegato la suora. L’anno scorso, in occasione del ventesimo compleanno della struttura, al Foyer Ek’Abana sono tornate alcune delle prime ragazze aiutate da Natalina, oggi madri, le quali hanno testimoniato quanto indispensabile sia stato il Foyer Ek’Abana nel loro percorso di crescita. ''Pensate che l’autore delle riprese che state vedendo è il figlio di un generale congolese abbandonato dalla madre, dopo l’omicidio del padre. È un bravissimo ragazzo e ci è molto riconoscente'' ha evidenziato sorridendo Natalina. Il riferimento qui a Barzago per il supporto alle imprese di Natalina Isella è Anna Maria Maggioni, volontaria del gruppo Da donna a donna. ''Ringrazio tutte le persone che da tanti anni si fidano e sostengono l’attività di Natalina. L’importante è che ognuno faccia ciò che può'' ha ricordato la signora Maggioni.
Il saluto conclusivo è stato affidato a don Giovanni Colombo. ''Un missionario non parte da solo. Fa partire tante persone. In questi anni diversi barzaghesi sono venuti a trovarti fisicamente e altrettanti ti sono stati vicino nel pensiero e nella preghiera. Puoi vedere anche qui i frutti del tuo operato. So che ripartirai il 9 ottobre e ti auguro di cuore buona fortuna''.
Suora laica, Natalina Isella vive da più di quarant’anni a Bukavu nella Repubblica Democratica del Congo. ''La città è sovraffollata a causa delle migrazioni interne. In tanti lasciano le campagne, devastate dalle bande armate, e vengono in città. Non si sa più dove costruire le case o dove buttare i rifiuti'' ha raccontato Natalina. ''Quando piove, tutta l’immondizia finisce nel lago e blocca le turbine, impedendo l’afflusso di energia elettrica. C’è tanta povertà e tanta malnutrizione, alcuni anni fa non era così''.
In questa difficile realtà, la missionaria barzaghese ha costruito il Foyer Ek’Abana, un rifugio per i più piccoli. “Collaboriamo con il tribunale dei minori, il quale ci manda le bambine che la polizia trova per strada. Se hanno meno di sei anni, ci mandano anche i bambini perché sanno che noi li accudiamo. Alcuni piccoli si perdono nel caos e non sempre poi si riesce a riportarli ai loro genitori” ha raccontato ancora la missionaria. ''Altri, invece, vengono abbandonati da madri che non sanno neanche come nutrirli. Alcuni anni fa questo fenomeno non c’era. Infine, ci sono le bambine allontanate dalla famiglia perché accusate di essere streghe. Lì bisogna anche lavorare affinché ci sia una conciliazione''.
Mentre Natalina parlava, sullo schermo scorrevano le immagini della vita ad Ek’Abana. Da un lato, i lavori domestici, i quali, come in ogni famiglia, sono ''un mezzo per trasmettere ai bambini valori come il servizio, l’aiuto reciproco e l’impegno ad essere generosi e perdonare''. Dall’altro lato, i momenti di ricreazione, curati da una ventina di animatori entusiasti, e attività di danza e musica, ''importanti per aiutare le bambine a superare la sensazione di esclusione''.
Al centro, la scuola. ''Lì lo stato non paga niente. Le famiglie che vogliono mandare i bambini a scuola devono pagare le insegnanti. A causa del sovraffollamento, non ci sono banchi per tutti. I più poveri spesso arrivano a scuola senza un quaderno o una penna con cui scrivere. Lo stesso vale per i centri di recupero, luoghi dove i ragazzi ormai grandi per le elementari possono imparare a leggere e a scrivere'' ha raccontato la missionaria mentre sullo schermo scorrevano le immagini di una classe da 62 alunni. ''Ad oggi nel complesso, insieme ad altre associazioni, sosteniamo più di mille quattrocento bambini. Grazie al vostro aiuto, in questi anni avremo mandato a scuola migliaia di ragazzi. Vogliamo garantire a tutti il diritto di saper leggere e scrivere. Se non vanno a scuola i ragazzi finiscono in strada e la strada è come una droga''.
Dopo aver finito le elementari, alcuni di questi ragazzi riescono a proseguire gli studi fino all’università. ''Quando ne incrocio qualcuno per strada o al mercato, tutti mi ringraziano e ricordano il periodo a Ek’Abana'' ha spiegato la suora. L’anno scorso, in occasione del ventesimo compleanno della struttura, al Foyer Ek’Abana sono tornate alcune delle prime ragazze aiutate da Natalina, oggi madri, le quali hanno testimoniato quanto indispensabile sia stato il Foyer Ek’Abana nel loro percorso di crescita. ''Pensate che l’autore delle riprese che state vedendo è il figlio di un generale congolese abbandonato dalla madre, dopo l’omicidio del padre. È un bravissimo ragazzo e ci è molto riconoscente'' ha evidenziato sorridendo Natalina. Il riferimento qui a Barzago per il supporto alle imprese di Natalina Isella è Anna Maria Maggioni, volontaria del gruppo Da donna a donna. ''Ringrazio tutte le persone che da tanti anni si fidano e sostengono l’attività di Natalina. L’importante è che ognuno faccia ciò che può'' ha ricordato la signora Maggioni.
Il saluto conclusivo è stato affidato a don Giovanni Colombo. ''Un missionario non parte da solo. Fa partire tante persone. In questi anni diversi barzaghesi sono venuti a trovarti fisicamente e altrettanti ti sono stati vicino nel pensiero e nella preghiera. Puoi vedere anche qui i frutti del tuo operato. So che ripartirai il 9 ottobre e ti auguro di cuore buona fortuna''.
Andrea Besati