La poesia di Umberto Colombo/45: la guerra, spietata e distruttrice

Il 6 ottobre 1973, esattamente cinquant’anni fa, iniziava la guerra dello Yom Kippur, la quarta guerra arabo israeliana. A distanza di 50 anni e con un giorno di differenza, sabato 7 ottobre 2023 i miliziani di Hamas, organizzazione politica e paramilitare palestinese islamista e fondamentalista che dal 2006 governa la Striscia di Gaza, ha attaccato Israele (combattere Israele con attentati terroristici è un contenuto all’interno della carta costitutiva di Hamas, che ha come obiettivo il ritorno della Palestina ai confini del 1948, comprensivi quindi dell’intero stato di Israele odierno). A seguito di questo pesantissimo attacco – in termini di vite umane - Israele ha ordinato un "assedio totale" della Striscia di Gaza, con l'interruzione delle forniture di cibo, carburante, elettricità e acqua, ha richiamato 300.000 riservisti e ha lanciato raid contro Gaza. È guerra. Siamo ripiombati nuovamente in uno scenario cupo, senza dimenticare il conflitto che sta scuotendo l’Europa. 
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Proprio il tema delle guerre è quindi quello affrontato nella poesia odierna del nostro appuntamento settimanale con le parole in versi.
''Visto la disumanità delle cose che travolge in questi giorni buona parte dell'umanità senza rispetto dell'altrui, ho pensato alla mia poesia sulle guerre che sono la causa di distruzioni, morti e feriti, dove intere famiglie vengono disperse, così pure per degli Stati Sovrani, che spariscono perché schiacciati fino alla morte'' è il commento che Umberto Colombo accompagna alle sue parole. 

Le guerre
il pugnale pugnatore in una guerra
che sia fatta per disprezzo o per ragione
sempre volge alla conquista di una terra
di cui si vorrebbe, di forza, la gestione
 
Questa voglia per pazzia dell’intelletto,
sta nel dopo, cosa triste e scandalosa,
ma in pugna non esiste alcun rispetto
ed è una cosa che per versi è disastrosa
 
Voce guerra, difensiva od offensiva
accanita, aspra, violenta e spaventosa
atroce, disumana, crudele sempre fattiva
in orribile e accanita veste pomposa
 
Spoglie di uno, di dieci, di cento o di mille,
di centomila, ma a contarli va a milioni
sono queste ahimè soltanto le scintille
del sacrificio d’intere popolazioni
 
Son le guerre del presente o del passato
che a segnarle non ti basta una lavagna
dalla spada, alla bombarda han seminato
solo morte spaventosa atroce di piragna
 
Distrutto e impazzito è il senno dell’umano
quando la guerra prende il suo tributo
nemico della storia che per saggezza invano
grida sventura e morte, ma l’uom non l‘ha creduto
 
Spietata e distruttrice con parole amare
da sempre noi chiediamo solo la pace
ma il mondo nell’insieme sa solo spolverare
e su questo argomento si volge altrove e tace
 
Umberto Colombo
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