Castello B.za: le storie dei reduci, un tesoro da conservare

C’è un autentico patrimonio custodito nella memoria dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Castello di Brianza. Un patrimonio di informazioni, testimonianze e scatti che raccontano di un’epoca, il primo Novecento, che non può essere dimenticata. Le tragedie delle due guerre mondiali, infatti, hanno segnato la vita di intere generazioni. Sono ben 127 i reduci legati alla sezione di Castello dell’A.N.C.R o perché ne hanno fatto parte o perché hanno ricevuto un riconoscimento grazie alle ricerche di Alessandro Pirola. Le loro storie sono raccontate nel testo ''Le nostre radici'' curato dall’associazione nazionale combattenti e reduci e dall’associazione San Donato. Grazie ai fondi del distretto militare, ne furono realizzate sei edizioni, l’ultima delle quali nel 2009, e ogni volta le copie furono distribuite alla popolazione.
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A sinistra nell'immagine don Riccardo Corti 

La più importante tra tali storie è sicuramente quella di don Riccardo Corti, parroco di Giovenzana. Già decorato con la Medaglia di Bronzo nella Prima guerra mondiale, nell’ottobre 1943 egli fu arrestato per aver dato rifugio ad alcuni prigionieri alleati scappati da un campo di raccolta nelle vicinanze di Bergamo. Don Riccardo fu poi deportato in Germania, dove rimase fino al febbraio 1945, quando il cardinal Schuster, allora arcivescovo di Milano, riuscì a farlo liberare. Tra i molti riconoscimenti, il parroco di Giovenzana, ricevette anche un attestato di riconoscenza rilasciato dal maresciallo H.R. Alexander, comandante supremo delle Forze Alleate nel Mediterraneo. Lo stesso maresciallo rilasciò invece ad Angelo Camesasca, classe 1899, un certificato di merito al patriota per aver partecipato il 25 aprile 1945 all’imboscata al crocicchio di Bulciago, in cui rimase ferito e mutilato. Egli era membro della brigata partigiana Giancarlo Puecher.
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Il sindaco Carlo Fumagalli il 25 aprile 1975

Questa è solo una delle tante storie custodite della memoria del piccolo comune brianzollese. Soldati periti in combattimenti o nei campi di concentramento ma anche uomini che hanno combattuto coraggiosamente per la Liberazione dal nazifascismo. ''E venne la Liberazione, venne, come un soffio di vento che porta via le nubi mostrandoci immediatamente il cielo sereno, ma venne con i sacrifici di tutto il popolo italiano… e bagnato di sangue, il sangue vermiglio dei giovani Patrioti che immolarono la loro giovane esistenza per la Patria e per la Libertà'' ricordava del resto l’ex sindaco Carlo Fumagalli in un discorso pronunciato il 25 aprile 1975 davanti al monumento ai caduti di Brianzola. ''Ora, o cari cittadini che siamo in possesso di tutte le forme di libertà, di pensiero, parola e azione difendiamola a tutti i costi, non permettendo che diventi licenza e oppressione del più forte sul più debole, del potente sul più umile del ricco sul povero''.
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Il presidente dell'ANCR Castello Andrea Cattaneo il 25 aprile 1978

Due di quei 127 uomini hanno ricevuto il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il primo fu l’alpino Cesare Sormani, classe 1910, il quale partecipò alle operazioni di guerra in Albania e in Francia. Il 9 aprile 1986 Cesarina Sormani Pavese, moglie dell’alpino, ha donato alla biblioteca comunale di Castello di Brianza circa 800 volumi della propria collezione privata. In segno di riconoscenza, l’amministrazione comunale ha deciso di intitolare la sala di lettura ai coniugi Sormani. Il secondo Cavaliere dell’Ordine al Merito fu Mario Fumagalli, presidente della sezione di Castello dell’A.N.C.R. dal gennaio all’ottobre del 1991. Sbandato dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, anch’egli partecipò alla guerra di liberazione nella brigata partigiana ''Giancarlo Puecher''. Dalla fine del 1991 al 2010, invece, la guida dell’associazione dei reduci brianzollesi fu assunta da Ugo Panzeri, autiere come quel Giovanni Tavola che, insieme alla Croce al Merito di Guerra ricevette anche gli auguri ufficiali del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
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La manifestazione in località Pessina del 25 aprile 2007

Queste sono solo alcune delle tante storie che compongono la memoria di una piccola comunità come quella di Castello di Brianza. Un patrimonio che deve essere custodito e tramandato ai giovani, i quali oggi godono di una pace conquistata grazie al sacrificio di altri. Di quei 127 nomi, più di cinquanta sono nati tra il 1920 e il 1924 e pertanto avevano tra i 19 e i 23 anni quando sono stati chiamati alle armi. Di quei 127 nomi, quarantasette furono internati in vari campi di concentramento nazisti dopo l’8 settembre 1943.
A.Bes.
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