Da Cassago all'Irlanda (e una tappa ad Harvard). Benedetta racconta i suoi studi all'estero

Originaria di Cassago, 27 anni ancora da compiere, Benedetta D'Antuono ha già maturato un’ampia esperienza di studio all’estero. I risultati ottenuti sono stati ottimi e i traguardi raggiunti decisamente importanti.
Dopo una serie di conferenze, una delle quali tenuta presso la prestigiosa Harvard University negli Stati Uniti, Benedetta prosegue oggi i suoi studi in Irlanda. È dottoranda in Filologia Celtica e Germanica presso la Maynooth University. L’intenzione, per il futuro, è il lavoro in ambito accademico. Abbiamo dialogato con lei, cercando di raccontare la sua esperienza, ricca di consigli per i giovani studenti interessati a compiere un percorso di studio e formazione all’estero.
cassago_brianza_Benedetta_d’Antuono.jpg (153 KB)
A Ca’ Foscari a Venezia
-Benedetta, quali scuole hai frequentato in Italia?
Ho studiato al Liceo Classico Manzoni di Lecco, poi ho proseguito gli studi in Università scegliendo il corso di laurea in lingue e letterature straniere presso la statale di Milano. Il terzo anno accademico, fra il 2018 e il 2019, l’ho interamente trascorso in Inghilterra. Grazie all’Erasmus, presso l’università di Warwick. La scelta è stata di specializzarmi in lingua inglese e francese.

-Com’è stata questa prima esperienza universitaria all’estero?
All’inizio non è stato facile perché ero molto giovane ed era la prima esperienza lunga all’estero. Ma, si è rivelata molto interessante. In particolare, perché sono entrati in contatto con il metodo di insegnamento universitario anglofono che mi ha particolarmente colpito.
cassago_brianza_Benedetta_d’Antuono_3.jpg (329 KB)
La Maynooth University in Irlanda

-Come si caratterizza questo metodo di insegnamento?
In Italia la maggior parte degli esami universitari sono orali, durano circa 45 minuti, e sono preceduti da corsi con un metodo di insegnamento transizionale: il docente spiega, lo studente prende appunti, all’esame ripete. In Inghilterra, come negli Stati Uniti, in Australia o nel Canada britannico per ogni corso accademico viene chiesto, in ottica dell’esame, di sviluppare un saggio, un “essay”. Questo comporta la necessità di sviluppare una ricerca individuale, partendo da un argomento affrontato durante il corso, ma sviluppandolo con la propria testa. Anche le lezioni sono impostate in modo completamente diverso.

-Come avvengono?
Avvengono seguendo due modelli: “lecture” o “seminar”. Nelle “lectures” è il docente a spiegare, introducendo i concetti. Nei “seminars”, che sono la maggior parte, gli studenti interagiscono discutendo l’argomento della settimana. Si richiede che tutti partecipano ed esprimano la propria opinione dibattendo i propri argomenti. In Italia questo non succede.

-Questo metodo di insegnamento ha influenzato le tue scelte?
Sì. Con questo metodo di insegnamento lo studente ottiene maggiori soddisfazioni, si genera un rapporto diverso con i docenti, si è chiamati a ragionare con la propria testa. C’è una maggiore interazione e si genera maggior interesse per gli argomenti di studio.
cassago_brianza_Benedetta_d’Antuono_4.jpg (251 KB)
Il Johnston Gate di Harvard con l’epigrafe “Enter to Grow in Wisdom”

-Ci sono state anche delle difficoltà?
Una grande difficoltà, all’inizio, è rappresentata dalla lingua. Non basta conoscere bene l’inglese. In università, soprattutto quando si è chiamati a redigere gli “essays” è richiesto l’uso dell’ “academic english”. Bisogna seguire dei corsi specifici per apprenderlo.

-Nonostante le difficoltà è arrivata la laurea e la scelta di proseguire gli studi…
Mi sono laureata con 110 e lode. Poi ho scelto di fare rientro in Italia per affrontare il biennio della magistrale 2020 – 2022 all’università Ca’ Foscari di Venezia.

-Perché hai scelto Ca’ Foscari?
Ca’ Foscari è una bellissima università. Offre un corso magistrale dove ci si può specializzare in filologia medievale, studiando la lingua germanica e romanza, nelle quali rientrano il francese, spagnolo e italiano. È una delle poche università italiane a proporre questo percorso di studi magistrale. La filologia medievale, che a me interessa particolarmente, è una disciplina che tenta di ricostruire i testi medievali che sono stati trascritti da antichi manoscritti, a volte frammentari. Questa disciplina comporta un lavoro molto intenso sul testo.

-Cosa hai scelto di approfondire?
La mia tesi si è incentrata sulla traduzione di testi irlandesi tardo medievali i “Middle english romances”. In particolare, mi sono concentrata su una traduzione di un romanzo: “Guy of Warwick”. Tradotto in irlandese medievale. Mi affascina la cultura di quel periodo storico. Esistono solo tre università che offrono corsi di livello di linguistica irlandese, una di questa è la Maynooth University a venti minuti da Dublino. Il dipartimento di irlandese medievale di Maynooth è fra i migliori al mondo. Quindi ho deciso di proseguire i miei studi in Irlanda dove mi sono trasferita dopo la laurea a Ca’ Foscari [110 con lode] nel 2022.

-Hai iniziato il percorso per raggiungere il dottorato?
Sì, ho iniziato quest’anno. Il mio progetto di ricerca è stato ritenuto interessante e ho ottenuto una delle pochissime borse di studio disponibili per l’intera università. Ora ho quasi finito il primo anno di dottorato. Una delle docenti, che ora è la mia “supervisor” mi ha chiesto di continuare con il mio progetto di ricerca sui testi medievali, ho ampliato la ricerca ad altri testi del medesimo manoscritto che avevo già approfondito per la tesi magistrale.

-Per quanto tempo pensi di proseguire questi studi?
Altri tre anni. Il dottorato in Irlanda dura quattro anni. Il mio obbiettivo è riuscire a diffondere la mia ricerca il più possibile. È molto importante per proseguire il post dottorato e poter insegnare in università. Ho partecipato a congressi alla Bristol University, al Trinity College di Dublino, alla Dublin City University, all’università di Utrecht e ad Harvard negli Stati Uniti, per esporre il mio lavoro durante alcune conferenze che sono molto importanti per questo settore di studi. Penso, ad esempio, all’International Congress of Celtic Studies in Olanda che si ripete ogni quattro anni.
cassago_brianza_Benedetta_d’Antuono_2.jpg (152 KB)
Benedetta d’Antuono alla Harvard University durante la presentazione del suo lavoro

-Quindi vorresti restare a lavorare nell’ambito accademico, ma all’estero?
Sì. È un percorso che porta molte soddisfazioni ma, è davvero impegnativo. All’estero si è lontani da casa e bisogna impegnarsi maggiormente rispetto a uno studio in una università italiana quando si è fuori sede. La componente linguistica va tenuta in considerazione. Chi parla un'altra lingua, come noi italiani, deve fare il doppio di lavoro rispetto agli altri.

-Esistono anche aspetti che facilitano lo studio?
Penso che studiare all’estero spinga ad avere il doppio delle motivazioni a ottenere buoni risultati. Si è più motivati a mettersi in gioco. Inoltre, in questi ambiti accademici si è molto ascoltati. Da donna e ragazza mi sento molto più rispettata nell’ambito universitario estero. Per finire, il corpo docenti accademico è molto più giovane rispetto a quello italiano, c’è una maggiore apertura.

-Che consiglio ti senti di dare a un giovane studente interessato a recarsi a studiare all’estero?
Penso che, se un giovane studente è consapevole e si sente di affrontare le difficoltà, un percorso di studio all’estero è la scelta giusta, otterrà dei risultati. Le soddisfazioni ci saranno. Onestamente, qui si è supportati a fare bene nel proprio ambito. Il lavoro viene sempre debitamente riconosciuto in ambito accademico. Da un altro punto di vista, è anche importante non perdere di vista le prospettive. Bisogna essere consapevoli che scegliere un percorso di studio anglofono, in determinati ambiti e con questi metodi, rende difficile pensare ad un ritorno a lavorare in Italia.
Lorenzo Adorni
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.