Missaglia, Redaelli al 4 Novembre: ''il nazionalismo ci ha portati all'inutile strage, impegniamoci perché non si ripeta''
La cerimonia del 4 Novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, ha toccato tutte le frazioni del comune di Missaglia. Nelle prime ore della mattina il sindaco Paolo Redaelli e le altre autorità hanno deposto la prima corona di alloro a Lomaniga, presso il monumento ai caduti. Una commemorazione che è stata poi ripetuta in località Contra a Missagliola e in Piazza della Libertà.
Al termine della cerimonia religiosa che è stata officiata dal parroco Don Carlo Pirotta nella chiesa parrocchiale di Maresso, il sindaco, le autorità, nonché i rappresentanti delle associazioni impegnate nel volontariato, si sono recati in corteo presso il vicino monumento ai caduti nei pressi del cimitero.
Ricordando il sacrificio degli 800mila italiani morti durante la Prima guerra mondiale, nonché il milione di feriti e mutilati, il sindaco ha spiegato: “La nostra presenza testimonia la volontà di non dimenticare. […] Sono persone che non ci sono più, oggi vogliamo ricordarle tutte e per questo abbiamo svolto un percorso che ha portato a tutti i monumenti ai caduti in tutte le nostre frazioni”.
“Papa Benedetto XV – ha proseguito il sindaco - il primo agosto 1917 scrisse alle potenze in guerra la celebra lettera ai capi dei popoli belligeranti, in cui chiese di fermare quanto prima la guerra che lui definì un’inutile strage, per poter cercare una pace lunga e duratura”. “Sono parole – ha aggiunto - assolutamente attuali se pensiamo alla guerra in Ucraina e a Gaza”.
Fra i cittadini presenti alla cerimonia, vi erano anche alcuni degli esponenti dell’Amministrazione comunale e una bandiera della pace, portata dall’ex sindaco Bruno Crippa.
Impossibile evitare un parallelismo fra la situazione internazionale attuale e quella che portò, più di un secolo fa, al veloce scivolamento verso un conflitto che da localizzato si fece poi mondiale.
“La Prima guerra mondiale che – ha spiegato Redaelli - doveva risolversi in pochi mesi, grazie al contributo delle nuove armi, si è arenata in una guerra di trincea durata anni, un po’ come oggi. La Russia ha avviato un’azione che riteneva si sarebbe conclusa in fretta; invece, si trova bloccata […]. La guerra da rapida si fa guerra di posizione. Se nella Prima guerra mondiale si è arrivati alla guerra da trincea, adesso la guerra è anche nei sotterranei”. Il primo cittadino ha ricordato alcuni recenti fatti di cronaca giunti dai conflitti ucraino e nella striscia di Gaza. Con un’attenzione particolare alla situazione dei bambini, definiti “le vere vittime dei nostri conflitti” e costretti a “deportazioni dall’Ucraina alla Russia, o a vivere con cibo razionato”. Oppure ancora, come ha ricordato il sindaco nei suoi riferimenti ai tragici fatti dello scorso ottobre nel sud di Israele e a Gaza, i bambini sono stati “usati come mezzi di scambio per ottenere la liberazione di soldati” e come “scudi umani per dissuadere i bombardamenti dell’avversario”.
“Sono bambini che fatichiamo immaginare perché non ci sembra possibile che accada questo; invece, accade a poche migliaia di chilometri da casa nostra” ha commentato Redaelli ricordando anche il dramma dei 21mila bambini-soldato “le vere vittime delle nostre guerre” impiegati in conflitti in diversi stati del mondo.
Infine, il primo cittadino di Missaglia, ha voluto offrire una riflessione sullo scenario attuale e futuro, partendo dalla contrapposizione fra chi assume in modo intransigente, e talvolta strumentale, le posizioni dell’una o dell’altra forza belligerante. “Si sta diffondendo – ha rilevato - un’idea di individualismo che prevale su tutto, che a livello politico sfocia nel nazionalismo. Se i nostri padri si sono spesi per arrivare a un Europa dei popoli, adesso ci stiamo chiudendo, pensando che da soli staremo meglio, disperdendo anche tutti gli sforzi profusi”.
“Oltre 100 anni fa – ha concluso il sindaco - il nazionalismo ci ha portato all’ “Inutile strage” che ora stiamo ricordando e sta a noi impegnarci perché tutto questo non si ripeta”.
Al termine della cerimonia religiosa che è stata officiata dal parroco Don Carlo Pirotta nella chiesa parrocchiale di Maresso, il sindaco, le autorità, nonché i rappresentanti delle associazioni impegnate nel volontariato, si sono recati in corteo presso il vicino monumento ai caduti nei pressi del cimitero.
Ricordando il sacrificio degli 800mila italiani morti durante la Prima guerra mondiale, nonché il milione di feriti e mutilati, il sindaco ha spiegato: “La nostra presenza testimonia la volontà di non dimenticare. […] Sono persone che non ci sono più, oggi vogliamo ricordarle tutte e per questo abbiamo svolto un percorso che ha portato a tutti i monumenti ai caduti in tutte le nostre frazioni”.
“Papa Benedetto XV – ha proseguito il sindaco - il primo agosto 1917 scrisse alle potenze in guerra la celebra lettera ai capi dei popoli belligeranti, in cui chiese di fermare quanto prima la guerra che lui definì un’inutile strage, per poter cercare una pace lunga e duratura”. “Sono parole – ha aggiunto - assolutamente attuali se pensiamo alla guerra in Ucraina e a Gaza”.
Fra i cittadini presenti alla cerimonia, vi erano anche alcuni degli esponenti dell’Amministrazione comunale e una bandiera della pace, portata dall’ex sindaco Bruno Crippa.
Impossibile evitare un parallelismo fra la situazione internazionale attuale e quella che portò, più di un secolo fa, al veloce scivolamento verso un conflitto che da localizzato si fece poi mondiale.
“La Prima guerra mondiale che – ha spiegato Redaelli - doveva risolversi in pochi mesi, grazie al contributo delle nuove armi, si è arenata in una guerra di trincea durata anni, un po’ come oggi. La Russia ha avviato un’azione che riteneva si sarebbe conclusa in fretta; invece, si trova bloccata […]. La guerra da rapida si fa guerra di posizione. Se nella Prima guerra mondiale si è arrivati alla guerra da trincea, adesso la guerra è anche nei sotterranei”. Il primo cittadino ha ricordato alcuni recenti fatti di cronaca giunti dai conflitti ucraino e nella striscia di Gaza. Con un’attenzione particolare alla situazione dei bambini, definiti “le vere vittime dei nostri conflitti” e costretti a “deportazioni dall’Ucraina alla Russia, o a vivere con cibo razionato”. Oppure ancora, come ha ricordato il sindaco nei suoi riferimenti ai tragici fatti dello scorso ottobre nel sud di Israele e a Gaza, i bambini sono stati “usati come mezzi di scambio per ottenere la liberazione di soldati” e come “scudi umani per dissuadere i bombardamenti dell’avversario”.
“Sono bambini che fatichiamo immaginare perché non ci sembra possibile che accada questo; invece, accade a poche migliaia di chilometri da casa nostra” ha commentato Redaelli ricordando anche il dramma dei 21mila bambini-soldato “le vere vittime delle nostre guerre” impiegati in conflitti in diversi stati del mondo.
Infine, il primo cittadino di Missaglia, ha voluto offrire una riflessione sullo scenario attuale e futuro, partendo dalla contrapposizione fra chi assume in modo intransigente, e talvolta strumentale, le posizioni dell’una o dell’altra forza belligerante. “Si sta diffondendo – ha rilevato - un’idea di individualismo che prevale su tutto, che a livello politico sfocia nel nazionalismo. Se i nostri padri si sono spesi per arrivare a un Europa dei popoli, adesso ci stiamo chiudendo, pensando che da soli staremo meglio, disperdendo anche tutti gli sforzi profusi”.
“Oltre 100 anni fa – ha concluso il sindaco - il nazionalismo ci ha portato all’ “Inutile strage” che ora stiamo ricordando e sta a noi impegnarci perché tutto questo non si ripeta”.
L.A.