Sirone, 4 Novembre: si invoca la pace in omaggio ai caduti
Si è tenuta come ogni anno nel pomeriggio del giorno festivo a Sirone la celebrazione del 105esimo anniversario della vittoria e la giornata delle forze armate. Oggi, domenica 5 novembre un partecipato corteo ha preso avvio dalla chiesa parrocchiale. Oltre al sindaco Emanuele De Capitani e agli amministratori, hanno presenziato il gruppo alpini, i bambini di quinta della scuola primaria con le insegnanti e il dirigente scolastico Marco Magni, il parroco don Gianluigi Rusconi, il corpo musicale Santa Cecilia, l’associazione nazionale reduci e combattenti, la protezione civile e numerosi cittadini.
Una volta raggiunto il monumento dei caduti si sono tenuti l'alzabandiera e la chiamata "in presenza" dei soldati sironesi caduti: un momento estremamente commovente. Gli alunni hanno preso la parola portando le riflessione sulla libertà e sulla pace, facendo in particolare riferimento - pur senza citarlo direttamente - al contenuto dell’articolo 11 della Costituzione Repubblicana in base alla quale l’Italia “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
“Ci incontriamo qui, al Parco delle Rimembranze, davanti al monumento dedicato alla memoria dei Caduti Sironesi per la celebrazione di quella che, nel 1919, venne istituita quale festa con il nome di "Anniversario della Vittoria" allo scopo di commemorare i caduti del primo conflitto mondiale ma che, dal 1949, riassunse il suo significato originario con la denominazione di "Festa dell'Unità Nazionale”.
In seguito, l'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, durante il suo mandato, ricongiunse in questa data, il 4 novembre, anche la Giornata delle Forze Armate. Il significato di queste ricorrenze porta inevitabilmente ad alcune riflessioni” ha esordito il primo cittadino. “La prima attiene all'onore e alla memoria, al rispetto e al coraggio dei Sironesi che poco fa abbiamo chiamato all'appello e di moltissimi altri Italiani che, come loro, hanno sacrificato la proprie vite per permettere a noi, oggi, di vivere in un paese in pace, libero, democratico e repubblicano. La seconda, attiene alla storia passata e al presente, al rispetto e alla gratitudine dovuti e riferiti all'impegno e alla dedizione che ogni componente delle nostre Forze Armate attua quotidianamente”. Sono proprio le forze armate, nelle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a sorreggere “la salvaguardia delle nostre libere istituzioni e la vocazione dell'Italia a vivere in pace”.
Proprio sul tema della pace è proseguito il discorso del sindaco, visto che era stata già invocata lo scorso anno, quando era da poco scoppiato un conflitto ai margini dell’Europa, non ancora concluso. Da ormai un mese, il Medio Oriente è ripiombato nell’orrore della guerra. “Quando finirà tutto ciò mi chiedo? Quanto tempo dovrà passare ancora? E quante vittime innocenti dovremo contare, giorno dopo giorno, prima che la coscienza degli uomini colpevoli di questi scempi possa indurli a dire basta? Lo so, è un'utopia sperare che ciò avvenga presto. Ed è doloroso pensare che noi, singoli cittadini, ben poco possiamo fare per far sì che questa utopia possa diventare concreta realtà. Però non è utopistico ma bensì doveroso pensare che, comunque, ognuno di noi, possa operare ogni giorno per far sì che le persone che ci rappresentano a tutti i livelli istituzionali compiano ogni sforzo nel tentativo di trovare soluzioni che mirino a determinare equilibri, anche internazionali, che portino alla pace tra le fazioni in guerra” ha proseguito De Capitani, esortando i presenti a divenire cittadini attivi.
“Lo possiamo fare - sono convinto - solo se ognuno di noi saprà essere un cittadino migliore, un cittadino informato, critico, proattivo, un cittadino che crede nelle istituzioni e crede nell'importanza della partecipazione in prima persona alle attività istituzionali e sociali. Un cittadino che non demanda sempre le responsabilità ad altri, talvolta nascondendosi dietro l'alibi di fatiche, seppur comprensibili, di un vivere quotidiano sempre più complicato. Un cittadino che non demanda l'assunzione delle proprie responsabilità. Così come non hanno demandato le proprie responsabilità i nostri caduti chiamati allora a difendere i nostri valori e la nostra Patria. E così come non hanno mai demandato, e non demandano tuttora, le proprie responsabilità tutti i componenti delle nostre Forze Armate che, quotidianamente, operano per noi, operano in mezzo a noi, con umanità, spesso in silenzio e in modo invisibile, per garantire la nostra sicurezza e la nostra libertà”. L’allocuzione si è conclusa con un ringraziamento alle Forze Armate impegnati tutt'oggi nelle missioni di pace nel mondo, prima dell’esclamazione patriottica: “Viva l’Italia!”.
Il corteo si è poi diretto al monumento supplica di pace per la deposizione dei fiori e al cimitero comunale per un’altra commemorazione, prima di raggiungere il parco Beato don Carlo Gnocchi (sede degli alpini, della protezione civile e del corpo musicale) dove si è conclusa la cerimonia con una castagnata.
Una volta raggiunto il monumento dei caduti si sono tenuti l'alzabandiera e la chiamata "in presenza" dei soldati sironesi caduti: un momento estremamente commovente. Gli alunni hanno preso la parola portando le riflessione sulla libertà e sulla pace, facendo in particolare riferimento - pur senza citarlo direttamente - al contenuto dell’articolo 11 della Costituzione Repubblicana in base alla quale l’Italia “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
“Ci incontriamo qui, al Parco delle Rimembranze, davanti al monumento dedicato alla memoria dei Caduti Sironesi per la celebrazione di quella che, nel 1919, venne istituita quale festa con il nome di "Anniversario della Vittoria" allo scopo di commemorare i caduti del primo conflitto mondiale ma che, dal 1949, riassunse il suo significato originario con la denominazione di "Festa dell'Unità Nazionale”.
In seguito, l'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, durante il suo mandato, ricongiunse in questa data, il 4 novembre, anche la Giornata delle Forze Armate. Il significato di queste ricorrenze porta inevitabilmente ad alcune riflessioni” ha esordito il primo cittadino. “La prima attiene all'onore e alla memoria, al rispetto e al coraggio dei Sironesi che poco fa abbiamo chiamato all'appello e di moltissimi altri Italiani che, come loro, hanno sacrificato la proprie vite per permettere a noi, oggi, di vivere in un paese in pace, libero, democratico e repubblicano. La seconda, attiene alla storia passata e al presente, al rispetto e alla gratitudine dovuti e riferiti all'impegno e alla dedizione che ogni componente delle nostre Forze Armate attua quotidianamente”. Sono proprio le forze armate, nelle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a sorreggere “la salvaguardia delle nostre libere istituzioni e la vocazione dell'Italia a vivere in pace”.
Proprio sul tema della pace è proseguito il discorso del sindaco, visto che era stata già invocata lo scorso anno, quando era da poco scoppiato un conflitto ai margini dell’Europa, non ancora concluso. Da ormai un mese, il Medio Oriente è ripiombato nell’orrore della guerra. “Quando finirà tutto ciò mi chiedo? Quanto tempo dovrà passare ancora? E quante vittime innocenti dovremo contare, giorno dopo giorno, prima che la coscienza degli uomini colpevoli di questi scempi possa indurli a dire basta? Lo so, è un'utopia sperare che ciò avvenga presto. Ed è doloroso pensare che noi, singoli cittadini, ben poco possiamo fare per far sì che questa utopia possa diventare concreta realtà. Però non è utopistico ma bensì doveroso pensare che, comunque, ognuno di noi, possa operare ogni giorno per far sì che le persone che ci rappresentano a tutti i livelli istituzionali compiano ogni sforzo nel tentativo di trovare soluzioni che mirino a determinare equilibri, anche internazionali, che portino alla pace tra le fazioni in guerra” ha proseguito De Capitani, esortando i presenti a divenire cittadini attivi.
“Lo possiamo fare - sono convinto - solo se ognuno di noi saprà essere un cittadino migliore, un cittadino informato, critico, proattivo, un cittadino che crede nelle istituzioni e crede nell'importanza della partecipazione in prima persona alle attività istituzionali e sociali. Un cittadino che non demanda sempre le responsabilità ad altri, talvolta nascondendosi dietro l'alibi di fatiche, seppur comprensibili, di un vivere quotidiano sempre più complicato. Un cittadino che non demanda l'assunzione delle proprie responsabilità. Così come non hanno demandato le proprie responsabilità i nostri caduti chiamati allora a difendere i nostri valori e la nostra Patria. E così come non hanno mai demandato, e non demandano tuttora, le proprie responsabilità tutti i componenti delle nostre Forze Armate che, quotidianamente, operano per noi, operano in mezzo a noi, con umanità, spesso in silenzio e in modo invisibile, per garantire la nostra sicurezza e la nostra libertà”. L’allocuzione si è conclusa con un ringraziamento alle Forze Armate impegnati tutt'oggi nelle missioni di pace nel mondo, prima dell’esclamazione patriottica: “Viva l’Italia!”.
Il corteo si è poi diretto al monumento supplica di pace per la deposizione dei fiori e al cimitero comunale per un’altra commemorazione, prima di raggiungere il parco Beato don Carlo Gnocchi (sede degli alpini, della protezione civile e del corpo musicale) dove si è conclusa la cerimonia con una castagnata.
M.Mau.