Colle B.za: stop alla peste del gambero. Arrivano le barriere

Alla fine, a quasi un mese di distanza dal rinvenimento dei gamberi morti nel torrente Bevera, si è scelto di procedere come i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano e WWF di Lecco avevano, da giorni, suggerito di fare.
Nella mattinata di oggi – martedì 7 novembre – Tiziana Galbusera, sindaco di Colle Brianza ha autorizzato l’installazione delle barriere volte a mitigare la diffusione della cosiddetta ''peste del gambero''. Esattamente come richiesto da WWF e Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell'ateneo milanese.
La moria dei gamberi era emersa oltre 25 giorni fa, quando nella notte di mercoledì 11 ottobre due ricercatori del dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, dopo aver raggiunto il torrente con membri del comitato Bevere, avevano rilevato per la prima volta la moria dei gamberi di fiume.
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A colpirli un fungo –Aphanomyces astaci - che ha causato la morte di circa un’ottantina di esemplari autoctoni nel torrente Bevera, in un tratto compreso ''dalla Val Chignolo alla Valle della Taida''.
Venerdì 13 ottobre erano stati eseguiti dei campionamenti da parte di Ats, mentre nei giorni successivi i ricercatori dell’Università di Milano, nonché il WWF di Lecco, avevano iniziato a chiedere l’installazione di barriere per mitigare la diffusione dell’agente patogeno. La soluzione, così come sperimentata in un caso simile occorso in Svizzera, era quella di suddividere il torrente in più microzone, non impendendo il deflusso dell’acqua, ma impedendo la risalita verso monte dei gamberi già contagiati.
Ne è seguita una vicenda tipicamente burocratica. Le analisi dei campionamenti - inviati all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie - sarebbero arrivate al Comune di Colle Brianza sabato 28 ottobre. Solo dopo sollecitazioni da parte dell’ente, come il sindaco Galbusera ha avuto modo di spiegare durante l’ultima settimana di ottobre. In quell’occasione l'amministratrice aveva rimarcato la necessità per il Comune di adottare soluzioni alla luce di dati e risultati certi.
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Risultati che avevano poi confermato la presenza dell’aphanomyces astaci, un oomicete appartenente alla famiglia delle Saprolegniaceae responsabile della cosiddetta peste del gambero di acqua dolce.
Dopo aver ricevuto la comunicazione ufficiale da parte di Ats, il sindaco Galbusera era intervenuto con due ordinanze redatte lunedì 30 e martedì 31 ottobre. La prima volta ad obbligare chi entrasse in contatto con l’acqua ad attuare attente opere di disinfezione delle calzature. La seconda volta a impedire l’accesso all’area del torrente.
Nei giorni precedenti, il WWF lecchese aveva sollecitato il Comune di Colle Brianza a intervenire per far fronte alla situazione, invitando l’ente ad autorizzare l’installazione di barriere per il contenimento dell’agente patogeno. Il sodalizio si era reso disponibile a sostenere le spese dell’intervento e aveva avviato una raccolta fondi.
Una soluzione che il Comune ha deciso di autorizzare con l’ordinanza odierna – n.12 del 7/11 – e solo dopo aver ''preso atto della relazione tecnica pervenuta al protocollo dell’Ente in data 03.11.2023'' redatta dai ricercatori universitari. Relazione e che ''evidenzia la necessità di agire in via d’urgenza per effettuare degli interventi atti a contenere l’ulteriore risalita del contagio e preservare i nuclei di gambero di fiume autoctono non ancora raggiunti dal patogeno fungino''.
L’autorizzazione odierna del sindaco permetterà l’installazione di ''due serie di manufatti'' che saranno installate dagli stessi ricercatori dell’Università di Milano sotto la supervisione di un tecnico (da individuare) che effettuerà un monitoraggio per conto del Comune.
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Si tratterà di ''barriere artificiali'' che - come si legge nei documenti - saranno posizionate ''su salti naturali già presenti nell’alveo'' con l’obbiettivo di ''impedire la risalita del tratto interessato da parte dei gamberi''. Ciò permetterà di favorire ''una discontinuità temporanea a livello della popolazione tra le aree ove la moria è stata riscontrata e quelle a monte in cui sono presenti gamberi di fiume apparentemente ancora non affetti dal patogeno''. Così come ipotizzato inizialmente dai ricercatori universitari e dal WWF lecchese.
''Lo scopo di tali azioni – si legge nell’ordinanza - è rendere impermeabile ai gamberi di fiume malati i tratti a monte dei due corsi d’acqua principali ed evitare la diffusione del patogeno, senza però alterare la funzionalità e la morfologia dell’alveo''.
Quindi, oltre 25 giorni dopo l’emersione del problema è stata resa pubblica la prima soluzione volta ad affrontare direttamente la diffusione del patogeno fra i gamberi di fiume. Le due precedenti ordinanze riguardavano solo la limitazione di accesso all’area e quindi in modo indiretto, ovvero solo in conseguenza di comportamenti umani, la diffusione del fungo patogeno.
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In questo lasso di tempo – occorre ricordare, per dovere di cronaca - il Comune e gli altri enti coinvolti avevano avviato un ''tavolo di confronto'' per valutare quali soluzioni adottare per far fronte alla peste del gambero. L’intento era quello di elaborare una soluzione volta a ''impedire la diffusione della malattia ai gamberi'' avendo al tempo stesso ''l’impatto minore possibile sul suolo e sulle altre specie viventi presenti'', come aveva avuto modo di spiegare il sindaco in concomitanza con l’adozione delle precedenti ordinanze.
Un quadro che si completa con una nota riscontrabile nell’ordinanza odierna: ''la situazione di urgenza rappresentata non consente di svolgere ulteriori approfondimenti su soluzioni tecniche alternative, la cui elaborazione – in quanto da affidarsi a professionisti esterni non possedendo l’Ente personale dotato delle necessarie competenze - richiederebbe un arco di tempo tale da pregiudicare l’utilità stessa della soluzione''.
L.A.
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