Barzanò: nazionalsocialismo e la repubblica di Weimar il tema della serata con Corni
La mancanza di una classe dirigente di ispirazione repubblicana e l'assenza di partiti di stampo repubblicano, in un contesto di vuoto istituzionale, complicato da burocrati legati all’impostazione monarchica e imperiale del reich tedesco. Sono gli elementi al centro della riflessione sulla crisi della repubblica di Weimar sviluppata, nella serata di mercoledì 8 novembre, da Gustavo Corni durante uno degli incontri del ciclo ''Tracce della storia'' promosso dal Consorzio Brianteo Villa Greppi. Già professore all’università di Trento, l'ospite, autore di numerosi saggi pubblicati da case editrici di prim’ordine, è uno dei massimi esperti italiani di storia tedesca.
Un quadro quello del reich tedesco che - come ha avuto modo di ricostruire il professore, intervistato da Daniele Frisco, consulente storico del Consorzio - all’epoca della nascita della repubblica di Weimar era completato dalla debolezza del parlamento e dalla presenza di una classe politica non più adatta ai tempi. Alcuni di questi elementi – aggiungiamo noi – sono riscontrabili, seppur ovviamente in termini diversi, anche nello scenario delle democrazie europee odierne. Da questo punto di vista, la lezione di Corni è divenuta immediatamente utile a comprendere non solo il passato, ma anche alcune dinamiche del presente.
''Nella storia tedesca non esisteva nessuna tradizione repubblicana, nessuno dei partiti aveva una visione repubblicana'' ha spiegato Corni.
La sua tesi sul crollo della repubblica di Weimar, e la conseguente ascesa del nazionalsocialismo, è in controtendenza con la storiografia maggiormente diffusa. Molto di frequente, il declino di Weimar viene associato a delle problematiche costitutive della repubblica, una ''tara costituzionale intrinseca'' che – secondo le opinioni più diffuse – avrebbe condotto inevitabilmente al crollo delle sue istituzioni liberali e all’involuzione verso un regime autoritario. Come effettivamente è accaduto con l’ascesa del nazional socialismo.
Nonostante questi fattori di crisi presenti in Germania, la costituzione di Weimar, adottata nel 1919, risultava essere ''la prima grande costituzione moderna del Novecento'' chiarisce Corni sottolineando come, tuttavia, alcuni elementi contradditori fossero presenti nel suo testo: ''era previsto un elemento presidenziale, un presidente molto forte, una sorta di imperatore surrogato del kaiser''. Forse, proprio per l’assenza di una cultura repubblicana consolidata.
Corni ritiene che a favorire l’ascesa del nazionalsocialismo siano state delle mancanze culturali, nel ceto medio dirigente, unite con alcuni ''accidenti'' della storia, piuttosto che le problematiche contenute nella costituzione della repubblica.
''Sostengo – ha spiegato – che la repubblica di Weimar, nonostante tutti i problemi, avrebbe potuto evolversi in modo diverso se non fossero intervenuti altri elementi negativi''.
Fra questi il docente ha posto l’accento sulla ''pace insostenibile'' voluta dalle potenze vincitrici della Prima guerra mondiale, l’occupazione della Rurh, la conseguente iperinflazione, tra il 1919 e il 1923, con il marco tedesco che si svalutò a livelli impensabili. Erano necessari 4200 miliardi di marchi tedeschi per acquistare un dollaro statunitense.
L’economia si riprese solo con l’introduzione del nuovo marco e con alcune concessioni effettuate dagli Stati Uniti. Il crollo della borsa di Wall Street nel 1929 non lasciò, però, scampo alla repubblica di Weimar.
La nuova crisi in Germania determinò la svolta istituzionale – prevista dall’articolo 48 della costituzione – con l’entrata in carica di governi presidenziali.
Nell’arco di pochissimi anni il partito nazional socialista arrivò ad ottenere il 43% dei voti. Un risultato – come ha ricordato Corni – che va letto attentamente: ''A parte quanto accaduto negli Stati Uniti, Hitler in Germania ha dato vita, a livello mondiale, al primo partito che fosse partito di popolo e non di una parte del popolo. Hitler ha diviso le classi sociali, conquistando voti in ognuna di esse, ha rotto gli steccati, grazie anche alla propaganda e al suo carisma personale''.
A suffragio di questa analisi del consenso ottenuto dal partito nazionalsocialista vi sono i dati di migliaia di sezioni elettorali, passate in rassegna singolarmente, e relazionate alla tipologia di ceto sociale che si recava a votare.
All’ascesa del nazionalsocialismo, la classe politica della repubblica di Weimar ''grigia'' e sostanzialmente antiquata, priva di elementi di innovazione, non fu in grado di opporsi in modo unitario ed elaborare proposte alternative.
Al termine della serata, ascoltando le parole di Corni, è quasi impossibile non riflettere su un parallelismo odierno a livello europeo. A partire dalla condizione di crisi di sicurezza, economica, sociale e istituzionale che affliggeva parte dell’Europa dell’epoca e che può essere, anche se in termini differenti, ritrovata oggi. Per arrivare all’assenza di classi dirigenti in grado di far fronte alla situazione, ieri come oggi.
In quest’ottica, la conferenza del docente - alla quale era presente anche Lucia Urbano, presidente del Consorzio - ha offerto un’analisi storica immediatamente attuale, capace di consegnare al pubblico alcuni spunti di riflessione decisamente interessante e contestualizzabili per comprendere sia la situazione odierna che interpretare il cambiamento futuro.
Un quadro quello del reich tedesco che - come ha avuto modo di ricostruire il professore, intervistato da Daniele Frisco, consulente storico del Consorzio - all’epoca della nascita della repubblica di Weimar era completato dalla debolezza del parlamento e dalla presenza di una classe politica non più adatta ai tempi. Alcuni di questi elementi – aggiungiamo noi – sono riscontrabili, seppur ovviamente in termini diversi, anche nello scenario delle democrazie europee odierne. Da questo punto di vista, la lezione di Corni è divenuta immediatamente utile a comprendere non solo il passato, ma anche alcune dinamiche del presente.
''Nella storia tedesca non esisteva nessuna tradizione repubblicana, nessuno dei partiti aveva una visione repubblicana'' ha spiegato Corni.
La sua tesi sul crollo della repubblica di Weimar, e la conseguente ascesa del nazionalsocialismo, è in controtendenza con la storiografia maggiormente diffusa. Molto di frequente, il declino di Weimar viene associato a delle problematiche costitutive della repubblica, una ''tara costituzionale intrinseca'' che – secondo le opinioni più diffuse – avrebbe condotto inevitabilmente al crollo delle sue istituzioni liberali e all’involuzione verso un regime autoritario. Come effettivamente è accaduto con l’ascesa del nazional socialismo.
Nonostante questi fattori di crisi presenti in Germania, la costituzione di Weimar, adottata nel 1919, risultava essere ''la prima grande costituzione moderna del Novecento'' chiarisce Corni sottolineando come, tuttavia, alcuni elementi contradditori fossero presenti nel suo testo: ''era previsto un elemento presidenziale, un presidente molto forte, una sorta di imperatore surrogato del kaiser''. Forse, proprio per l’assenza di una cultura repubblicana consolidata.
Corni ritiene che a favorire l’ascesa del nazionalsocialismo siano state delle mancanze culturali, nel ceto medio dirigente, unite con alcuni ''accidenti'' della storia, piuttosto che le problematiche contenute nella costituzione della repubblica.
''Sostengo – ha spiegato – che la repubblica di Weimar, nonostante tutti i problemi, avrebbe potuto evolversi in modo diverso se non fossero intervenuti altri elementi negativi''.
Fra questi il docente ha posto l’accento sulla ''pace insostenibile'' voluta dalle potenze vincitrici della Prima guerra mondiale, l’occupazione della Rurh, la conseguente iperinflazione, tra il 1919 e il 1923, con il marco tedesco che si svalutò a livelli impensabili. Erano necessari 4200 miliardi di marchi tedeschi per acquistare un dollaro statunitense.
L’economia si riprese solo con l’introduzione del nuovo marco e con alcune concessioni effettuate dagli Stati Uniti. Il crollo della borsa di Wall Street nel 1929 non lasciò, però, scampo alla repubblica di Weimar.
La nuova crisi in Germania determinò la svolta istituzionale – prevista dall’articolo 48 della costituzione – con l’entrata in carica di governi presidenziali.
Nell’arco di pochissimi anni il partito nazional socialista arrivò ad ottenere il 43% dei voti. Un risultato – come ha ricordato Corni – che va letto attentamente: ''A parte quanto accaduto negli Stati Uniti, Hitler in Germania ha dato vita, a livello mondiale, al primo partito che fosse partito di popolo e non di una parte del popolo. Hitler ha diviso le classi sociali, conquistando voti in ognuna di esse, ha rotto gli steccati, grazie anche alla propaganda e al suo carisma personale''.
A suffragio di questa analisi del consenso ottenuto dal partito nazionalsocialista vi sono i dati di migliaia di sezioni elettorali, passate in rassegna singolarmente, e relazionate alla tipologia di ceto sociale che si recava a votare.
All’ascesa del nazionalsocialismo, la classe politica della repubblica di Weimar ''grigia'' e sostanzialmente antiquata, priva di elementi di innovazione, non fu in grado di opporsi in modo unitario ed elaborare proposte alternative.
Al termine della serata, ascoltando le parole di Corni, è quasi impossibile non riflettere su un parallelismo odierno a livello europeo. A partire dalla condizione di crisi di sicurezza, economica, sociale e istituzionale che affliggeva parte dell’Europa dell’epoca e che può essere, anche se in termini differenti, ritrovata oggi. Per arrivare all’assenza di classi dirigenti in grado di far fronte alla situazione, ieri come oggi.
In quest’ottica, la conferenza del docente - alla quale era presente anche Lucia Urbano, presidente del Consorzio - ha offerto un’analisi storica immediatamente attuale, capace di consegnare al pubblico alcuni spunti di riflessione decisamente interessante e contestualizzabili per comprendere sia la situazione odierna che interpretare il cambiamento futuro.
L.A.