Colle B.za: il WWF posiziona la barriera nel Bevera dopo l'ordinanza. Il 16 una serata

La barriera è stata posizionata. Dopo l'autorizzazione del sindaco Tiziana Galbusera, giunta con apposita ordinanza comunale, sono stati messi in atto gli interventi di contenimento della diffusione della peste del gambero (causata dal patogeno Aphanomyces astaci) nel torrente Bevera.
A tornare sull'argomento è il WWF Lecco, impegnato da subito per il salvataggio dei gamberi di fiume sopravvissuti nel tratto a monte del corso d’acqua, fornendo il materiale necessario a procedere all’installazione della barriera.
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Già nella notte del 7 novembre stesso, il personale specializzato e autorizzato dal Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali e dal Comune di Colle Brianza – con il coordinamento del referente designato per il progetto, PhD Raoul Manenti, ricercatore presso l'Università degli Studi di Milano e Consigliere dell'associazione WWF Lecco – ha potuto procedere ad effettuare una prima installazione.
La speciale barriera è stata posta a valle di un tratto di torrente, situato in una zona piuttosto impervia della Valle della Tajada, che ospita gamberi apparentemente ancora sani. Si tratta di una modesta barriera, addossata a un salto naturale formato da massi che circondano una piccola pozza già esistente. Realizzata in legno, la struttura è composta da una parte verticale (che abbraccia l’intero alveo di morbida), sulla quale poggia una parte orizzontale sporgente (su cui l’acqua lamina al livello naturale del salto esistente). La combinazione della parete verticale, della sporgenza orizzontale e della corrente presente dovrebbe impedire ai gamberi a valle, potenzialmente infetti, di risalire e diffondere a monte il patogeno.  La ''barriera'' è oggetto di costante monitoraggio; i primi esiti dei rilevamenti, che probabilmente comprenderanno anche la marcatura (in modo non invasivo) dei gamberi a valle dell’installazione, saranno tempestivamente trasmessi al Comune di Colle Brianza.
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L’integrale progetto prevede l’installazione di due coppie di barriere, tutte realizzate sfruttando salti naturali già esistenti: la prima coppia nella zona della Valle della Tajada, la seconda coppia nella zona della Val Chignolo. Nei prossimi giorni, pertanto, verrà completata l’installazione nella Valle della Tajada con l’aggiunta della seconda barriera e, successivamente, verrà realizzata la seconda coppia in Val Chignolo.
Sarà inoltre testata l’efficacia di materiale atossico liscio ed ecocompatibile fornito volontariamente da una ditta di Olginate per implementare la funzionalità di barriera dei salti su cui posano (o poseranno) le installazioni.
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I costi delle operazioni sono sostenuti integralmente da WWF Lecco, grazie ad una campagna di crowfunding che ha raccolto finora 935 euro, donati sia da privati cittadini sia da associazioni del territorio, tra cui il Comitato per la difesa delle Bevere e del fiume Lambro, WWF Insubria e l’associazione Monte di Brianza.
''Teniamo particolarmente a ringraziare tutti i donatori'' ha dichiarato la presidente di WWF Lecco, Giovanna Corti. ''E' grazie a loro che abbiamo potuto fornire i materiali per la realizzazione delle barriere. La risposta della cittadinanza, così rapida e generosa, ci spinge a fare sempre di più per tutelare flora e fauna del nostro territorio. A tal proposito, abbiamo organizzato, in collaborazione con Parco Monte Barro, Comitato Bevere e Associazione Monte di Brianza, una serata divulgativa sul gambero di fiume per il prossimo 16 novembre, alle ore 21 presso Villa Bertarelli a Galbiate. Sarà un’ottima occasione per conoscere i primi risultati dell’azione svolta e instaurare un confronto su come migliorare l’efficacia delle risposte in situazioni di emergenza a livello faunistico''.
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Gli interventi proposti, svolti di concerto con enti locali e regionali, associazioni ambientaliste ed enti scientifici, se da un lato hanno carattere sperimentale, dall’altro rappresentano un passo fondamentale per la realizzazione di un protocollo d’azione in caso di emergenze legate alla diffusione della peste del gambero. L’esperienza locale, se avrà risultati positivi, potrebbe costituire un prezioso precedente per casi analoghi in tutto il territorio nazionale, al fine di velocizzare la capacità di intervento in favore di una specie così a rischio come il gambero di fiume italiano.
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