Casatenovo: prevenire ogni infortunio domestico grazie a Federcasalinghe e P.Civile
Le mille insidie alla sicurezza che si possono nascondere dentro casa e che, nella vita di tutti i giorni, possono trasformarsi in un fattore di rischio di infortunio, sono state al centro dell’incontro che si è svolto nel primo pomeriggio di sabato 11 novembre presso la sala consiliare del municipio di Casatenovo.
Ad organizzarlo l'amministrazione comunale, grazie alla collaborazione del Corpo volontari Protezione Civile della Brianza e di Obbiettivo Famiglia Federcasalinghe. Un vero e proprio corso voluto per porre l’attenzione su una serie di pratiche quotidiane, allo scopo di evitare gli infortuni domestici.
Ad illustrare quelli che devono essere i dovuti accorgimenti da tenere all’interno delle mura di casa sono stati i due responsabili della Protezione Civile, il segretario Marco Pellegrini e il cav.Luigi Fasani, fra i docenti del corso per la formazione di nuovi volontari che si è appena concluso a Missaglia, nonchè figura di spicco a livello nazionale del volontariato di Protezione Civile. Di fronte vi era un pubblico composto da molte donne, dalle referenti territoriali di Federcasalinghe Lucia Gerosa e Roxana Hernandez, oltre che dal vicesindaco di Casatenovo Marta Comi.
L’incontro è iniziato fornendo ai presenti alcuni dati, per offrire un quadro complessivo della situazione. In Italia, ogni anno, sono circa sei mila le persone che muoiono a seguito di incidenti domestici e circa 3milioni e 500mila le persone che subiscono un infortunio più o meno grave. Dati piuttosto impressionanti, in particolare, alla luce del fatto che i decessi per infortuni domestici nel resto d’Europa – stando ai numeri forniti – sarebbero 20mila.
Questi incidenti domestici avvengono, molto di frequente, a causa di tre fattori: ignoranza, imperizia e pigrizia. Fattori che possono causare cadute, avvelenamenti, ustioni, folgorazioni, soffocamenti, ferite e che sono stati posti in risalto dai referenti della Protezione Civile Fasani e Pellegrini. Entrambi hanno passato in rassegna una serie di situazioni e potenziali fattori di rischio a cui prestare attenzione.
Partendo da alcuni locali della casa che nascondono diverse insidie, come il bagno. Forse il locale più pericoloso dove normalmente vengono utilizzati dispositivi elettronici che richiedono un alto assorbimento di corrente elettrica e al tempo stesso, vengono messi in esercizio a breve distanza dall’acqua. Senza dimenticare la facilità con cui si possa giungere a cadute per scivolamenti che, data la presenza dei sanitari, possono portare a gravi traumi.
Anche gli avvelenamenti, per un uso improprio dei detersivi, piuttosto che per aver lasciato detersivi e farmaci alla portata di bambini, rappresentano un fattore di rischio non trascurabile.
Non poteva, ovviamente, mancare l’ambiente della cucina quale locale fonte di rischi potenziali. Pensando, in particolare, alla possibilità di sviluppo di incendi. Una situazione che si può verificare più facilmente di quanto si creda. Magari perché vengono inseriti in un tegame, in fase di cottura, due prodotti alimentari con una alta differenza di temperatura. Ad esempio, un prodotto molto freddo, o ancora surgelato, che viene gettato in una pentola con olio bollente generando la fuoriuscita di schizzi d’olio che, finiti sulla fiamma accesa, finiscono per fare da innesco a fiamme che si espandono poi all’interno della pentola causando un incendio. Una situazione in cui – l’errore più grave che si può commettere – è il tentare di spegnere le fiamme gettando acqua. In questo caso, l’acqua non finirebbe per fare altro che causare un’ulteriore fiammata con l’espansione dell’incendio e gravi conseguenze per chi si trova nelle vicinanze. Il comportamento corretto da adottare – come hanno ricordato Fasani e Pellegrini – è quello di gettare sulle fiamme una coperta autoestinguente, uno straccio bagnato oppure utilizzare un estintore a polvere. Quest’ultimo strumento, però, dovrebbe essere verificato periodicamente perché potrebbe non funzionare se non correttamente mantenuto e periodicamente sostituito. Classico è il caso in cui, anche in presenza delle corrette pressioni indicate, la polvere contenuta all’interno dell’estintore finisce per depositarsi sul fondo e non viene più emessa in fase di utilizzo.
Un altro comportamento da evitare, e che può scaturire in incendi o folgorazioni, è quello di collegare troppi dispositivi elettronici alla medesima presa o “ciabatta”. Occorre sempre verificare il carico – in termini di watt - dei singoli dispositivi e sommarlo per verificare se si attesta al di sotto della soglia di sicurezza.
Infine, gli operatori di Protezione Civile hanno passato in rassegna alcune pratiche e procedure per prestare un corretto soccorso a chi rischia di soffocare, magari perché ha ingerito un boccone di cibo che ha finito per occludere la gola, oppure perché svenuto.
Proprio in termini di soccorso Fasani e Pellegrini hanno sottolineato l’importanza di conoscere i numeri di pronto intervento: dal 112, alla Polizia Locale comunale, fino a quello del centro ospedaliero antiveleni di riferimento (ospedale Niguarda). Adottando la buona pratica di annotarli su un foglio di carta da avere a portata di mano in caso di emergenza in quanto, in determinate fasi, i dispositivi elettronici potrebbero non essere a disposizione o di facile consultazione, anche per il verificarsi di situazioni di panico.
Inoltre, il fatto di avere i numeri di emergenza scritti su carta, rende più facile la possibilità che, in particolari situazioni, anche i bambini possano riuscire a contattare i soccorsi. Ricordandosi, anche, di insegnare loro il numero di emergenza unico 112 per singoli numeri “uno”, “uno”, “due”. In modo che risulti di più facile memorizzazione come avviene negli Stati Uniti dove è famoso il “nove” “uno” “uno” che a ognuno sarà sicuramente capitato di sentire citato – sempre per singole cifre - in film o serie televisive.
Ad organizzarlo l'amministrazione comunale, grazie alla collaborazione del Corpo volontari Protezione Civile della Brianza e di Obbiettivo Famiglia Federcasalinghe. Un vero e proprio corso voluto per porre l’attenzione su una serie di pratiche quotidiane, allo scopo di evitare gli infortuni domestici.
Ad illustrare quelli che devono essere i dovuti accorgimenti da tenere all’interno delle mura di casa sono stati i due responsabili della Protezione Civile, il segretario Marco Pellegrini e il cav.Luigi Fasani, fra i docenti del corso per la formazione di nuovi volontari che si è appena concluso a Missaglia, nonchè figura di spicco a livello nazionale del volontariato di Protezione Civile. Di fronte vi era un pubblico composto da molte donne, dalle referenti territoriali di Federcasalinghe Lucia Gerosa e Roxana Hernandez, oltre che dal vicesindaco di Casatenovo Marta Comi.
L’incontro è iniziato fornendo ai presenti alcuni dati, per offrire un quadro complessivo della situazione. In Italia, ogni anno, sono circa sei mila le persone che muoiono a seguito di incidenti domestici e circa 3milioni e 500mila le persone che subiscono un infortunio più o meno grave. Dati piuttosto impressionanti, in particolare, alla luce del fatto che i decessi per infortuni domestici nel resto d’Europa – stando ai numeri forniti – sarebbero 20mila.
Questi incidenti domestici avvengono, molto di frequente, a causa di tre fattori: ignoranza, imperizia e pigrizia. Fattori che possono causare cadute, avvelenamenti, ustioni, folgorazioni, soffocamenti, ferite e che sono stati posti in risalto dai referenti della Protezione Civile Fasani e Pellegrini. Entrambi hanno passato in rassegna una serie di situazioni e potenziali fattori di rischio a cui prestare attenzione.
Partendo da alcuni locali della casa che nascondono diverse insidie, come il bagno. Forse il locale più pericoloso dove normalmente vengono utilizzati dispositivi elettronici che richiedono un alto assorbimento di corrente elettrica e al tempo stesso, vengono messi in esercizio a breve distanza dall’acqua. Senza dimenticare la facilità con cui si possa giungere a cadute per scivolamenti che, data la presenza dei sanitari, possono portare a gravi traumi.
Anche gli avvelenamenti, per un uso improprio dei detersivi, piuttosto che per aver lasciato detersivi e farmaci alla portata di bambini, rappresentano un fattore di rischio non trascurabile.
Non poteva, ovviamente, mancare l’ambiente della cucina quale locale fonte di rischi potenziali. Pensando, in particolare, alla possibilità di sviluppo di incendi. Una situazione che si può verificare più facilmente di quanto si creda. Magari perché vengono inseriti in un tegame, in fase di cottura, due prodotti alimentari con una alta differenza di temperatura. Ad esempio, un prodotto molto freddo, o ancora surgelato, che viene gettato in una pentola con olio bollente generando la fuoriuscita di schizzi d’olio che, finiti sulla fiamma accesa, finiscono per fare da innesco a fiamme che si espandono poi all’interno della pentola causando un incendio. Una situazione in cui – l’errore più grave che si può commettere – è il tentare di spegnere le fiamme gettando acqua. In questo caso, l’acqua non finirebbe per fare altro che causare un’ulteriore fiammata con l’espansione dell’incendio e gravi conseguenze per chi si trova nelle vicinanze. Il comportamento corretto da adottare – come hanno ricordato Fasani e Pellegrini – è quello di gettare sulle fiamme una coperta autoestinguente, uno straccio bagnato oppure utilizzare un estintore a polvere. Quest’ultimo strumento, però, dovrebbe essere verificato periodicamente perché potrebbe non funzionare se non correttamente mantenuto e periodicamente sostituito. Classico è il caso in cui, anche in presenza delle corrette pressioni indicate, la polvere contenuta all’interno dell’estintore finisce per depositarsi sul fondo e non viene più emessa in fase di utilizzo.
Un altro comportamento da evitare, e che può scaturire in incendi o folgorazioni, è quello di collegare troppi dispositivi elettronici alla medesima presa o “ciabatta”. Occorre sempre verificare il carico – in termini di watt - dei singoli dispositivi e sommarlo per verificare se si attesta al di sotto della soglia di sicurezza.
Infine, gli operatori di Protezione Civile hanno passato in rassegna alcune pratiche e procedure per prestare un corretto soccorso a chi rischia di soffocare, magari perché ha ingerito un boccone di cibo che ha finito per occludere la gola, oppure perché svenuto.
Proprio in termini di soccorso Fasani e Pellegrini hanno sottolineato l’importanza di conoscere i numeri di pronto intervento: dal 112, alla Polizia Locale comunale, fino a quello del centro ospedaliero antiveleni di riferimento (ospedale Niguarda). Adottando la buona pratica di annotarli su un foglio di carta da avere a portata di mano in caso di emergenza in quanto, in determinate fasi, i dispositivi elettronici potrebbero non essere a disposizione o di facile consultazione, anche per il verificarsi di situazioni di panico.
Inoltre, il fatto di avere i numeri di emergenza scritti su carta, rende più facile la possibilità che, in particolari situazioni, anche i bambini possano riuscire a contattare i soccorsi. Ricordandosi, anche, di insegnare loro il numero di emergenza unico 112 per singoli numeri “uno”, “uno”, “due”. In modo che risulti di più facile memorizzazione come avviene negli Stati Uniti dove è famoso il “nove” “uno” “uno” che a ognuno sarà sicuramente capitato di sentire citato – sempre per singole cifre - in film o serie televisive.
L.A.