Barzanò: l'Armenia al centro di una serata con Alfio Sironi

''Armenia dimenticata'' è il titolo dell’incontro che nella serata di giovedì ha riunito molti cittadini presso la sala conferenze comunale Monsignor Colli. Al centro dell’approfondimento, la storia del popolo armeno e la situazione delicata del Karabakh, regione geografica sita nel Caucaso meridionale e appartenente geograficamente all'Altopiano armeno, raccontata dal professor Alfio Sironi, esperto conoscitore dell’Asia Centrale.
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La presidente dell’Associazione Molo, Claudia Beretta, ha ingraziato i presenti per la numerosa partecipazione, ricordando l’importanza di approfondire e conoscere la storia perché spesso accade che alcuni conflitti non vengano raccontati o che se ne tratti in modo superficiale. ''Abbiamo proposto questa serata con l’obiettivo di approfondire la storia armena, un argomento difficile, certamente complesso, che negli anni è stato progressivamente sempre meno trattato dai media. Grazie alla competenza di Alfio Sironi, che ringraziamo di cuore per la disponibilità, abbiamo la possibilità di approfondire la storia di questo popolo, facendo un viaggio in questo paese dalla cultura millenaria'' ha detto in apertura salutando i presenti.
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Alfio Sironi, relatore della serata

Prima di guardare alle cause che hanno condotto al tragico genocidio della popolazione armena nel 1915, per anni ignorato dalla comunità internazionale, il relatore ha introdotto i presenti, con documenti e fotografie, nella storia e nella cultura di questo paese, immergendosi nelle radici di ciò che gli studiosi riconoscono una della più antiche civilizzazioni al mondo. Situata nella regione del Caucaso, questo paese vanta una storia tanto ricca quanto complessa. Nel primo millennio il regno di Urartu edificò splendidi templi e palazzi, lasciando un’impronta indelebile sulla cultura e l’architettura del paese. Venne rinominata la “Terra dei monasteri” per i numerosi luoghi sacri che nel medioevo furono costruiti in tutto il paese, e che ancora oggi testimoniano un’antica tradizione religiosa, offrendo uno sguardo affascinante sull’identità di questo popolo. “L’Armenia, durante il periodo medievale, divenne un centro importante del cristianesimo, e ancora oggi i numerosi monasteri, tra cui il monastero di Geghard, che pare inserirsi naturalmente tra le grotte che gli fanno da cornice, ed il monastero di Tatev, situato su un’imponente scogliera che domina tutta la vallata. Questa terra mi ha sempre affascinato molto, questi luoghi sacri sono densi di spiritualità e intrisi di cultura. Pensate che i manoscritti e i libri conservati da questo popolo furono più di 30.000, un patrimonio culturale amplissimo se rapportato alla grandezza di questo paese ed alla sua popolazione” ha raccontato, mostrando ai presenti le immagini scattate in questi anni di viaggi. Da culla della cristianità, l’Armenia è oggi un paese in forte difficoltà ed il suo popolo è sparso in tutto il mondo, solo 3,5 dei 10 milioni complessivi, vivono oggi in territorio armeno. L’epilogo sanguinoso che ne accelerò la diaspora iniziò verso la fine del XIX secolo contro l’impero ottomano, e successivamente in età moderna, con il genocidio organizzato dai Giovani Turchi tra il 1915 ed il 1919. ''Il genocidio turco, che portò allo sterminio di oltre un milione e mezzo di armeni, è un trauma assolutamente non risolto, ancora vivo tra la popolazione armena. Quando nel 1800 l’Armenia venne conquistata dai Russi, il popolo armeno fu accolto con grande favore e iniziò a rivestire posizioni di potere, dimostrando grandi abilità. Gli armeni in giro per il mondo iniziarono a ricoprire posizioni di potere, ed anche in patria, sotto l’impero russo, rivestono posizioni apicali. Poco tempo dopo iniziò il declino dell’Impero Ottomano, rimasto schiacciato a nord dall’impero austroungarico e a sud dalle potenze coloniali europee. Si manifestò un clima di nazionalismo fervente, capitanato dal partito dei Giovani Turchi, che ritenevano che l’origine di quel decadimento fosse da ricondurre alle etnie plurime presenti sul territorio'' ha detto il docente, spiegando i presupposti che portarono, anni dopo, al massacro della popolazione armena, secondo un progetto di sterminio che trascinò gli armeni nel deserto a nord della Siria e poi proseguì ad Aleppo, teatro della seconda fase del genocidio nei campi di concentramento. La lenta moria degli Armeni, riconosciuta dalla Commissione dell'Onu per i diritti umani solo nel 1973, resta una profonda ferita nella storia, non ancora rimarginata.
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A seguire il relatore ha analizzato le radici del conflitto Nagorno-Karabakh,  una storia complessa, fonte di controversie sin dai giorni precedenti alla costituzione dell’Unione Sovietica. ''Il cuore del conflitto risiede in una rivalità di lunga data tra Armenia e Azerbaijan per il controllo di questa regione contesa, popolata principalmente da Armeni che ne rivendicano l’indipendenza. Di contro l’Azerbaijan, sempre più guidata dall'etnonazionalismo di Stato, insiste sul suo diritto di sovranità su questa terra'' ha spiegato, ricordando ai presenti di guardare a questi fenomeni con uno sguardo sempre ampio, comprendendo quali siano anche gli interessi, certamente economici, della comunità internazionale in questi conflitti. Con il pubblico intervenuto il relatore ha dunque riflettuto in merito all’importanza di mantenere distinte le considerazioni che investono i valori ed i principi violati, verso cui siamo moralmente chiamati, e quanto concerne gli interessi e le convenienze, concetti che spesso, al contrario, nella lettura degli avvenimenti del mondo si mischiano e sono utilizzati in modo estremamente arbitrario.
Sara Ardagna
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