Casatenovo: una serata per ricordare la ritirata di Russia

''Si andava con la testa bassa, uno dietro l’altro, muti come ombre. Ogni tanto qualcuno cadeva nella neve e si rialzava a fatica. Si levò il vento; veniva libero, immenso, dalla steppa senza limiti e trovava noi, povere piccole cose sperdute nella guerra, ci scuoteva, ci faceva barcollare. Pareva, da un momento all’altro, di dover schiantare come un abete carico di neve. Ora ci buttiamo nella neve e non ci rialziamo più, pensavamo. Ma si camminava, un passo dietro l’altro, un passo dietro l’altro''. Sono queste le parole che la ''Domenica del Corriere'' riportò in prima pagina nel 1968 a venticinque anni dalla tragica campagna di Russia, per ricordare il drammatico destino dei soldati italiani durante l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica.
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Da sinistra Arturo Morati, Enrica Zappa e i consiglieri Francesco Sironi ed Enrica Baio

Questa testimonianza, insieme a numerose lettere, sono state pazientemente raccolte da Arturo Morati, collezionista barzanese appassionato di storia, che, nella serata di venerdì, ha esposto la sua collezione al pubblico presso l’Auditorium di Casatenovo in occasione della proiezione del film “La seconda via” di Alessandro Garilli. A ottant’anni dal sacrificio dei soldati italiani dell’Admir l’amministrazione comunale ha voluto proporre una serata di commemorazione per i caduti, i dispersi e i reduci del tragico avvenimento.
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''Ringraziamo come amministrazione, e sono certo anche a nome di tutta la cittadinanza, il prezioso contributo del signor Arturo, che questa sera ci permette di commemorare i caduti, attraverso le loro stesse parole, con documenti e corrispondenze molto rari, di importante valore storico ed umano. Questa sera non commemoriamo semplicemente un evento storico, ma tutte le persone che hanno vissuto l’abominio della guerra, soprattutto in quel periodo particolarmente drammatico e sanguinoso. Ci opponiamo con forza ai totalitarismi, che opprimono le coscienze e le individualità, per ricordare le persone, e ridare loro dignità, libertà e memoria'' ha detto il consigliere casatese Francesco Sironi, che insieme ai consiglieri Enrica Baio e Fabio Crippa ha lavorato all’organizzazione della serata.
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Diversi i cittadini che nella serata di venerdì hanno preso parte all’iniziativa, fermandosi a leggere le lettere dei caduti affisse nel salone antistante all’auditorium.
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''Questa è una piccola parte, ma significativa, della mia collezione. Sono sempre stato appassionato di storia, in particolare della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, e ho capito fin da subito che il modo più autentico per approcciarsi alla storia è attraverso le parole di coloro che l’hanno vissuta in prima persona. In particolare questa sera le lettere hanno un filo conduttore: sono tutti documenti risalenti al periodo natalizio, stralci di corrispondenze che i soldati inviavano ai parenti durante il periodo di Natale, raccontando le tremende condizioni che vivevano al fronte'' ha spiegato il collezionista Arturo Morati.
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Le testimonianze raccolte sono particolarmente crude, riflettono le condizioni drammatiche vissute dai soldati nel territorio russo tra il 1941 ed il 1943. Partirono a scaglioni nel luglio del 1941, da prima 60 mila con il CSIR e a seguire 227 mila con l’ ARMIR, ed era stato detto loro - come riportano i giornali del tempo – ''tornerete in tempo per festeggiare il Natale, durerà poco, tre mesi al massimo''. Invece durò più di venti mesi: i soldati stettero sul campo quasi due anni, con un equipaggiamento che, come ben riportano le lettere inviate in Italia, non era adatto alle temperature che si trovarono a fronteggiare.
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''I nostri soldati italiani hanno pagato in Italia un tributo di sangue altissimo, nel 1943 rientrarono in Italia solo in 35-40 mila. Tutti gli altri, più di 160 mila, morirono in combattimento o per congelamento, e tantissimi restarono dispersi, e noi parenti non ne abbiamo più avuto notizia. Tra questi c’era anche mio padre, che non ho mai conosciuto. Ciò che mi resta di lui sono le lettere che mia madre custodì sempre gelosamente, aggrappandosi con dolore al suo ricordo. Da allora io non mi sono data pace, volevo avere notizie di mio padre, e per tanti anni ho cercato di ricostruire i suoi ultimi spostamenti. Credo che sia importante ricordare, e per questo motivo in questi anni mi sono sempre dedicata a questa causa, organizzando commemorazioni e raccontando la storia dei tanti che, come mio padre, hanno perso la vita in quella tragica battaglia'' ha raccontato Enrica Zappa, presidente della sezione provinciale dell’UNIRR, Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia, che ha ringraziato tutti i presenti, dicendosi emozionata nel vedere una partecipazione così numerosa di cittadini e tanti giovani.
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Dopo l’esposizione i presenti si sono spostati nella sala cinema per assistere alla proiezione.
Sa.A.
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