Dolzago: ''il 25 novembre non ci basta più'', una serata per riflettere
L’amministrazione comunale di Dolzago, nella serata di ieri, ha aperto al pubblico uno spazio di testimonianza e confronto circa un tema che, alla luce degli ultimi avvenimenti di cronaca, risuona come un eco drammatico nelle nostre case e nelle nostre vite: la violenza contro le donne. ''Il 25 novembre non ci basta più'' è il titolo della serata di approfondimento che ha visto protagoniste proprio due donne, Adele, con la sua personale testimonianza di un vissuto particolare, e Grazia Maria Brambilla di Telefono Donna Lecco che opera sul campo ormai da parecchi anni.
Simone Baiu, componente del gruppo cultura del Comune di Dolzago, ha introdotto i presenti alla serata, sottolineando l’importanza di una riflessione ed un confronto collettivo, che investa tutti i membri della comunità, dai più giovani ai più anziani, per comprendere e analizzare le radici di questo fenomeno drammatico. ''Con il titolo di questa serata vogliamo sottolineare l’importanza di prestare attenzione ai piccoli gesti, alle parole, alle espressioni che utilizziamo quotidianamente che spesso sono portavoce di significati nascosti, maschere di una cultura che insieme dovremmo tutti impegnarci a combattere. Questa sera abbiamo deciso di invitare due persone che hanno avuto un contatto diretto con la violenza, chi come vittima, chi come operatrice sul campo, e possono sicuramente darci degli spunti di riflessione ed analisi interessanti''.
Grazia Maria Brambilla ha spiegato l’importanza dei centri di ascolto e aiuto quali Telefono Donna che molto spesso si trovano a fronteggiare situazioni drammatiche, prestando soccorso ad un numero purtroppo sempre crescente di donne che chiamano per riferire di maltrattamenti psicologici, vessazioni e abusi in ambito domestico, spesso anticamera di violenze e maltrattamenti fisici. Telefono Donna è un centro anti violenza costituito nel 1988 all’interno dell’Udi, Unione Donne Italiana, poi divenuto associazione nel 2010 con la missione di tutelare le donne vittime di violenza. ''I dati evidenziano una situazione drammatica nel nostro paese, 110 sono le donne che da gennaio a ottobre 2023 sono arrivate presso il nostro centro, di queste 78 sono italiane, la restante parte straniere. 100 di queste riferiscono un maltrattamento psicologico che le svilisce e le umilia quotidianamente, più della metà una violenza economica, ricatti costanti resi possibili dal fatto che non hanno un’indipendenza sul piano economico'' ha spiegato, evidenziando la dimensione collettiva del fenomeno, che dunque non può prescindere da una risposta politica. Molti sono gli interventi che l’associazione promuove nelle scuole del territorio, incontri dai quali è emersa una situazione difficile e complessa soprattutto per i più giovani, sottoposti ad un continuo confronto con l’altro e ad un’esposizione eccessiva sui social del proprio corpo e delle proprie relazioni.
''Parlando con i giovani nelle scuole ci siamo rese conto che gli stereotipi in cui siamo immersi incidono pesantemente sulle nostre scelte. È quindi importante lavorare con i ragazzi sulla formazione dell’identità, aiutandoli a comprendere la responsabilità che grava sulle loro azioni e le loro scelte. I femminicidi sono purtroppo solo la punta dell’iceberg della violenza, una violenza che nella maggior parte dei casi avviene tra le mura domestiche con conseguenze devastanti anche per i figli che vi assistono o purtroppo a volte ne sono parte'' ha aggiunto.
Adele ha poi raccontato la violenza che ha subito per anni, per mano del suo compagno maltrattante. Per anni ha faticato ad ammetterlo anche a se stessa, e ancora oggi si chiede come sia stato possibile per lei rimanere così a lungo in un rapporto tanto disfunzionale. ''I segnali all’inizio sono stati estremamente difficili da individuare, piano piano però mi sono accorta che questa persona mi stava manipolando, minando la mia autostima e le mie libertà. Quando ho capito che la situazione stava diventando sempre più drammatica non riuscivo a reagire, non riuscivo a raccontarlo, mi sentivo completamente sola e non ne parlavo, al contrario per evitare altri episodi violenti evitavo tutte le situazioni che avrebbero portato ad un nuovo scontro. Le uscite con gli amici hanno iniziato a diradarsi nel tempo, l’unica cosa che mi portava fuori casa era il lavoro. Ciò che mi ha portato a reagire è stata mia figlia, dopo l’ennesimo abuso a cui lei ha assistito. Per fortuna uno dei pochi amici che mi erano rimasti mi ha dato il numero di Telefono Donna che piano piano mi ha aiutato ad uscirne. Da quel momento è riiniziato un percorso di costruzione della mia identità e della mia autostima che mi ha portata a ricostruirmi una nuova vita felice'' ha raccontato, invitando tutte coloro che stanno vivendo una situazione complessa a chiedere aiuto. L’amministrazione comunale ha affisso sulla panchina rossa situata a fianco del municipio la poesia che in questi giorni sta circolando online in ricordo della giovane Giulia Cecchetin dal titolo ''Se domani non torno'' di Cristina Torres Càceres per chiunque volesse fermarsi un momento a riflettere e dedicare un pensiero a tutte le vittime.
Simone Baiu, componente del gruppo cultura del Comune di Dolzago, ha introdotto i presenti alla serata, sottolineando l’importanza di una riflessione ed un confronto collettivo, che investa tutti i membri della comunità, dai più giovani ai più anziani, per comprendere e analizzare le radici di questo fenomeno drammatico. ''Con il titolo di questa serata vogliamo sottolineare l’importanza di prestare attenzione ai piccoli gesti, alle parole, alle espressioni che utilizziamo quotidianamente che spesso sono portavoce di significati nascosti, maschere di una cultura che insieme dovremmo tutti impegnarci a combattere. Questa sera abbiamo deciso di invitare due persone che hanno avuto un contatto diretto con la violenza, chi come vittima, chi come operatrice sul campo, e possono sicuramente darci degli spunti di riflessione ed analisi interessanti''.
Grazia Maria Brambilla ha spiegato l’importanza dei centri di ascolto e aiuto quali Telefono Donna che molto spesso si trovano a fronteggiare situazioni drammatiche, prestando soccorso ad un numero purtroppo sempre crescente di donne che chiamano per riferire di maltrattamenti psicologici, vessazioni e abusi in ambito domestico, spesso anticamera di violenze e maltrattamenti fisici. Telefono Donna è un centro anti violenza costituito nel 1988 all’interno dell’Udi, Unione Donne Italiana, poi divenuto associazione nel 2010 con la missione di tutelare le donne vittime di violenza. ''I dati evidenziano una situazione drammatica nel nostro paese, 110 sono le donne che da gennaio a ottobre 2023 sono arrivate presso il nostro centro, di queste 78 sono italiane, la restante parte straniere. 100 di queste riferiscono un maltrattamento psicologico che le svilisce e le umilia quotidianamente, più della metà una violenza economica, ricatti costanti resi possibili dal fatto che non hanno un’indipendenza sul piano economico'' ha spiegato, evidenziando la dimensione collettiva del fenomeno, che dunque non può prescindere da una risposta politica. Molti sono gli interventi che l’associazione promuove nelle scuole del territorio, incontri dai quali è emersa una situazione difficile e complessa soprattutto per i più giovani, sottoposti ad un continuo confronto con l’altro e ad un’esposizione eccessiva sui social del proprio corpo e delle proprie relazioni.
''Parlando con i giovani nelle scuole ci siamo rese conto che gli stereotipi in cui siamo immersi incidono pesantemente sulle nostre scelte. È quindi importante lavorare con i ragazzi sulla formazione dell’identità, aiutandoli a comprendere la responsabilità che grava sulle loro azioni e le loro scelte. I femminicidi sono purtroppo solo la punta dell’iceberg della violenza, una violenza che nella maggior parte dei casi avviene tra le mura domestiche con conseguenze devastanti anche per i figli che vi assistono o purtroppo a volte ne sono parte'' ha aggiunto.
Adele ha poi raccontato la violenza che ha subito per anni, per mano del suo compagno maltrattante. Per anni ha faticato ad ammetterlo anche a se stessa, e ancora oggi si chiede come sia stato possibile per lei rimanere così a lungo in un rapporto tanto disfunzionale. ''I segnali all’inizio sono stati estremamente difficili da individuare, piano piano però mi sono accorta che questa persona mi stava manipolando, minando la mia autostima e le mie libertà. Quando ho capito che la situazione stava diventando sempre più drammatica non riuscivo a reagire, non riuscivo a raccontarlo, mi sentivo completamente sola e non ne parlavo, al contrario per evitare altri episodi violenti evitavo tutte le situazioni che avrebbero portato ad un nuovo scontro. Le uscite con gli amici hanno iniziato a diradarsi nel tempo, l’unica cosa che mi portava fuori casa era il lavoro. Ciò che mi ha portato a reagire è stata mia figlia, dopo l’ennesimo abuso a cui lei ha assistito. Per fortuna uno dei pochi amici che mi erano rimasti mi ha dato il numero di Telefono Donna che piano piano mi ha aiutato ad uscirne. Da quel momento è riiniziato un percorso di costruzione della mia identità e della mia autostima che mi ha portata a ricostruirmi una nuova vita felice'' ha raccontato, invitando tutte coloro che stanno vivendo una situazione complessa a chiedere aiuto. L’amministrazione comunale ha affisso sulla panchina rossa situata a fianco del municipio la poesia che in questi giorni sta circolando online in ricordo della giovane Giulia Cecchetin dal titolo ''Se domani non torno'' di Cristina Torres Càceres per chiunque volesse fermarsi un momento a riflettere e dedicare un pensiero a tutte le vittime.