Oggiono: la lotta contro la malattia raccontata da Lisa Panzeri in ''Indomita guerriera''
Si è conclusa con l'ultimo appuntamento di sabato 2 dicembre la rassegna letteraria ''Incontri a km 0'' promossa dalla biblioteca civica di Oggiono con il patrocinio del Comune. Lisa Panzeri, protagonista dell’ultima presentazione, ha raccontato non solo il lavoro dedicato al suo libro ''Indomita guerriera'', ma anche la sua storia personale. Proprio attraverso questa autobiografia, l’autrice ha voluto condividere la sua battaglia contro la leucemia, scoperta quando aveva 12 anni. Un ''uragano'', come l'ha definita lei stessa, che ha travolto la sua vita e quella della sua famiglia, messa alla prova da questa dura sfida vinta al termine di un difficile percorso oncologico fino ad arrivare al trapianto del midollo, che le ha salvato la vita.
''Ho conosciuto Lisa l’anno scorso, durante l’intervento dell’associazione ADMO, in sala consiliare'' ha esordito l’assessore all’istruzione e alla cultura, Giovanni Corti. ''Nel momento in cui abbiamo pensato agli ospiti per le diverse presentazioni, ci siamo rivolti a lei per la tematica che trasmette il suo libro, importante testimonianza nelle scuole, grazie anche all’associazione. Questo lavoro di sensibilizzazione è importante, in particolare tra i giovani, perché, molto spesso, questo mondo è una realtà che non si conosce. Infatti, dietro alla donazione di un organo è ben noto che c’è l’inizio di una vita, ma anche la morte di un’altra persona: in questo caso, però, ci sono buone probabilità di trovare la vita da parte sia del ricevente sia del donatore''.
Come sottolineato dall’assessore, si parla di un tema importante non solo per la collettività, ma anche per la scrittrice stessa, che nel libro dichiara: ''quando ho cominciato a scrivere credevo, attraverso queste pagine, di voler e poter aiutare chi stava attraversando un’esperienza simile alla mia; ma, più andavo avanti, più mi rendevo conto che la prima persona che ne stava traendo beneficio ero io. Raccontando, ho avuto l’occasione di tornare a quei momenti e a leggerli attraverso un’altra dimensione, non più solo quella dei miei ricordi. Mettendo così ulteriore distanza tra me e ciò che è successo, ho maturato una consapevolezza tale da decidere cosa lasciare andare e cosa no''.
''Prima di cominciare, vorrei ringraziarvi per essere presenti. Ricordo ancora bene quando tutto è iniziato: era il 14 novembre 1994, in un giorno uggioso, in cui avevo 12 anni e vivevo a Barzanò. Era un po’ di tempo che non stavo bene, quindi la pediatra, dopo alcuni esami, decise di ricoverarmi all’Ospedale di Monza'' ha esordito l'autrice, spiegando che il perchè di quel malessere non sarebbe tardato ad arrivare. ''Quello che ricordo è lo spaesamento tra gli sguardi di medici e infermieri ed esami abbastanza dolorosi. Finalmente ho compreso tutto dagli occhi lucidi di mia mamma e dallo sguardo vago di mio papà, a cui si è aggiunta la diagnosi dei dottori. Per me leucemia era sinonimo di morte e la conoscevo bene dal momento che poco prima un mio vicino di casa era mancato a causa di questa malattia''.
Di fronte a questa presa di consapevolezza, sono seguiti momenti di forte dubbi, incertezze di fronte al destino che attendeva Lisa, a poco a poco, chiusa in se stessa, fino a conoscere il dottor Momcilo Jankovic. ''L’incontro con lui è stato un punto di svolta. Mi ha mostrato un’umanità fuori dal comune'' ha proseguito Lisa Panzeri. ''Grazie a una chiacchierata con il Dottor Sorriso, mi sono resa conto, per la prima volta, che la guarigione dipende solo e unicamente dalla mia volontà, perché nessuno poteva farlo per me: prima di quel momento, infatti, non riuscivo neanche a pronunciare il nome della mia malattia e non riuscivo nemmeno ad ascoltare dagli altri''.
Il percorso tuttavia era ancora lungo e non privo di ostacoli: la malattia tornò nella vita dell'autrice mentre frequentava l'ultimo anno di scuola superiore. ''Quando sono andata incontro alla ricaduta, ero maggiorenne e inizialmente decisa a mollare definitivamente perché ero stanca. Una volta le chemio erano pesanti e, oltre alla sofferenza, stavo male per la mia perdita di identità: mi guardavo allo specchio, ma non mi riconoscevo. Poi però, mi sono convinta ad affrontare di nuovo quella battaglia, non più per me, ma per i miei cari, fino ad arrivare all'ultimo trapianto''.
Un racconto di vita vera, molto emozionante. Una sfida non facile che Lisa Panzeri per fortuna è riuscita a vincere.
''Ho conosciuto Lisa l’anno scorso, durante l’intervento dell’associazione ADMO, in sala consiliare'' ha esordito l’assessore all’istruzione e alla cultura, Giovanni Corti. ''Nel momento in cui abbiamo pensato agli ospiti per le diverse presentazioni, ci siamo rivolti a lei per la tematica che trasmette il suo libro, importante testimonianza nelle scuole, grazie anche all’associazione. Questo lavoro di sensibilizzazione è importante, in particolare tra i giovani, perché, molto spesso, questo mondo è una realtà che non si conosce. Infatti, dietro alla donazione di un organo è ben noto che c’è l’inizio di una vita, ma anche la morte di un’altra persona: in questo caso, però, ci sono buone probabilità di trovare la vita da parte sia del ricevente sia del donatore''.
Come sottolineato dall’assessore, si parla di un tema importante non solo per la collettività, ma anche per la scrittrice stessa, che nel libro dichiara: ''quando ho cominciato a scrivere credevo, attraverso queste pagine, di voler e poter aiutare chi stava attraversando un’esperienza simile alla mia; ma, più andavo avanti, più mi rendevo conto che la prima persona che ne stava traendo beneficio ero io. Raccontando, ho avuto l’occasione di tornare a quei momenti e a leggerli attraverso un’altra dimensione, non più solo quella dei miei ricordi. Mettendo così ulteriore distanza tra me e ciò che è successo, ho maturato una consapevolezza tale da decidere cosa lasciare andare e cosa no''.
''Prima di cominciare, vorrei ringraziarvi per essere presenti. Ricordo ancora bene quando tutto è iniziato: era il 14 novembre 1994, in un giorno uggioso, in cui avevo 12 anni e vivevo a Barzanò. Era un po’ di tempo che non stavo bene, quindi la pediatra, dopo alcuni esami, decise di ricoverarmi all’Ospedale di Monza'' ha esordito l'autrice, spiegando che il perchè di quel malessere non sarebbe tardato ad arrivare. ''Quello che ricordo è lo spaesamento tra gli sguardi di medici e infermieri ed esami abbastanza dolorosi. Finalmente ho compreso tutto dagli occhi lucidi di mia mamma e dallo sguardo vago di mio papà, a cui si è aggiunta la diagnosi dei dottori. Per me leucemia era sinonimo di morte e la conoscevo bene dal momento che poco prima un mio vicino di casa era mancato a causa di questa malattia''.
Di fronte a questa presa di consapevolezza, sono seguiti momenti di forte dubbi, incertezze di fronte al destino che attendeva Lisa, a poco a poco, chiusa in se stessa, fino a conoscere il dottor Momcilo Jankovic. ''L’incontro con lui è stato un punto di svolta. Mi ha mostrato un’umanità fuori dal comune'' ha proseguito Lisa Panzeri. ''Grazie a una chiacchierata con il Dottor Sorriso, mi sono resa conto, per la prima volta, che la guarigione dipende solo e unicamente dalla mia volontà, perché nessuno poteva farlo per me: prima di quel momento, infatti, non riuscivo neanche a pronunciare il nome della mia malattia e non riuscivo nemmeno ad ascoltare dagli altri''.
Il percorso tuttavia era ancora lungo e non privo di ostacoli: la malattia tornò nella vita dell'autrice mentre frequentava l'ultimo anno di scuola superiore. ''Quando sono andata incontro alla ricaduta, ero maggiorenne e inizialmente decisa a mollare definitivamente perché ero stanca. Una volta le chemio erano pesanti e, oltre alla sofferenza, stavo male per la mia perdita di identità: mi guardavo allo specchio, ma non mi riconoscevo. Poi però, mi sono convinta ad affrontare di nuovo quella battaglia, non più per me, ma per i miei cari, fino ad arrivare all'ultimo trapianto''.
Un racconto di vita vera, molto emozionante. Una sfida non facile che Lisa Panzeri per fortuna è riuscita a vincere.
V.I.