Molteno: il gruppo Speranza racconta l’attività con i bimbi presso La Nostra Famiglia
Si celebra oggi, martedì 5 dicembre, la giornata mondiale del volontariato, una ricorrenza internazionale istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con una risoluzione del 1985. Per questa occasione abbiamo raccolto la testimonianza di una realtà attiva sul territorio in questo campo: si chiama gruppo Speranza e svolge attività ludico-ricreative per i bambini e gli adolescenti disabili che si trovano presso il centro riabilitativo della Nostra Famiglia.
Grazie a Delia Turati che si occupa degli aspetti di comunicazione, abbiamo conosciuto meglio questo gruppo di volontari. Il Gruppo Speranza è nato nel 2006 su iniziativa di don William Abbruzzese, a quell'epoca uno dei sacerdoti della parrocchia di Molteno che si occupava della pastorale giovanile di quella che oggi è la comunità dei Santi Martino e Benedetto. Comprendente Molteno con Brongio, Garbagnate Monastero e Sirone.
“Don William era ispirato a quel tempo dalla volontà di portare quello che era lo spirito di animazione conosciuto, sperimentato e portato avanti da tantissimi anni in oratorio in un contesto differente, presente comunque nel territorio. L'idea era quella di portare avanti una sorta di sperimentazione creando un gruppo che operava in un’ottica caritatevole religiosa in stretta connessione con l'attività oratoriana” ha spiegato Delia.
La scelta è ricaduta su La Nostra Famiglia a Bosisio Parini sia per la vicinanza geografica sia per la collaborazione che si era già instaurata in passato per altre occasioni. A questi motivi si aggiunge il fatto che il centro è di ispirazione cattolica: le Piccole Apostole della Carità danno seguito all’idea e agli insegnamenti del Beato Luigi Monza.
“L’intenzione era anche quella di sensibilizzare in merito al tema della disabilità e per questo aveva coinvolto alcuni ragazzi tra i 14 e i 16 anni che frequentavano il catechismo” ha aggiunto Delia. Sono state queste le basi dell’esperienza avviata al settimo padiglione, dove ci sono ragazzi ricoverati per un periodo temporaneo.
In quei primi anni, quindi, l’attività consisteva in un affiancamento settimanale agli educatori presenti: si facevano giochi a carte e i compiti. A settembre, don William aveva proposto ai ragazzi che avevano concluso la terza media di entrare nel gruppo Speranza, in aggiunta alle attività di animatore, aiuto catechista o lettore in chiesa. E così in breve tempo si era arrivati ad avere quasi 50 volontari che operavano in due turni alla settimana.
Cresceva anche l’interesse tra gli utenti de La Nostra Famiglia tanto che il gruppo era stato trasferito nella caffetteria del settimo padiglione e aveva ampliato la gamma di attività includendo anche i lavoretti tematici sui vari periodi dell’anno (Pasqua, Natale, festa della mamma e del papà) e giochi che prevedevano un coinvolgimento diretto dei bambini con disabilità fisiche e cognitive.
“L'attività appunto portata avanti è diventata sempre più anche oggetto di interesse anche dei genitori, in quanto i bambini ricoverati al padiglione sette sono sempre soggetti a un costante ciclo di terapie dalla mattina fino al pomeriggio e la presenza di volontari, nonché la possibilità di uscire dallo stesso istituto, è pressoché nulla. Pertanto la presenza del Gruppo Speranza con gli anni è diventata anche una sorta di riferimento costante continuo da parte dei pazienti che magari ogni anno tornano a fare dei ricoveri” ha aggiunto Delia. “Il gruppo si chiama Speranza in quanto, come aveva spiegato in maniera sintetica all’epoca don William, l’idea era di offrire momenti semplici, una chiacchiera o un sorriso per dare speranza ai bambini e alle loro famiglie. In questi momenti, i bambini possono mettere in gioco le proprie competenze e rivelare anche alcune autonomie. La spiegazione era molto semplice perché serviva a fare in modo che ognuno di noi, con la propria esperienza, trovasse in questo nome un po' il proprio significato. Il gruppo speranza è molto variegato sia a livello di caratteristiche personali che di percorsi di vita e scolastici”.
Eleonora, sorella di Delia, attiva anche lei nel gruppo insieme all’altra sorella Mariachiara, ha aggiunto: “Far parte del Gruppo Speranza ci fa un po’ distaccare dalla quotidianità, ci fa entrare completamente in un’altra realtà che è quella di mettersi a contatto con nuove persone, di dare il meglio di noi nel fare comunque cose piccole. I bambini, entrando in contatto con noi durante le attività, ci danno tanto sia quando ci raccontano di loro, sia quando ci guardano con un sorriso perché ci fanno capire che forse anche noi possiamo trovare speranza nel poter affrontare i nostri piccoli problemi che magari possono sembrare un'enormità in quel momento o nel poter trovare quel cambiamento che ci serve all'interno della nostra vita. Quindi dal mio punto di vista, possiamo parlare anche di speranza al contrario: quella che i bambini e le famiglie danno a noi volontari”.
Delia ha poi specificato il tipo di volontario ludico-ricreativo che si presta a La Nostra Famiglia a bambini e adolescenti con disabilità. “Svolgiamo principalmente due diverse tipologie di attività: una sono lavoretti manuali che si svolgono nel pomeriggio. Si utilizza materiale da riciclo (grucce da lavanderia, rotoli di carta igienica, tappi, carta dell’uovo di Pasqua, fili di lana, nastri, bottiglie di plastica) e materiale base di cancelleria (pennarelli, cartoncini, colle, forbici, scotch) per creare porta penne, pop up autunnali, animaletti, l’acchiappasogni. L’altra attività la svolgiamo a cadenza mensile nel dopo cena: proponiamo semplici spettacoli messi in scena da noi volontari. Creiamo una piccola storia con un messaggio finale, facciamo un piccolo spettacolo all’interno del quale introduciamo balletti e giochi da fare con i bambini per poter giungere al termine e rivelare il messaggio finale della serata. L’ultima serata l’abbiamo impostata sul fantabosco: abbiamo creato una storia su quest’ambientazione, abbiamo introdotto alcune prove da superare e, al termine della storia, dopo aver risolto la situazione problematica, è stato rivelato il messaggio finale. A conclusione, lasciamo sempre un pensiero ai bambini come ricordo e ringraziamento per la loro presenza durante la serata di animazione. Il gruppo Speranza si occupa anche di sensibilizzare e far conoscere la realtà all’interno della comunità pastorale tramite volantinaggio, banchetti, raccolte di torte e offerte. Una volta all’anno facciamo vendita torte e oggetti di vario tipo per poter raccogliere risorse utili a finanziare la nostra attività. Facciamo volantinaggio per far conoscere ciò che facciamo, cosa utilizziamo e anche come poterci sostenere con raccolta di materiale da riciclo. Dopo il Covid, abbiamo ripreso anche la gestione dei social con il nome di gruppo Speranza: raccontiamo la nostra realtà, mostriamo i lavoretti, come ci mettiamo all’opera e come prepariamo le serate. Diamo testimonianza anche su queste piattaforme della nostra opera”.
Il gruppo Speranza attualmente opera su due pomeriggi alla settimana: martedì e venerdì dalle 17.30 alle 19. L’ingresso tra i volontari è ammesso a partire dai 16 anni ma ci sono volontari che hanno più di 30 anni. “Ciascun volontario può scegliere il giorno in cui preferisce prestare l’attività: si può fare una volta alla settimana, ma anche ogni quindici giorni. Diciamo che l’impegno di due volte alla settimana non è obbligatorio e che, in caso non si possa partecipare, è sufficiente avvisare. In questi ultimi anni sono attivi circa venti volontari" ha proseguito Delia. "A seguito dell'emergenza COVID e com’è successo in tantissime altre attività del volontariato, il nostro numero è calato notevolmente. Siamo partiti in 10 e arrivati, nel periodo migliore, a essere 50 persone".
“Per noi prestare servizio volontario a La Nostra Famiglia vuol dire dedicare del tempo ai più piccoli e più fragili, fare un qualcosa di diverso da quello che noi svolgiamo abitudinariamente ovvero la scuola, il lavoro o l’università – hanno commentato le sorelle Turati – Il tempo trascorso al centro ci permette di scoprire alcune nostre qualità o aspetti del carattere che non sapevamo di avere. Non solo doniamo il tempo ma anche noi stessi e, dall’altra parte, riceviamo tante soddisfazioni, gioia e spensieratezza”.Il gruppo è alla ricerca di nuovi giovani che abbiamo voglia di mettersi a disposizione per quest’attività, al fine di poter accendere una luce negli occhi dei bambini e ricevere tanta dolcezza. “Entrare nel gruppo Speranza è un'esperienza di volontariato diversa un po' da tutte le altre perché una sfida personale: è sì fare l'animatrice ma anche essere un po' se stessi e sentirsi a casa. Ciascuno ha la possibilità di sperimentare i propri punti di forza, i talenti, le fragilità e di staccare rispetto alla frenesia quotidiana – ha aggiunto Delia – C’è la possibilità di sperimentarsi in una molteplicità di attività differenti, dalla parte manuale a quella ludica passando per quella creativa. Non è un’attività monotona ed è cresciuta negli anni, tanto che nemmeno il Covid ha fermato il gruppo: ci siamo ricostruiti dopo la pandemia”.
Eleonora ha aggiunto il suo punto di vista: “Consiglierei a un giovane di provare a fare questo volontariato per capire se può essere d’interesse. Più che raccontare com’è quest’esperienza, secondo me, val la pena viverla: essere lì a contatto con i bambini dà tantissimo e quello che viene a noi sono gioia, spensieratezza, una maggiore ricchezza e un bene immenso. Abbiamo fatto un po’ nostra come slogan la frase di don Luigi Monza che dice che il bene va fatto bene: è diventato il motto che abbiamo anche sulle nostre magliette. Vedere il sorriso sui volti dei bambini, la spensieratezza con cui ballano e come ti abbracciano alla fine delle attività, fa sentire che hai fatto veramente del bene – prosegue Eleonora con una punta di commozione – È veramente bello quando i bambini ti aspettano in caffetteria impazienti di fare il lavoretto perché loro aspettano da tutta la settimana questo momento: colorare un disegno o giocare non è un fatto banale per loro ma è un aspetto di grande valore. È anche un po’ l’essenza del gruppo Speranza: un’esperienza tanto bella e significativa”.
È possibile contattare le sorelle Turati per entrare a far parte del gruppo: donare il proprio tempo per La Nostra Famiglia è un generatore di valore per i bambini e per se stessi.
Grazie a Delia Turati che si occupa degli aspetti di comunicazione, abbiamo conosciuto meglio questo gruppo di volontari. Il Gruppo Speranza è nato nel 2006 su iniziativa di don William Abbruzzese, a quell'epoca uno dei sacerdoti della parrocchia di Molteno che si occupava della pastorale giovanile di quella che oggi è la comunità dei Santi Martino e Benedetto. Comprendente Molteno con Brongio, Garbagnate Monastero e Sirone.
“Don William era ispirato a quel tempo dalla volontà di portare quello che era lo spirito di animazione conosciuto, sperimentato e portato avanti da tantissimi anni in oratorio in un contesto differente, presente comunque nel territorio. L'idea era quella di portare avanti una sorta di sperimentazione creando un gruppo che operava in un’ottica caritatevole religiosa in stretta connessione con l'attività oratoriana” ha spiegato Delia.
La scelta è ricaduta su La Nostra Famiglia a Bosisio Parini sia per la vicinanza geografica sia per la collaborazione che si era già instaurata in passato per altre occasioni. A questi motivi si aggiunge il fatto che il centro è di ispirazione cattolica: le Piccole Apostole della Carità danno seguito all’idea e agli insegnamenti del Beato Luigi Monza.
“L’intenzione era anche quella di sensibilizzare in merito al tema della disabilità e per questo aveva coinvolto alcuni ragazzi tra i 14 e i 16 anni che frequentavano il catechismo” ha aggiunto Delia. Sono state queste le basi dell’esperienza avviata al settimo padiglione, dove ci sono ragazzi ricoverati per un periodo temporaneo.
In quei primi anni, quindi, l’attività consisteva in un affiancamento settimanale agli educatori presenti: si facevano giochi a carte e i compiti. A settembre, don William aveva proposto ai ragazzi che avevano concluso la terza media di entrare nel gruppo Speranza, in aggiunta alle attività di animatore, aiuto catechista o lettore in chiesa. E così in breve tempo si era arrivati ad avere quasi 50 volontari che operavano in due turni alla settimana.
Cresceva anche l’interesse tra gli utenti de La Nostra Famiglia tanto che il gruppo era stato trasferito nella caffetteria del settimo padiglione e aveva ampliato la gamma di attività includendo anche i lavoretti tematici sui vari periodi dell’anno (Pasqua, Natale, festa della mamma e del papà) e giochi che prevedevano un coinvolgimento diretto dei bambini con disabilità fisiche e cognitive.
“L'attività appunto portata avanti è diventata sempre più anche oggetto di interesse anche dei genitori, in quanto i bambini ricoverati al padiglione sette sono sempre soggetti a un costante ciclo di terapie dalla mattina fino al pomeriggio e la presenza di volontari, nonché la possibilità di uscire dallo stesso istituto, è pressoché nulla. Pertanto la presenza del Gruppo Speranza con gli anni è diventata anche una sorta di riferimento costante continuo da parte dei pazienti che magari ogni anno tornano a fare dei ricoveri” ha aggiunto Delia. “Il gruppo si chiama Speranza in quanto, come aveva spiegato in maniera sintetica all’epoca don William, l’idea era di offrire momenti semplici, una chiacchiera o un sorriso per dare speranza ai bambini e alle loro famiglie. In questi momenti, i bambini possono mettere in gioco le proprie competenze e rivelare anche alcune autonomie. La spiegazione era molto semplice perché serviva a fare in modo che ognuno di noi, con la propria esperienza, trovasse in questo nome un po' il proprio significato. Il gruppo speranza è molto variegato sia a livello di caratteristiche personali che di percorsi di vita e scolastici”.
Eleonora, sorella di Delia, attiva anche lei nel gruppo insieme all’altra sorella Mariachiara, ha aggiunto: “Far parte del Gruppo Speranza ci fa un po’ distaccare dalla quotidianità, ci fa entrare completamente in un’altra realtà che è quella di mettersi a contatto con nuove persone, di dare il meglio di noi nel fare comunque cose piccole. I bambini, entrando in contatto con noi durante le attività, ci danno tanto sia quando ci raccontano di loro, sia quando ci guardano con un sorriso perché ci fanno capire che forse anche noi possiamo trovare speranza nel poter affrontare i nostri piccoli problemi che magari possono sembrare un'enormità in quel momento o nel poter trovare quel cambiamento che ci serve all'interno della nostra vita. Quindi dal mio punto di vista, possiamo parlare anche di speranza al contrario: quella che i bambini e le famiglie danno a noi volontari”.
Delia ha poi specificato il tipo di volontario ludico-ricreativo che si presta a La Nostra Famiglia a bambini e adolescenti con disabilità. “Svolgiamo principalmente due diverse tipologie di attività: una sono lavoretti manuali che si svolgono nel pomeriggio. Si utilizza materiale da riciclo (grucce da lavanderia, rotoli di carta igienica, tappi, carta dell’uovo di Pasqua, fili di lana, nastri, bottiglie di plastica) e materiale base di cancelleria (pennarelli, cartoncini, colle, forbici, scotch) per creare porta penne, pop up autunnali, animaletti, l’acchiappasogni. L’altra attività la svolgiamo a cadenza mensile nel dopo cena: proponiamo semplici spettacoli messi in scena da noi volontari. Creiamo una piccola storia con un messaggio finale, facciamo un piccolo spettacolo all’interno del quale introduciamo balletti e giochi da fare con i bambini per poter giungere al termine e rivelare il messaggio finale della serata. L’ultima serata l’abbiamo impostata sul fantabosco: abbiamo creato una storia su quest’ambientazione, abbiamo introdotto alcune prove da superare e, al termine della storia, dopo aver risolto la situazione problematica, è stato rivelato il messaggio finale. A conclusione, lasciamo sempre un pensiero ai bambini come ricordo e ringraziamento per la loro presenza durante la serata di animazione. Il gruppo Speranza si occupa anche di sensibilizzare e far conoscere la realtà all’interno della comunità pastorale tramite volantinaggio, banchetti, raccolte di torte e offerte. Una volta all’anno facciamo vendita torte e oggetti di vario tipo per poter raccogliere risorse utili a finanziare la nostra attività. Facciamo volantinaggio per far conoscere ciò che facciamo, cosa utilizziamo e anche come poterci sostenere con raccolta di materiale da riciclo. Dopo il Covid, abbiamo ripreso anche la gestione dei social con il nome di gruppo Speranza: raccontiamo la nostra realtà, mostriamo i lavoretti, come ci mettiamo all’opera e come prepariamo le serate. Diamo testimonianza anche su queste piattaforme della nostra opera”.
Il gruppo Speranza attualmente opera su due pomeriggi alla settimana: martedì e venerdì dalle 17.30 alle 19. L’ingresso tra i volontari è ammesso a partire dai 16 anni ma ci sono volontari che hanno più di 30 anni. “Ciascun volontario può scegliere il giorno in cui preferisce prestare l’attività: si può fare una volta alla settimana, ma anche ogni quindici giorni. Diciamo che l’impegno di due volte alla settimana non è obbligatorio e che, in caso non si possa partecipare, è sufficiente avvisare. In questi ultimi anni sono attivi circa venti volontari" ha proseguito Delia. "A seguito dell'emergenza COVID e com’è successo in tantissime altre attività del volontariato, il nostro numero è calato notevolmente. Siamo partiti in 10 e arrivati, nel periodo migliore, a essere 50 persone".
“Per noi prestare servizio volontario a La Nostra Famiglia vuol dire dedicare del tempo ai più piccoli e più fragili, fare un qualcosa di diverso da quello che noi svolgiamo abitudinariamente ovvero la scuola, il lavoro o l’università – hanno commentato le sorelle Turati – Il tempo trascorso al centro ci permette di scoprire alcune nostre qualità o aspetti del carattere che non sapevamo di avere. Non solo doniamo il tempo ma anche noi stessi e, dall’altra parte, riceviamo tante soddisfazioni, gioia e spensieratezza”.Il gruppo è alla ricerca di nuovi giovani che abbiamo voglia di mettersi a disposizione per quest’attività, al fine di poter accendere una luce negli occhi dei bambini e ricevere tanta dolcezza. “Entrare nel gruppo Speranza è un'esperienza di volontariato diversa un po' da tutte le altre perché una sfida personale: è sì fare l'animatrice ma anche essere un po' se stessi e sentirsi a casa. Ciascuno ha la possibilità di sperimentare i propri punti di forza, i talenti, le fragilità e di staccare rispetto alla frenesia quotidiana – ha aggiunto Delia – C’è la possibilità di sperimentarsi in una molteplicità di attività differenti, dalla parte manuale a quella ludica passando per quella creativa. Non è un’attività monotona ed è cresciuta negli anni, tanto che nemmeno il Covid ha fermato il gruppo: ci siamo ricostruiti dopo la pandemia”.
Eleonora ha aggiunto il suo punto di vista: “Consiglierei a un giovane di provare a fare questo volontariato per capire se può essere d’interesse. Più che raccontare com’è quest’esperienza, secondo me, val la pena viverla: essere lì a contatto con i bambini dà tantissimo e quello che viene a noi sono gioia, spensieratezza, una maggiore ricchezza e un bene immenso. Abbiamo fatto un po’ nostra come slogan la frase di don Luigi Monza che dice che il bene va fatto bene: è diventato il motto che abbiamo anche sulle nostre magliette. Vedere il sorriso sui volti dei bambini, la spensieratezza con cui ballano e come ti abbracciano alla fine delle attività, fa sentire che hai fatto veramente del bene – prosegue Eleonora con una punta di commozione – È veramente bello quando i bambini ti aspettano in caffetteria impazienti di fare il lavoretto perché loro aspettano da tutta la settimana questo momento: colorare un disegno o giocare non è un fatto banale per loro ma è un aspetto di grande valore. È anche un po’ l’essenza del gruppo Speranza: un’esperienza tanto bella e significativa”.
È possibile contattare le sorelle Turati per entrare a far parte del gruppo: donare il proprio tempo per La Nostra Famiglia è un generatore di valore per i bambini e per se stessi.
M.Mau.