La poesia di Umberto Colombo/57: Come sarà il Paradiso? Nei versi la risposta
Si festeggia oggi, 6 gennaio, l’Epifania. Il termine, che nella religione greca indicava le azioni con cui la divinità si manifestava (Epifania dal greco antico significa appunto manifestazione), nel mondo cristiano designa la celebrazione delle principali manifestazioni della divinità di Gesù Cristo (battesimo nel Giordano, adorazione dei Magi e primo miracolo). Il termine restringe ulteriormente il significato nella Chiesa occidentale indicando la venuta e l’adorazione dei Magi. Nella tradizione popolare è altresì il giorno della Befana, in cui l’anziana signora “con le calze tutte rotte” fa visita ai bambini consegnando loro calze contenenti dolci, caramelle, frutta secca e giocattoli se si sono comportati bene o carbone qualora non si siano comportati bene. Sull’Epifania e dunque la manifestazione del divino ritorna la poesia di oggi di Umberto Colombo, che ci propone un’immagine non della divinità, ma del Paradiso, a cui l’animo umano aspira pensando alla fine della vita.
“Siamo ormai giunti alla Befana e questa festa, si dice “che tutte le feste le porta via”; io però mi immagino un futuro fantastico nientemeno che il Paradiso. È un sogno troppo grande? Chissà. Io l’ho descritto lo stesso, vale sempre lo sperare e sulla speranza è impostata la vita, quindi diamoci dentro: speriamo, speriamo, speriamo”.
“Siamo ormai giunti alla Befana e questa festa, si dice “che tutte le feste le porta via”; io però mi immagino un futuro fantastico nientemeno che il Paradiso. È un sogno troppo grande? Chissà. Io l’ho descritto lo stesso, vale sempre lo sperare e sulla speranza è impostata la vita, quindi diamoci dentro: speriamo, speriamo, speriamo”.
M'immagino così il Paradiso
Luce su luce e su luce ancora
abbaglio di fiori dal nucleo incantato
uno squillio sereno sveglia l’aurora
nel sogno fantastico ovunque segnato
è questo l’incanto nitido e puro
non v’è ragione del dubitar di cose
il tutto scorre placido e sicuro
e il certo galoppa al profumar di rose
così la mente giunta al suo traguardo
si coccola al dolce piacer di tale sito
adula il vistoso dal suo pacato sguardo
sì dal sentirsi avvolto e custodito
si vede poi nel garrulo della sua figura
osserva il dorso di quei prati verdi e volgenti
l’incanto ameno in quella version si pura
gratifica l’amor del toto alle sorgenti
Umberto Colombo