Missaglia: in oratorio serata sui ''disturbi alimentari'' con Pesopositivo e tanti giovani

È estremamente importante dialogare con le giovani generazioni su temi importanti e Missaglia l'altra sera ha fatto la propria parte. Venerdì 26 gennaio, presso l’oratorio San Giuseppe, è andato in scena l’ultimo di un trittico di eventi proposti nell’ambito della ''settimana dell’educazione'' dalla comunità pastorale Maria Regina di Tutti i Santi di Casatenovo ai giovani del Decanato di Missaglia.
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Da sinistra, Giulia co-fondatrice della pagina Pesopositivo, la dottoressa Martina Lattanzi e Michela Grasso, responsabile del progetto

Il tema sviscerato era di grande rilevanza e attualità: i disturbi del comportamento alimentare (DCA); in Italia circa 3 milioni di persone, pari al 5% della popolazione, si trovano a fare i conti con questa problematica: l'8-10% delle ragazze e l'0,5-1% dei ragazzi soffrono di anoressia-bulimia. (fonte: https://www.bulimianoressia.it/wp-content/uploads/2019/10/ServizioCivile-FoodInformAction.pdf, ndr). Dati che rivelano un problema quantitativamente importante.
L’incontro è stato gestito dall’associazione ''Famiglia Peppino Fumagalli'' avente come portale di comunicazione “Pesopositivo”, una pagina Instagram fondata a marzo 2020 da due ragazze che hanno sofferto di disturbi del comportamento alimentare e che hanno deciso di rendere pubblica la loro storia al fine di aiutare le persone che si trovano nella medesima situazione: Beatrice e Giulia. La mission di questa bellissima realtà consiste nel sensibilizzare l’opinione pubblica, fare prevenzione riconoscendo i sintomi e i segnali di allarme e informare riguardo aspetti chiave riguardanti questo tipo di condizione. L’obiettivo sta nell’agire sia direttamente sulle persone affette da DCA che indirettamente sui cari.
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''Pesopositvo'' è un progetto autorevole che si è preso un posto d’onore nel panorama medico-scientifico. I contenuti social elaborati da Giulia e Beatrice, infatti, vengono valutati da un comitato tecnico scientifico composto da 12 medici fra cui psicologi, pediatri e nutrizionisti.
L’incontro si è svolto alla presenza di una figura responsabile del progetto, Michela Grasso, e si è articolato negli interventi di diverse figure rappresentanti l’associazione, in particolare in prima istanza ha preso parola la dottoressa Martina Lattanzi, psicologa e psicoterapeuta, membro del comitato tecnico scientifico.
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Inizialmente è stata fatta una panoramica sui DCA ''psicopatologie del mondo alimentare che presentano la testa come punto di partenza ma che in un secondo momento si manifestano anche nel corpo.  Si parla di pensieri martellanti che risultano irrisolvibili. Il controllo dell’alimentazione rappresenta agli occhi della persona con DCA l’unica soluzione per gestire codesti pensieri. Tutti noi nel momento in cui pensiamo al concetto di anoressia pensiamo ad una ragazza molto magra ma è necessario sfatare questo luogo comune. Dal punto di vista statistico i DCA colpiscono soprattutto le ragazze ma non dobbiamo dimenticare che anche i ragazzi possono andare incontro a questa situazione. Nella società attuale è ancora abbastanza radicata la concezione del maschio che non può essere fragile e che non può piangere. Per loro, quindi, può essere ancora più complesso chiedere aiuto. Un altro aspetto da chiarire sta nel fatto che non è il corpo l’indicatore di presenza di un DCA, esso è solo l’espressione di un malessere che innanzitutto colpisce la testa''.
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Sulla base di quest’ultima frase, Martina ha anche messo in evidenza alcune red flag che dovrebbero far scattare un campanello di allarme. ''Nonostante viviamo in un mondo sempre più veloce e individualista, dobbiamo prestare attenzione ai comportamenti di chi ci sta intorno. Le red flag più significative sono l’isolamento e l’irritabilità soprattutto nei pressi di un pasto, pesarsi ogni giorno, utilizzare il cibo come ricompensa o punizione''.
Infine, è stato delineato anche il percorso di cura per riuscire a sconfiggere questo potente nemico: ''non esiste uno standard di trattamento, ogni persona presenta degli aspetti peculiari. È importante sottolineare il concetto di medicina personalizzata. Mi piace paragonare l’approccio terapeutico ad uno sgabello a tre gambe in quanto la rimozione di una di esse porta alla caduta dell’intera struttura. Nel nostro caso i tre arti sono lo psicologo in quanto, come detto in precedenza i DCA partono dalla testa; un medico in quanto ci possono essere ripercussioni sul corpo e un nutrizionista perchè come dice il nome stesso della patologia, l’alimentazione ne rappresenta un aspetto cruciale'' ha detto. ''Il paziente considera il controllo maniacale dell’alimentazione come una soluzione alla propria confusione emotiva, come un qualcosa di estremamente governabile in un mare di emozioni da cui si è travolti. Alla luce di questa concezione, inizialmente una persona affetta da DCA non vuole farsi aiutare in quanto l’aiuto viene concepito come l’eliminazione della soluzione alla propria baraonda emotiva''.
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A seguito dell’intervento della dottoressa Lattanzi, ha preso parola Giulia - co-fondatrice della pagina Instagram ''Pesopositivo'' e testimone diretta di un DCA - condividendo la propria esperienza anche in relazione al rapporto fra social e alimentazione. ''I social network hanno un ruolo cruciale nell’ambito di queste patologie in quanto rappresentano un fattore di mantenimento di crucci emotivi già presenti. Soprattutto a partire dal periodo Covid, hanno iniziato ad essere diffusi video che proponevano workout di pochi minuti, con un corpo perfetto in copertina e che promettono risultati certi. Ovviamente le persone che propongono il video sono atleti che lavorano con il proprio corpo e chiaramente non sono i pochi minuti dell’allenamento mostrato a consentire il raggiungimento del risultato. Una persona che già presenta dei pensieri negativi può andare incontro ad un processo di auto-colpevolizzazione che può portare ad una concezione pessimistica del proprio corpo e della propria emotività''.
Qualche toccante parola sulla propria storia personale: ''all’inizio non mi volevo far aiutare in quanto, come detto precedentemente da Martina, vedevo il controllo della mia alimentazione come una soluzione dei miei crucci emotivi e non avevo alcuna intenzione di rinunciarci. Mi sono resa conto che avevo bisogno di supporto nel momento in cui sono arrivata a non avere più le forze di suonare il pianoforte, la mia passione più grande''.
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Al termine degli interventi, fra cui quello di Beatrice, altra co-fondatrice della pagina Instagram collegata da remoto, è stato dato spazio alle domande poste dai presenti.
L’evento è stato molto significativo e interessante. La sala era gremita di ragazzi provenienti da varie parrocchie del Decanato di Missaglia e ciò è molto importante in quanto l’adolescenza è il periodo più difficile dal punto di vista emotivo nonché fase della vita in cui i DCA rappresentano la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali.
È facile accorgersi di una ferita, di una contusione o di una rottura ossea; al contrario dietro ogni corazza esterna ci può essere un’anima non in salute e una mente fragile che necessitano di aiuto. La nostra società deve comprendere il fatto che il malessere mentale e interiore non è meno importante di quello fisico, a maggior ragione dopo un periodo emotivamente difficile come la “clausura” da Covid.
A Missaglia grazie a ''Pesopositivo'', ma in generale alla settimana dell’educazione, è stato fatto un passo in avanti nell’acquisizione di questa consapevolezza.
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M.G.
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