Ello: in sala consiliare le foto e i ricordi dei deportati
La serata di sabato 27 gennaio presso la sala consiliare di Ello ha voluto essere una commemorazione di tutte le vittime dell’Olocausto attraverso un percorso cronologico, con lettere tratti da libri storici, del dramma vissuto da milioni di persone negli anni che hanno scandito la Seconda Guerra Mondiale.
Una sala gremita e rispettosa ha ascoltato in un silenzio assordante le parole pronunciate dalle volontarie dell’associazione Leggere per Gioco di Galbiate. ''Non c’è futuro senza memoria'' scriveva Primo Levi e rinnovare quella memoria non significa abbandonarsi solo ai sentimenti ma interrogarsi sulla ragione di una immane tragedia collettiva, assumendosi responsabilità di impegno nel presente e per il futuro.
''Quante volte inconsapevolmente, o forse ben consapevoli, attribuiamo delle etichette alla persone che incontriamo?'' ha esordito con questa domanda Sonia Sangiorgio, presidente della Commissione Biblioteca di Ello, facendo riferimento alle etichette che venivano attribuite alle persone deportate nei campi di concentramento.
Valigie, incredulità, ordinanze, destino, paura sono le parole filo conduttore delle lettere tratte da libri storici che sono state lette nella prima parte della serata. In seguito, l’attenzione si è spostata sulle drammatiche testimonianze di alcuni deportati.
Il primo racconto era tratto dal libro di Pino Galbani, intitolato “58881”, ovvero quello che da quando l’autore è stato deportato è diventato il suo nome. Successivamente sono state proiettate una lettera di Giulio Bonacina, nativo di Galbiate, e un filmato in cui sua moglie e suo figlio raccontato i terribili anni di prigionia di cui Bonacina è stato vittima. Proprio a lui è dedicato il monumento posto di fronte al cimitero di Galbiate. Infine, ha preso la parola Chiara Spreafico la quale ha condiviso con i presenti ciò che le è stato raccontato da suo nonno Giuseppe Bonanomi.
Chiudendo la serata il vicesindaco Danilo Riva ha ringraziato i presenti e la professionalità delle volontarie di Leggere per Gioco e ha ricordato che il compito delle Amministrazioni è quello di organizzare eventi volti a non dimenticare ciò che è tragicamente accaduto per fare in modo che non si ripeta.
Una sala gremita e rispettosa ha ascoltato in un silenzio assordante le parole pronunciate dalle volontarie dell’associazione Leggere per Gioco di Galbiate. ''Non c’è futuro senza memoria'' scriveva Primo Levi e rinnovare quella memoria non significa abbandonarsi solo ai sentimenti ma interrogarsi sulla ragione di una immane tragedia collettiva, assumendosi responsabilità di impegno nel presente e per il futuro.
''Quante volte inconsapevolmente, o forse ben consapevoli, attribuiamo delle etichette alla persone che incontriamo?'' ha esordito con questa domanda Sonia Sangiorgio, presidente della Commissione Biblioteca di Ello, facendo riferimento alle etichette che venivano attribuite alle persone deportate nei campi di concentramento.
Valigie, incredulità, ordinanze, destino, paura sono le parole filo conduttore delle lettere tratte da libri storici che sono state lette nella prima parte della serata. In seguito, l’attenzione si è spostata sulle drammatiche testimonianze di alcuni deportati.
Il primo racconto era tratto dal libro di Pino Galbani, intitolato “58881”, ovvero quello che da quando l’autore è stato deportato è diventato il suo nome. Successivamente sono state proiettate una lettera di Giulio Bonacina, nativo di Galbiate, e un filmato in cui sua moglie e suo figlio raccontato i terribili anni di prigionia di cui Bonacina è stato vittima. Proprio a lui è dedicato il monumento posto di fronte al cimitero di Galbiate. Infine, ha preso la parola Chiara Spreafico la quale ha condiviso con i presenti ciò che le è stato raccontato da suo nonno Giuseppe Bonanomi.
Chiudendo la serata il vicesindaco Danilo Riva ha ringraziato i presenti e la professionalità delle volontarie di Leggere per Gioco e ha ricordato che il compito delle Amministrazioni è quello di organizzare eventi volti a non dimenticare ciò che è tragicamente accaduto per fare in modo che non si ripeta.