Anche Vik Arrigoni sul palco di Sanremo, con Fiorella Mannoia
La vittoria di Angelina Mango sul super televotato (ma fischiato in sala e “trombato” poi da sala stampa e radio) Geolier è ormai passata in secondo piano. A tenere banco, dopo Sanremo venti-ventiquattro (per dirla come Amadeus, perché 2024 fa brutto), non è nemmeno il toto conduttore per la prossima edizione, dopo l'uscita di scena – con la stessa carrozza usata dal sindaco di Santa Maria Efrem Brambilla per convolare a nozze – del direttore artistico dell'ultimo lustro e del suo “Ciuri” Fiorello.
Calato il sipario sul Festival, opinionisti, politici e cittadini comuni, spesso capaci di indignarsi solo sui social, stanno mantenendo calda la polemica che ruota attorno a quel “stop al genocidio” pronunciato da Ghali sul palco al termine della sua ultima esibizione, dopo che la sera prima, con un medley iniziato in arabo e terminato sulle note de L'Italiano di Toto Cutugno, aveva evidentemente rimarcato quella stranezza tutta nostrana dell'ostinarsi a considerare cittadini stranieri ragazzini, come lui stesso, nati qui da genitori immigrati.
Senza nemmeno aver bisogno di aggiungere “A Gaza”, “Stop al genocidio” ha suscitato l'indignazione dell'ambasciatore israeliano a Roma, sentitosi a questo punto chiaramente toccato nel vivo e punzecchiato anche dal testo della canzone del trentenne meneghino, scritta però prima dell'avvio dell'invasione della Striscia.
L'AD Rai Roberto Sergio ha affidato a un comunicato letto a Domenica In la sua autodifesa, ribadendo come l'emittente pubblica nei propri tg stia raccontando dall'indomani del 7 ottobre le barbarie commesse da Hamas e Mara Venir, da parte sua, ci ha messo il carico da 90 aggiungendo – fuori traccia – quel “queste sono parole che – ovviamente – condividiamo tutti”, contribuendo così, dopo aver già zittito Dargen D'Amico sul tema migranti, a ingigantire ulteriormente un polverone che, alla base, ha un concetto tanto banale quale la libertà di espressione, sempre - e questa ne è la riprova - meno garantita.
E' filato via, nell'indifferenza generale, invece, il “Restiamo Umani” scandito da Fiorella Mannoia lasciando il palco, sempre sabato sera, dopo aver cantato la sua Mariposa. Un altro netto riferimento a Gaza, alla Palestina e al “nostro” Vittorio Arrigoni che per quella terra, per quella popolazione ancora sotto le bombe, tanto si è speso, fino a venir assassinato proprio lì il 15 aprile 2011.
“Restiamo Umani” era il suo motto. Un invito attuale allora come oggi. Potente, per chi vuole ascoltare. Schierato, ma allo stesso tempo valido per tutti.
Calato il sipario sul Festival, opinionisti, politici e cittadini comuni, spesso capaci di indignarsi solo sui social, stanno mantenendo calda la polemica che ruota attorno a quel “stop al genocidio” pronunciato da Ghali sul palco al termine della sua ultima esibizione, dopo che la sera prima, con un medley iniziato in arabo e terminato sulle note de L'Italiano di Toto Cutugno, aveva evidentemente rimarcato quella stranezza tutta nostrana dell'ostinarsi a considerare cittadini stranieri ragazzini, come lui stesso, nati qui da genitori immigrati.
Senza nemmeno aver bisogno di aggiungere “A Gaza”, “Stop al genocidio” ha suscitato l'indignazione dell'ambasciatore israeliano a Roma, sentitosi a questo punto chiaramente toccato nel vivo e punzecchiato anche dal testo della canzone del trentenne meneghino, scritta però prima dell'avvio dell'invasione della Striscia.
L'AD Rai Roberto Sergio ha affidato a un comunicato letto a Domenica In la sua autodifesa, ribadendo come l'emittente pubblica nei propri tg stia raccontando dall'indomani del 7 ottobre le barbarie commesse da Hamas e Mara Venir, da parte sua, ci ha messo il carico da 90 aggiungendo – fuori traccia – quel “queste sono parole che – ovviamente – condividiamo tutti”, contribuendo così, dopo aver già zittito Dargen D'Amico sul tema migranti, a ingigantire ulteriormente un polverone che, alla base, ha un concetto tanto banale quale la libertà di espressione, sempre - e questa ne è la riprova - meno garantita.
E' filato via, nell'indifferenza generale, invece, il “Restiamo Umani” scandito da Fiorella Mannoia lasciando il palco, sempre sabato sera, dopo aver cantato la sua Mariposa. Un altro netto riferimento a Gaza, alla Palestina e al “nostro” Vittorio Arrigoni che per quella terra, per quella popolazione ancora sotto le bombe, tanto si è speso, fino a venir assassinato proprio lì il 15 aprile 2011.
“Restiamo Umani” era il suo motto. Un invito attuale allora come oggi. Potente, per chi vuole ascoltare. Schierato, ma allo stesso tempo valido per tutti.
A.M.