Costa: le opere di Bartesaghi e Aquilini in mostra in biblioteca
La mostra ''Esplorazioni. Ricerca sui linguaggi di arte visiva'', curata dalla storica dell’arte Annalisa Sala e inaugurata lo scorso sabato, resterà aperta fino a sabato 2 marzo negli orari di apertura della biblioteca di Costa Masnaga.
Vi si trovano esposti circa 26 lavori di pittura e di fotografia, di Giovanni Bartesaghi e Francesco Aquilini, due artisti del nostro territorio, dal quale hanno trovato ispirazione artistica e umana. In particolare Bartesaghi, fotografo amatoriale classe 1952, di Romanò di Inverigo, fondatore e ora presidente onorario del Circolo fotografico di Inverigo, si ispira all’arte della fotografia di cui diviene cultore a livello amatoriale. Dagli anni Settanta documenta luoghi e situazioni, attento a qualità simboliche e di significato, a cui affianca più avanti, l’interesse per la filosofia. Nel 2023 gli viene conferita l’onorificenza Fiaf come Benemerito della Fotografia Italiana per il suo pluriennale impegno.
Francesco Aquilini, nato a Roma nel 1938 risiede a Veduggio con Colzano dove è pittore e fotografo. L’intento, in pittura, è di riprodurre ''l’impressione del vero'' alla maniera dei Macchiaioli, ma in seguito abbandona il realismo figurativo per volgersi a valori quali la gestualità del segno, l’immediatezza espressiva. I nuovi dipinti nascono dal contatto diretto con la materia ed è il gesto a condurre il discorso; insieme istintivo e meditato, si muove in libere volute di arabeschi secondo ritmi spontanei, irregolari.
Entrambi i protagonisti della mostra sono presenti da tempo sulla scena culturale del nostro territorio, territorio da cui hanno tratto ispirazione e insegnamento per la loro formazione artistica e umana, e nel territorio hanno lasciato traccia di sé attraverso esposizioni e istallazioni o, in ogni caso, esperienze di collaborazioni a vario titolo con istituzioni pubbliche e private.
All’inaugurazione hanno presenziato l’assessore alla cultura Anna Cazzaniga e l’organizzatore della mostra Massimo Ciarloni.
''Nella ricerca artistica di Aquilini e Bartesaghi, l’immagine diviene proiezione visiva di impulsi psichici e sensoriali composti in un insieme che, se da una parte è in sé compiuto, dall’altra non esaurisce la sua potenzialità espressiva, volgendosi all’osservatore per nuove possibili significazioni – ha detto la storica dell’arte Annalisa Sala - Nella ricerca degli artisti in mostra, l’immagine diviene proiezione visiva di impulsi psichici e sensoriali. Punto di partenza è una fotografia, la quale viene interpretata e rielaborata mentre il supporto - tavola, tela, carta – si offre come spazio di trasfigurazione del vissuto. Facendo uso di strumenti differenti - applicativi software (Bartesaghi) oppure spugne, punte, colori (Aquilini) – essi offrono suggestioni duttili e immaginose: ricordano flussi di un’energia capace anche di stilizzarsi in strisce o di incastonarsi in squarci. Se i paesaggi di Bartesaghi rimettono in discussione la percezione dello spazio, i grafismi di Aquilini destabilizzano il tempo, ora alludendo ai pixel di una pagina elettronica ora evocando scritture antiche, dove i segni si perdono in una elegante astrazione''.
Nell’ambito della mostra, giovedì 22 febbraio Giovanni Bartesaghi dialogherà intorno al suo ultimo libro ''Dialogo a due'' e lo farà con Manuela Nicolini: un confronto anche per dimostrare come un’opera, a prescindere dal mezzo tecnico con cui viene prodotta - pennello e colori oppure software o dispositivi digitali - ha comunque una valenza culturale.
''La risonanza è il soggetto di ogni dipinto, di ogni stampa – prosegue la storica Annalisa Sala - Risonanza è amplificazione: essa agisce già all’inizio, quando la macrofotografia di Aquilini dilata un’ala di farfalla o una superficie screpolata – pietra o legno – evidenziando i segni del tempo oppure, in Bartesaghi, interviene a ribadire il dettaglio di una figura risignificando pieghe, gesti, posizioni. Una volta generato lo spazio dell’opera, la risonanza echeggia in colui che la osserva. Di fronte alle foto l’osservatore può aderire all’invito del nero ed entrarvi come fosse a casa propria, arrischiandosi dentro a un fondo senza fondo, che apre alla dimensione della libertà. E davanti alle scritture ad acrilico? Può abbandonarsi al fluire di un eloquio, le cui sillabe sembrano nascere l’una dall’altra in un incedere potenzialmente infinito''.
''Tutti i lavori esposti interpellano l’osservatore affinché attenui gli automatismi di lettura per vivere la danza ritmica dei segni, il simbolismo delle cromie. Non troverà approdo sicuro per l’occhio: nell’universo pitto-fotografico degli autori tutto è rimesso in gioco: il tratto annulla e conserva, confonde e indovina. Il discorso si fa percorso in Aquilini e si dirama nella rappresentazione di città. Le mappe possono essere girate o capovolte: sopra o sotto non importa, quando le coordinate sono svanite ed è un alfabeto cosmico ad esprimere la topografia del vissuto. La componente fantastico-inventiva è all’origine di quello scompiglio creativo caro anche a Bartesaghi. Forzando l’impassibilità del pc, egli distilla immagini visionarie in una strenua lotta, dove è l’imprevisto a vincere sul predisposto, dove è la norma a sottomettersi all’uomo'' ha concluso.
Vi si trovano esposti circa 26 lavori di pittura e di fotografia, di Giovanni Bartesaghi e Francesco Aquilini, due artisti del nostro territorio, dal quale hanno trovato ispirazione artistica e umana. In particolare Bartesaghi, fotografo amatoriale classe 1952, di Romanò di Inverigo, fondatore e ora presidente onorario del Circolo fotografico di Inverigo, si ispira all’arte della fotografia di cui diviene cultore a livello amatoriale. Dagli anni Settanta documenta luoghi e situazioni, attento a qualità simboliche e di significato, a cui affianca più avanti, l’interesse per la filosofia. Nel 2023 gli viene conferita l’onorificenza Fiaf come Benemerito della Fotografia Italiana per il suo pluriennale impegno.
Francesco Aquilini, nato a Roma nel 1938 risiede a Veduggio con Colzano dove è pittore e fotografo. L’intento, in pittura, è di riprodurre ''l’impressione del vero'' alla maniera dei Macchiaioli, ma in seguito abbandona il realismo figurativo per volgersi a valori quali la gestualità del segno, l’immediatezza espressiva. I nuovi dipinti nascono dal contatto diretto con la materia ed è il gesto a condurre il discorso; insieme istintivo e meditato, si muove in libere volute di arabeschi secondo ritmi spontanei, irregolari.
Entrambi i protagonisti della mostra sono presenti da tempo sulla scena culturale del nostro territorio, territorio da cui hanno tratto ispirazione e insegnamento per la loro formazione artistica e umana, e nel territorio hanno lasciato traccia di sé attraverso esposizioni e istallazioni o, in ogni caso, esperienze di collaborazioni a vario titolo con istituzioni pubbliche e private.
All’inaugurazione hanno presenziato l’assessore alla cultura Anna Cazzaniga e l’organizzatore della mostra Massimo Ciarloni.
''Nella ricerca artistica di Aquilini e Bartesaghi, l’immagine diviene proiezione visiva di impulsi psichici e sensoriali composti in un insieme che, se da una parte è in sé compiuto, dall’altra non esaurisce la sua potenzialità espressiva, volgendosi all’osservatore per nuove possibili significazioni – ha detto la storica dell’arte Annalisa Sala - Nella ricerca degli artisti in mostra, l’immagine diviene proiezione visiva di impulsi psichici e sensoriali. Punto di partenza è una fotografia, la quale viene interpretata e rielaborata mentre il supporto - tavola, tela, carta – si offre come spazio di trasfigurazione del vissuto. Facendo uso di strumenti differenti - applicativi software (Bartesaghi) oppure spugne, punte, colori (Aquilini) – essi offrono suggestioni duttili e immaginose: ricordano flussi di un’energia capace anche di stilizzarsi in strisce o di incastonarsi in squarci. Se i paesaggi di Bartesaghi rimettono in discussione la percezione dello spazio, i grafismi di Aquilini destabilizzano il tempo, ora alludendo ai pixel di una pagina elettronica ora evocando scritture antiche, dove i segni si perdono in una elegante astrazione''.
Nell’ambito della mostra, giovedì 22 febbraio Giovanni Bartesaghi dialogherà intorno al suo ultimo libro ''Dialogo a due'' e lo farà con Manuela Nicolini: un confronto anche per dimostrare come un’opera, a prescindere dal mezzo tecnico con cui viene prodotta - pennello e colori oppure software o dispositivi digitali - ha comunque una valenza culturale.
''La risonanza è il soggetto di ogni dipinto, di ogni stampa – prosegue la storica Annalisa Sala - Risonanza è amplificazione: essa agisce già all’inizio, quando la macrofotografia di Aquilini dilata un’ala di farfalla o una superficie screpolata – pietra o legno – evidenziando i segni del tempo oppure, in Bartesaghi, interviene a ribadire il dettaglio di una figura risignificando pieghe, gesti, posizioni. Una volta generato lo spazio dell’opera, la risonanza echeggia in colui che la osserva. Di fronte alle foto l’osservatore può aderire all’invito del nero ed entrarvi come fosse a casa propria, arrischiandosi dentro a un fondo senza fondo, che apre alla dimensione della libertà. E davanti alle scritture ad acrilico? Può abbandonarsi al fluire di un eloquio, le cui sillabe sembrano nascere l’una dall’altra in un incedere potenzialmente infinito''.
''Tutti i lavori esposti interpellano l’osservatore affinché attenui gli automatismi di lettura per vivere la danza ritmica dei segni, il simbolismo delle cromie. Non troverà approdo sicuro per l’occhio: nell’universo pitto-fotografico degli autori tutto è rimesso in gioco: il tratto annulla e conserva, confonde e indovina. Il discorso si fa percorso in Aquilini e si dirama nella rappresentazione di città. Le mappe possono essere girate o capovolte: sopra o sotto non importa, quando le coordinate sono svanite ed è un alfabeto cosmico ad esprimere la topografia del vissuto. La componente fantastico-inventiva è all’origine di quello scompiglio creativo caro anche a Bartesaghi. Forzando l’impassibilità del pc, egli distilla immagini visionarie in una strenua lotta, dove è l’imprevisto a vincere sul predisposto, dove è la norma a sottomettersi all’uomo'' ha concluso.