Bulciago: corteo a tappe per le vie del paese per chiedere Pace
"Perché stiamo facendo questa camminata? Perché il mondo ha bisogno di pace, a cominciare da noi''. È con queste parole, pronunciate dal parroco don Giovanni Colombo, che si è aperta la Camminata per la Pace di sabato 24 febbraio a Bulciago; un'iniziativa organizzata dal Comune insieme a quello di Barzago e alla Comunità Pastorale Maria Regina degli Apostoli: un'occasione che - allo scopo di promuovere la pace in risposta a ciò che sta avvenendo in Palestina e in Ucraina - ha riunito una numerosa folla di persone, composta in prevalenza da giovani, ragazzi e bambini.
Punto di partenza per il corteo, animato da torce e bandiere arcobaleno, è stato il cortile della scuola materna di Bulciago. "Pensare alla pace, pensare a cosa posso fare io, mi fa bene e ci fa bene. Per guidare questa camminata abbiamo scelto testimonianze di personaggi che vengono da epoche diverse e hanno storie diverse, ma hanno tutti in comune il desiderio di essere operatori di pace. Tutti si sono chiesti e si chiedono: "e io cosa posso fare?" E io allora, che cosa posso fare? Tu, cosa puoi fare?" ha iniziato il sacerdote, augurando così ai presenti un buon cammino per la pace, caratterizzato, per ogni tappa, da una lettura inerente.
La lettura scelta per dare il via all'iniziativa è stata tratta dagli scritti di Vittorio Arrigoni, soprannominato "Vik", nato a Besana Brianza nel 1975 e cittadino di Bulciago. Come si legge in un libretto distribuito all'inizio della manifestazione, all'età di 22 anni Vittorio comincia le sue esperienze come volontario, principalmente nei Paesi dell'Est europeo e in Africa. Nel 2002 raggiunge Gerusalemme Est per un campo di lavoro in Palestina e successivamente ritorna nei Territori Occupati dove inizia quella che diventerà la sua principale ragione di vita, ovvero la difesa dei diritti umani. Nel 2006 è in Congo e l'anno dopo in Libano in un campo profughi palestinesi. Messo sulla lista nera degli indesiderabili da Israele, dopo due tentativi di ingresso riesce a entrare in Gaza via mare il 23 agosto 2008, rompendo così il blocco via mare che dal 1967 Israele impone alla Striscia.
Quando nel dicembre 2008 Israele lancia l'operazione Piombo Fuso Vittorio è l'unico italiano presente nella Striscia di Gaza e i suoi racconti per il Manifesto hanno permesso di conoscere cosa veramente è accaduto in quel lembo di terra palestinese. Vittorio è stato ucciso a Gaza il 15 aprile 2011, a soli 36 anni, da un presunto gruppo di estremisti salafiti. I suoi scritti, la cui chiusura "restiamo umani" è poi diventata celebre, parlano di giustizia, difesa e rispetto dei diritti umani, specie dei più deboli e indifesi. A chiudere il momento da lui condotto, anche lo scritto "La pace verrà se tu credi" (Guilbert), prima di spostarsi verso la prima tappa della Camminata.
Luogo d'incontro in questo caso è stata la Piazza Aldo Moro, a pochi passi dal cortile della scuola. Protagonista di questo momento è stata Alae Al Said, nata a Roma nel 1991 da genitori palestinesi, attualmente residente a Milano dove studia Scienze politiche e Relazioni internazionali. Il suo primo romanzo, da cui è stata tratta la lettura della tappa, ha come titolo "Sabun", parola che in arabo significa "sapone", un oggetto che si staglia nel panorama di Nablus, dove la produzione artigianale di "sabun" ha quasi la connotazione di un rito sacro, in ogni suo passaggio. In questo contesto nasce e cresce la protagonista del romanzo, Asia, figlia di un saponaio, assieme al fratello Imran e alla migliore amica Leila.
Nonostante l'occupazione, la vita a Nablus procede serena, finché nel 1987 l'esistenza di tutti i personaggi viene improvvisamente sconvolta e con la Prima Intifada tutto è destinato a cambiare. Dell'estratto del romanzo, nello specifico, è stato letto della morte della madre di Asia, un ricordo ancora indelebile nella mente della protagonista. A seguire, prima di spostarsi verso la seconda tappa, è stata recitata in coro una preghiera per la pace scritta da Myrna Chàyo, docente di lingua araba nata ad Aleppo.
Protagonista della seconda tappa, quella tenutasi presso il Piccolo museo, è Martin Luther King, noto attivista, politico e protestante statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, insignito del premio Nobel per la pace il 14 ottobre 1964 a Oslo. Definito - come si legge, ancora, nel libricino citato in apertura - "apostolo instancabile della resistenza non violenta" ed "eroe e paladino dei reietti e degli emarginati", Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea affinché fosse abbattuto nella realtà americana degli anni cinquanta e sessanta ogni sorta di pregiudizio etnico. Ha predicato l'ottimismo creativo dell'amore e della resistenza non violenta, come la più sicura alternativa sia alla rassegnazione passiva, sia alla reazione violenta preferita da altri gruppi di colore. È stato ucciso a Memphis nel 1968.
A guidare questa tappa è stato un estratto dei suoi scritti, in merito all'amare i nostri nemici, a come l'amore sia l'unica forza capace di trasformare un nemico in un amico, e come per sua stessa natura, contrariamente all'odio, crei e costruisca. Ad accompagnare questa parte, inoltre, il video "La Danza della Vita" di Emiliano Toso e "Il volto della pace" di Paul Eluard, momenti condivisi da tutti i presenti.
La terza e ultima tappa, svoltasi presso il Belvedere di Bulciago, ha visto come protagonista Papa Francesco. Innumerevoli suoi discorsi e gesti, compresi gli incontri con i leader politici e quelli di altre religioni, vanno verso le definizioni di guerra come "male assoluto, terribile sciagura, virus senza vaccino, offesa verso l'umanità e verso Dio" e di pace come "condizione necessaria per lo sviluppo della vita umana e cuore delle religioni".
Nell'incontro di inizio anno con la diplomazia Vaticana Papa Francesco rivolge lo sguardo a tutti i numerosi conflitti, ovunque ci siano persone che soffrono a causa della guerra, la quale a sua volta è causa-effetto di altre "pandemie": povertà, sottosviluppo, mancanza di istruzione per le giovani generazioni, odi razziali, sfruttamento delle terre e delle risorse naturali. Dopo una lettura da parte del Pontefice, non poteva mancare un momento di preghiera comunitaria per la pace proprio di Papa Francesco, letta all'unisono da tutti i partecipanti.
Momento che ha poi lasciato spazio alla conclusione della Camminata, prima di tornare autonomamente al punto di partenza. Questo momento è stato animato dai ragazzi delle scuole medie, che hanno eseguito una coreografia sul brano "We choose peace" del Gen Verde, pezzo incentrato, come si evince dal titolo, sulla ricerca della pace e sul ripudio della guerra. A chiudere l'incontro dopo un'altra breve riflessione, poi, un momento di distribuzione di piccoli pensieri sulla pace, che ha permesso ai presenti di tornare a casa con un gradito messaggio di speranza.
Punto di partenza per il corteo, animato da torce e bandiere arcobaleno, è stato il cortile della scuola materna di Bulciago. "Pensare alla pace, pensare a cosa posso fare io, mi fa bene e ci fa bene. Per guidare questa camminata abbiamo scelto testimonianze di personaggi che vengono da epoche diverse e hanno storie diverse, ma hanno tutti in comune il desiderio di essere operatori di pace. Tutti si sono chiesti e si chiedono: "e io cosa posso fare?" E io allora, che cosa posso fare? Tu, cosa puoi fare?" ha iniziato il sacerdote, augurando così ai presenti un buon cammino per la pace, caratterizzato, per ogni tappa, da una lettura inerente.
La lettura scelta per dare il via all'iniziativa è stata tratta dagli scritti di Vittorio Arrigoni, soprannominato "Vik", nato a Besana Brianza nel 1975 e cittadino di Bulciago. Come si legge in un libretto distribuito all'inizio della manifestazione, all'età di 22 anni Vittorio comincia le sue esperienze come volontario, principalmente nei Paesi dell'Est europeo e in Africa. Nel 2002 raggiunge Gerusalemme Est per un campo di lavoro in Palestina e successivamente ritorna nei Territori Occupati dove inizia quella che diventerà la sua principale ragione di vita, ovvero la difesa dei diritti umani. Nel 2006 è in Congo e l'anno dopo in Libano in un campo profughi palestinesi. Messo sulla lista nera degli indesiderabili da Israele, dopo due tentativi di ingresso riesce a entrare in Gaza via mare il 23 agosto 2008, rompendo così il blocco via mare che dal 1967 Israele impone alla Striscia.
Quando nel dicembre 2008 Israele lancia l'operazione Piombo Fuso Vittorio è l'unico italiano presente nella Striscia di Gaza e i suoi racconti per il Manifesto hanno permesso di conoscere cosa veramente è accaduto in quel lembo di terra palestinese. Vittorio è stato ucciso a Gaza il 15 aprile 2011, a soli 36 anni, da un presunto gruppo di estremisti salafiti. I suoi scritti, la cui chiusura "restiamo umani" è poi diventata celebre, parlano di giustizia, difesa e rispetto dei diritti umani, specie dei più deboli e indifesi. A chiudere il momento da lui condotto, anche lo scritto "La pace verrà se tu credi" (Guilbert), prima di spostarsi verso la prima tappa della Camminata.
Luogo d'incontro in questo caso è stata la Piazza Aldo Moro, a pochi passi dal cortile della scuola. Protagonista di questo momento è stata Alae Al Said, nata a Roma nel 1991 da genitori palestinesi, attualmente residente a Milano dove studia Scienze politiche e Relazioni internazionali. Il suo primo romanzo, da cui è stata tratta la lettura della tappa, ha come titolo "Sabun", parola che in arabo significa "sapone", un oggetto che si staglia nel panorama di Nablus, dove la produzione artigianale di "sabun" ha quasi la connotazione di un rito sacro, in ogni suo passaggio. In questo contesto nasce e cresce la protagonista del romanzo, Asia, figlia di un saponaio, assieme al fratello Imran e alla migliore amica Leila.
Nonostante l'occupazione, la vita a Nablus procede serena, finché nel 1987 l'esistenza di tutti i personaggi viene improvvisamente sconvolta e con la Prima Intifada tutto è destinato a cambiare. Dell'estratto del romanzo, nello specifico, è stato letto della morte della madre di Asia, un ricordo ancora indelebile nella mente della protagonista. A seguire, prima di spostarsi verso la seconda tappa, è stata recitata in coro una preghiera per la pace scritta da Myrna Chàyo, docente di lingua araba nata ad Aleppo.
Protagonista della seconda tappa, quella tenutasi presso il Piccolo museo, è Martin Luther King, noto attivista, politico e protestante statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, insignito del premio Nobel per la pace il 14 ottobre 1964 a Oslo. Definito - come si legge, ancora, nel libricino citato in apertura - "apostolo instancabile della resistenza non violenta" ed "eroe e paladino dei reietti e degli emarginati", Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea affinché fosse abbattuto nella realtà americana degli anni cinquanta e sessanta ogni sorta di pregiudizio etnico. Ha predicato l'ottimismo creativo dell'amore e della resistenza non violenta, come la più sicura alternativa sia alla rassegnazione passiva, sia alla reazione violenta preferita da altri gruppi di colore. È stato ucciso a Memphis nel 1968.
A guidare questa tappa è stato un estratto dei suoi scritti, in merito all'amare i nostri nemici, a come l'amore sia l'unica forza capace di trasformare un nemico in un amico, e come per sua stessa natura, contrariamente all'odio, crei e costruisca. Ad accompagnare questa parte, inoltre, il video "La Danza della Vita" di Emiliano Toso e "Il volto della pace" di Paul Eluard, momenti condivisi da tutti i presenti.
La terza e ultima tappa, svoltasi presso il Belvedere di Bulciago, ha visto come protagonista Papa Francesco. Innumerevoli suoi discorsi e gesti, compresi gli incontri con i leader politici e quelli di altre religioni, vanno verso le definizioni di guerra come "male assoluto, terribile sciagura, virus senza vaccino, offesa verso l'umanità e verso Dio" e di pace come "condizione necessaria per lo sviluppo della vita umana e cuore delle religioni".
Nell'incontro di inizio anno con la diplomazia Vaticana Papa Francesco rivolge lo sguardo a tutti i numerosi conflitti, ovunque ci siano persone che soffrono a causa della guerra, la quale a sua volta è causa-effetto di altre "pandemie": povertà, sottosviluppo, mancanza di istruzione per le giovani generazioni, odi razziali, sfruttamento delle terre e delle risorse naturali. Dopo una lettura da parte del Pontefice, non poteva mancare un momento di preghiera comunitaria per la pace proprio di Papa Francesco, letta all'unisono da tutti i partecipanti.
Momento che ha poi lasciato spazio alla conclusione della Camminata, prima di tornare autonomamente al punto di partenza. Questo momento è stato animato dai ragazzi delle scuole medie, che hanno eseguito una coreografia sul brano "We choose peace" del Gen Verde, pezzo incentrato, come si evince dal titolo, sulla ricerca della pace e sul ripudio della guerra. A chiudere l'incontro dopo un'altra breve riflessione, poi, un momento di distribuzione di piccoli pensieri sulla pace, che ha permesso ai presenti di tornare a casa con un gradito messaggio di speranza.
G.G.