Mandic: in sala operatoria, ma grazie al personale mi sono sentito in qualche modo a casa
Sono in sala operatoria.
Attorno a me un muoversi di qua' e di là di persone color cachi che, pur nella delicatezza del momento, mi fanno in qualche modo sentire a casa. Nel tranquillo e ben organizzato prodigarsi attorno a me anche un simpatico dialogo non manca. Al punto che alla mia scherzosa richiesta di poter scegliere dove inviarmi nel mondo dei sogni prodotto dall' anestesia l' opzione per il mare mi accomuna ad un solerte medico che mi sta preparando.
Del resto quel sentirsi un po' a casa l' avevo già provato quando proprio accanto a me nella sala pre operatoria avevo scoperto un altro oggionese pure lui pronto per un intervento.
È questo un piccolo quadretto positivamente rappresentativo della mia mirata scelta di essere operato al Mandic.
Scelta che, come già scrivevo, era anche motivata dal voler contribuire, con un pur minimo gesto personale, alla arcinota "causa" del nosocomio meratese.
Del resto a supportare la validità di questa mia scelta anche sanitaria basterebbe quanto dettomi dal cortese primario che mi ha operato e cioè che si è avvalso di una attrezzatura laparoscopica d'avanguardia e cioè con tecnologia 3D.
Ma anche, solo per citare altro, la puntigliosa quanto cordiale raccolta preventiva dei dati pre operatori da parte della gentile addetta o la solerte umanità del personale che nel post intervento ci ha assistito. Qualità d'assistenza che avuto modo di apprezzare assieme al mio simpatico compagno di stanza padernese. Peraltro ho potuto con piacere pure costatare quanti letti fossero occupati nel reparto, segno del suo più che buon livello di attrattività.
E cosi pure verificare il cortese quanto tempestivo rispondere da parte dell' equipe medica ad alcuni miei quesiti posti anche dopo le dimissioni.
Quindi che dire oltre ad un meritatissimo grazie a tutto il personale se non indirizzare un esplicito invito a tutte le autorità sanitarie locali per la preservazione e il rilancio di tale struttura ospedaliera? E, specie ai sindaci di tutti i Territori provinciali, di tener costantemente monitorato lo stato di fatto e il miglioramento delle proprie strutture sanitarie pubbliche invertendo la nota tendenza nazionale, ma anche soprattutto regionale, di "privilegiare" sotto varia forma le strutture private.
Tutto ciò per garantire una effettiva universalità d'assistenza sanitaria e sociosanitaria anche e soprattutto per
tutti coloro che dispongono di redditi minimi e nullatenenti e quindi spesso impossibilitati a pagarsi prestazioni private a causa delle abnormi liste d'attesa.
Un elemento questo di indubitabile primaria valenza e civiltà.
Attorno a me un muoversi di qua' e di là di persone color cachi che, pur nella delicatezza del momento, mi fanno in qualche modo sentire a casa. Nel tranquillo e ben organizzato prodigarsi attorno a me anche un simpatico dialogo non manca. Al punto che alla mia scherzosa richiesta di poter scegliere dove inviarmi nel mondo dei sogni prodotto dall' anestesia l' opzione per il mare mi accomuna ad un solerte medico che mi sta preparando.
Del resto quel sentirsi un po' a casa l' avevo già provato quando proprio accanto a me nella sala pre operatoria avevo scoperto un altro oggionese pure lui pronto per un intervento.
È questo un piccolo quadretto positivamente rappresentativo della mia mirata scelta di essere operato al Mandic.
Scelta che, come già scrivevo, era anche motivata dal voler contribuire, con un pur minimo gesto personale, alla arcinota "causa" del nosocomio meratese.
Del resto a supportare la validità di questa mia scelta anche sanitaria basterebbe quanto dettomi dal cortese primario che mi ha operato e cioè che si è avvalso di una attrezzatura laparoscopica d'avanguardia e cioè con tecnologia 3D.
Ma anche, solo per citare altro, la puntigliosa quanto cordiale raccolta preventiva dei dati pre operatori da parte della gentile addetta o la solerte umanità del personale che nel post intervento ci ha assistito. Qualità d'assistenza che avuto modo di apprezzare assieme al mio simpatico compagno di stanza padernese. Peraltro ho potuto con piacere pure costatare quanti letti fossero occupati nel reparto, segno del suo più che buon livello di attrattività.
E cosi pure verificare il cortese quanto tempestivo rispondere da parte dell' equipe medica ad alcuni miei quesiti posti anche dopo le dimissioni.
Quindi che dire oltre ad un meritatissimo grazie a tutto il personale se non indirizzare un esplicito invito a tutte le autorità sanitarie locali per la preservazione e il rilancio di tale struttura ospedaliera? E, specie ai sindaci di tutti i Territori provinciali, di tener costantemente monitorato lo stato di fatto e il miglioramento delle proprie strutture sanitarie pubbliche invertendo la nota tendenza nazionale, ma anche soprattutto regionale, di "privilegiare" sotto varia forma le strutture private.
Tutto ciò per garantire una effettiva universalità d'assistenza sanitaria e sociosanitaria anche e soprattutto per
tutti coloro che dispongono di redditi minimi e nullatenenti e quindi spesso impossibilitati a pagarsi prestazioni private a causa delle abnormi liste d'attesa.
Un elemento questo di indubitabile primaria valenza e civiltà.
Germano Bosisio