Molteno: l’Europa al centro dell’incontro con il giornalista Gianni Borsa
''Scegliere l’Europa'' è il titolo della serata promossa dalla Fondazione Monsignor Ermanno Gerosa e patrocinata dalla Commissione Europea, del Comune di Molteno, dalla Comunità Pastorale dei Santi Martino e Benedetto e dall’Azione Cattolica Ambrosiana. Relatore dell’incontro, che si è tenuto nella sede della scuola dell’infanzia di Molteno, è stato il dottor Gianni Borsa, giornalista professionista, corrispondente dell’agenzia stampa SIR da Bruxelles e Strasburgo.
''Perché questo incontro in una scuola dell'infanzia? – ha detto il presidente della Fondazione Mario Vismara dando il benvenuto ai presenti - Sembra un tema lontano dal mondo dei più piccoli. L’Europa invece è presente nella quotidianità dei bambini e dal Covid in poi si sente con maggior frequenza parlare di Europa, che però c’è da decenni e dà linee guida anche nel mondo della scuola. Se vogliamo guardare a una prospettiva più lunga, le direttive avranno influenza nel futuro dei bambini. Ecco perché abbiamo deciso di proporre l’incontro qui. Grazie a tutti gli enti che hanno patrocinato la serata e a Matteo Bonacina che ha curato l’organizzazione in tutti i dettagli. Grazie al dottor Borsa che ci dedica questa serata e al personale della scuola che ha accolto l’invito con entusiasmo trasferendo il tema ai bambini e focalizzando alcune attività didattiche sull’Unione Europea''.
In sala erano presenti i risultati del laboratorio ''Jooki - riunione del bosco'', tratto dalla storia trovata dal corpo docenti sul sito dell’Unione Europea per spiegare il concetto di unione. Come spiegato dalle formatrici, i bambini hanno riflettuto sulla pace, sulla regolazione dei conflitti e sulle regole.
Matteo Bonacina, promotore dell’incontro, ha sottolineato come ''il tema dell’amicizia, della solidarietà e della prossimità comincino da piccoli'', prima di un’ampia riflessione personale su temi legati all’incontro e da lui approfonditi: ''Alla base delle nostre difficoltà, italiane e quindi europee, vi è una globalizzazione che non ha allargato lo spazio delle democrazie, cosiddette liberali. Se si guarda solo al continente asiatico, dove imperano le autocrazie e i regimi democratici sono presenti a pieno titolo solo in Giappone, Sud Corea e Taiwan e con l’India a metà strada. Viceversa, in molti Paesi occidentali, Stati Uniti in primo luogo, ha preso piede la disaffezione. I vantaggi di un consumo di merci a basso costo alla lunga non ha compensato la perdita di posti di lavoro, il fallimento di aziende e il declassamento sociale del ceto medio. Chi ha più subito è stata l’Europa che si è vista lentamente trascinare dalla centralità di una posizione di forza economica alla marginalità politica''.
Bonacina ritiene che tutti gli stati membri, uniti e coesi, possano influenzare le condotte dei contraenti e ha esposto il suo pensiero in merito al ruolo che l’Europa deve avere. ''Una presenza autorevole dell’Europa è tuttavia decisiva per tutto l’Occidente. Porrebbe le basi per una pace in Ucraina a condizioni eque. In fin dei conti, distogliere la Russia dall’alleanza con la Cina vorrebbe dire indebolire il fronte avverso delle autocrazie. I popoli europei, pur con tutte le divisioni, una cosa hanno imparato in questi ultimi ottant’anni di benessere condiviso: è la democrazia il valore da difendere. Non da ultimo, ricordando che il fondamento dell’Europa era mettere insieme diversi Paesi per costruire qualcosa di nuovo, chiudere con la tragedia del passato, lavorare insieme, mettere le risorse in comune per costruire un futuro prospero e di pace''.
Il giornalista Gianni Borsa, in maniera chiara, ha offerto una panoramica sull’Unione Europea (UE), spiegandone l’utilità e gli orizzonti futuri. ''Quando parliamo di Unione Europea, parliamo di politica che è l’ottica di rispondere ai problemi dei cittadini, di una comunità. La politica comprende anche un minimo di conoscenza di diritti e doveri. Bisogna comprendere la complessità della risposta politica, accettando i limiti e indagando progettualità e strumenti, ma occorre anche comprendere il contesto in cui ci muoviamo. L’Europa è una potenza economica con 450 milioni di cittadini e legami con il resto del mondo, ma in un mappamondo si vede poco''.
''L’Europa è grande ma in questo mondo è piccola: se è piccola l’Europa, figuriamoci i paesi membri. I grandi protagonisti sono Cina, India, Stati Uniti e quelli emergenti come Messico, Brasile e Nigeria. Dobbiamo considerarci in questo contesto'' ha aggiunto. Vanno prese in considerazione la demografia, le migrazioni, i conflitti, la sfida climatica e le potenze mondiali.
È stato offerto anche un inquadramento storico della costruzione di quella che oggi conosciamo come Unione Europea, quando ''alcuni paesi hanno deciso di cedere un pezzo di sovranità ad altra organizzazione al quale chiedono di fare qualcosa per loro e questo accade per la prima volta'' ha specificato Borsa. I valori fondamentali dell’UE sono i seguenti: solidarietà, sussidiarietà, persona al centro, apertura al mondo, stare insieme, risposte a sfide comuni e unità nella diversità. Un cenno poi alle istituzioni che la formano e al loro ruolo: Parlamento europeo (con potere legislativo e di bilancio), consiglio europeo (formato dai rappresentanti dei governi nazionali), commissione UE (gestisce le politiche e assegna i finanziamenti) e consiglio dell’Unione Europea (costituito dai Capi di Stato e di governo).
''Cosa è stato realizzato fino a oggi? – ha domandato Borsa, illustrando il percorso compito in 70 anni - Non sono più state combattute le guerre tra stati, c’è una democrazia, ci sono diritti individuali e comunitari e welfare. Qualche volta, come europei, ci dimentichiamo queste cose, nate da una convergenza tra principi cardine degli stati. L’Unione Europea è spesso più apprezzata da chi sta fuori rispetto a noi che siamo dentro''.
''Anche all’interno dell’UE ci sono grandi differenze e le convergenze progressive servono a far sì che tutti i cittadini abbiamo medesimi diritti e doveri. Cosa resta da fare? riforme (cittadini al centro, più forza a Parlamento e Commissione, abolizione diritto di veto), vivere l’UE (cittadinanza, demos europeo) e nuovi ambiti di azione (sovranità e governance). Agli eurodeputati che eleggeremo a giugno, diamo impegni importanti. Per la costruzione di un popolo europeo, il contributo deve venire da tanti attori (associazioni, scuola, politica, istituzioni religiose)''.
Il giornalista ha concluso l’intervento, prima del confronto con il pubblico, con un messaggio di David Sassoli, che fu presidente del parlamento europeo, in occasione degli auguri di Natale alla popolazione: ''La speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo ogni forma di ingiustizia. Quello che mi è piaciuto di questo discorso l’ho capito quando stavo scrivendo una sua biografia: è un uomo che conosce la sua situazione, sa che era a fine vita, eppure fa un discorso sulla speranza. Dobbiamo guardare avanti con fiducia, che è un comprendere quali passi fare per un’Italia e un’Europa migliore''.
''Perché questo incontro in una scuola dell'infanzia? – ha detto il presidente della Fondazione Mario Vismara dando il benvenuto ai presenti - Sembra un tema lontano dal mondo dei più piccoli. L’Europa invece è presente nella quotidianità dei bambini e dal Covid in poi si sente con maggior frequenza parlare di Europa, che però c’è da decenni e dà linee guida anche nel mondo della scuola. Se vogliamo guardare a una prospettiva più lunga, le direttive avranno influenza nel futuro dei bambini. Ecco perché abbiamo deciso di proporre l’incontro qui. Grazie a tutti gli enti che hanno patrocinato la serata e a Matteo Bonacina che ha curato l’organizzazione in tutti i dettagli. Grazie al dottor Borsa che ci dedica questa serata e al personale della scuola che ha accolto l’invito con entusiasmo trasferendo il tema ai bambini e focalizzando alcune attività didattiche sull’Unione Europea''.
In sala erano presenti i risultati del laboratorio ''Jooki - riunione del bosco'', tratto dalla storia trovata dal corpo docenti sul sito dell’Unione Europea per spiegare il concetto di unione. Come spiegato dalle formatrici, i bambini hanno riflettuto sulla pace, sulla regolazione dei conflitti e sulle regole.
Matteo Bonacina, promotore dell’incontro, ha sottolineato come ''il tema dell’amicizia, della solidarietà e della prossimità comincino da piccoli'', prima di un’ampia riflessione personale su temi legati all’incontro e da lui approfonditi: ''Alla base delle nostre difficoltà, italiane e quindi europee, vi è una globalizzazione che non ha allargato lo spazio delle democrazie, cosiddette liberali. Se si guarda solo al continente asiatico, dove imperano le autocrazie e i regimi democratici sono presenti a pieno titolo solo in Giappone, Sud Corea e Taiwan e con l’India a metà strada. Viceversa, in molti Paesi occidentali, Stati Uniti in primo luogo, ha preso piede la disaffezione. I vantaggi di un consumo di merci a basso costo alla lunga non ha compensato la perdita di posti di lavoro, il fallimento di aziende e il declassamento sociale del ceto medio. Chi ha più subito è stata l’Europa che si è vista lentamente trascinare dalla centralità di una posizione di forza economica alla marginalità politica''.
Bonacina ritiene che tutti gli stati membri, uniti e coesi, possano influenzare le condotte dei contraenti e ha esposto il suo pensiero in merito al ruolo che l’Europa deve avere. ''Una presenza autorevole dell’Europa è tuttavia decisiva per tutto l’Occidente. Porrebbe le basi per una pace in Ucraina a condizioni eque. In fin dei conti, distogliere la Russia dall’alleanza con la Cina vorrebbe dire indebolire il fronte avverso delle autocrazie. I popoli europei, pur con tutte le divisioni, una cosa hanno imparato in questi ultimi ottant’anni di benessere condiviso: è la democrazia il valore da difendere. Non da ultimo, ricordando che il fondamento dell’Europa era mettere insieme diversi Paesi per costruire qualcosa di nuovo, chiudere con la tragedia del passato, lavorare insieme, mettere le risorse in comune per costruire un futuro prospero e di pace''.
Il giornalista Gianni Borsa, in maniera chiara, ha offerto una panoramica sull’Unione Europea (UE), spiegandone l’utilità e gli orizzonti futuri. ''Quando parliamo di Unione Europea, parliamo di politica che è l’ottica di rispondere ai problemi dei cittadini, di una comunità. La politica comprende anche un minimo di conoscenza di diritti e doveri. Bisogna comprendere la complessità della risposta politica, accettando i limiti e indagando progettualità e strumenti, ma occorre anche comprendere il contesto in cui ci muoviamo. L’Europa è una potenza economica con 450 milioni di cittadini e legami con il resto del mondo, ma in un mappamondo si vede poco''.
''L’Europa è grande ma in questo mondo è piccola: se è piccola l’Europa, figuriamoci i paesi membri. I grandi protagonisti sono Cina, India, Stati Uniti e quelli emergenti come Messico, Brasile e Nigeria. Dobbiamo considerarci in questo contesto'' ha aggiunto. Vanno prese in considerazione la demografia, le migrazioni, i conflitti, la sfida climatica e le potenze mondiali.
È stato offerto anche un inquadramento storico della costruzione di quella che oggi conosciamo come Unione Europea, quando ''alcuni paesi hanno deciso di cedere un pezzo di sovranità ad altra organizzazione al quale chiedono di fare qualcosa per loro e questo accade per la prima volta'' ha specificato Borsa. I valori fondamentali dell’UE sono i seguenti: solidarietà, sussidiarietà, persona al centro, apertura al mondo, stare insieme, risposte a sfide comuni e unità nella diversità. Un cenno poi alle istituzioni che la formano e al loro ruolo: Parlamento europeo (con potere legislativo e di bilancio), consiglio europeo (formato dai rappresentanti dei governi nazionali), commissione UE (gestisce le politiche e assegna i finanziamenti) e consiglio dell’Unione Europea (costituito dai Capi di Stato e di governo).
''Cosa è stato realizzato fino a oggi? – ha domandato Borsa, illustrando il percorso compito in 70 anni - Non sono più state combattute le guerre tra stati, c’è una democrazia, ci sono diritti individuali e comunitari e welfare. Qualche volta, come europei, ci dimentichiamo queste cose, nate da una convergenza tra principi cardine degli stati. L’Unione Europea è spesso più apprezzata da chi sta fuori rispetto a noi che siamo dentro''.
''Anche all’interno dell’UE ci sono grandi differenze e le convergenze progressive servono a far sì che tutti i cittadini abbiamo medesimi diritti e doveri. Cosa resta da fare? riforme (cittadini al centro, più forza a Parlamento e Commissione, abolizione diritto di veto), vivere l’UE (cittadinanza, demos europeo) e nuovi ambiti di azione (sovranità e governance). Agli eurodeputati che eleggeremo a giugno, diamo impegni importanti. Per la costruzione di un popolo europeo, il contributo deve venire da tanti attori (associazioni, scuola, politica, istituzioni religiose)''.
Il giornalista ha concluso l’intervento, prima del confronto con il pubblico, con un messaggio di David Sassoli, che fu presidente del parlamento europeo, in occasione degli auguri di Natale alla popolazione: ''La speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo ogni forma di ingiustizia. Quello che mi è piaciuto di questo discorso l’ho capito quando stavo scrivendo una sua biografia: è un uomo che conosce la sua situazione, sa che era a fine vita, eppure fa un discorso sulla speranza. Dobbiamo guardare avanti con fiducia, che è un comprendere quali passi fare per un’Italia e un’Europa migliore''.
M.Mau.