La poesia di Umberto Colombo/71: l'albero come specchio dell'esistenza
In questo inizio di primavera, complice l’innalzamento delle temperature e la fioritura, Umberto Colombo, nella poesia odierna, torna a farci osservare la natura, in particolare gli alberi. Non una varietà specifica, bensì qualsiasi – che non sta per tutti – ma qualunque possa, in ciascuno di noi, trasmettere stupore e accendere il pensiero sulla natura e i suoi affascinanti movimenti che sono pura vita.
L’albero, quindi, come specchio dell’esistenza umana. In un momento di contemplazione dell’arbusto, si più arrivare un maggior sguardo dentro noi stessi: dall’osservazione dell’albero, con le fronde, le foglie, i rami pensare a una metafora con la nostra vita, altrettanto varia e stupefacente in tutte le sfaccettature, sia positive che negative.''Un giorno mi son fermato davanti ad un grande albero solo, imponente, in una radura aperta, dove il profumo di erba e di fiori uniti lo sussurrar di vento davano serenità e pace e l’albero con suo bisbigliar di foglie ne era il sottofondo agreste'' racconta Colombo. ''Lo guardavo e m’immedesimavo al suo ardire. Bello, frondoso e pieno di pace in una realtà diversa. La natura offre un’infinità di cose, ma quell’albero era il soggetto. Trovarsi in silenzio e cercando di comunicare con questa maestosa vitalità, e da lui in risposta una gragnola di quiete e di tanta limpidezza d’amore''.
Umberto Colombo
L’albero, quindi, come specchio dell’esistenza umana. In un momento di contemplazione dell’arbusto, si più arrivare un maggior sguardo dentro noi stessi: dall’osservazione dell’albero, con le fronde, le foglie, i rami pensare a una metafora con la nostra vita, altrettanto varia e stupefacente in tutte le sfaccettature, sia positive che negative.''Un giorno mi son fermato davanti ad un grande albero solo, imponente, in una radura aperta, dove il profumo di erba e di fiori uniti lo sussurrar di vento davano serenità e pace e l’albero con suo bisbigliar di foglie ne era il sottofondo agreste'' racconta Colombo. ''Lo guardavo e m’immedesimavo al suo ardire. Bello, frondoso e pieno di pace in una realtà diversa. La natura offre un’infinità di cose, ma quell’albero era il soggetto. Trovarsi in silenzio e cercando di comunicare con questa maestosa vitalità, e da lui in risposta una gragnola di quiete e di tanta limpidezza d’amore''.
Guardando un albero
imponente, maestoso, distensivo
lo guardi e ti senti piccolo, ma rinfrancato
un albero ti dona pace e piacenza al vivo
tanto la sua figura ferma ti ha portato
con grande meraviglia osservi il frondoso
ne penetri all’interno del fogliame, un ramo,
lo intravedi è forte e degno, qua e là nodoso,
frutto di passate stagioni, noi pensiamo
ma questa pianta nel suo nucleo vitale
sente l’importanza del suo aspetto
è fiera d’esser cresciuta sul terren locale
e guadagnarsi così un gran rispetto
a fondo ha portato in abbondanza le sue radici
per assicurar del cibo e linfa al suo vigore
e dar sostegno e vita a tutte le sue pendici
con grande forza di nervo e di colore
dal sole prende col suo fogliame altra energia
e questa le consente di raggiunger l’essenziale
che dai condotti sotto la sua scorza invia
al complemento intero corporale
Dobbiamo rispettare il vegetal di questa vita
la sua bellezza e forza è un dono di natura
evitiamo col taglio di provocarle una ferita
finché possiamo, questo sarà una cosa pura
apriamoci alla forza di tanta gagliardia
scopriamone i segreti di natura e di pensiero
da lei possiamo trarne i segreti d’abbazia
e trovare in noi stessi il tono più che vero
rispetto, sentimento e l’amore per tutti noi
da questa forza di vita di fronde e di concetto
apriamoci al suo dittongo col momento non del poi
ma irraggiamoci di luce che porti al suo perfetto
Umberto Colombo