Castello ospita Fumagalli di Nameless: una storia, la sua, che ha preso il via dal paese
La musica è una sorta di linguaggio universale, capace di spingersi al di là delle barriere linguistiche esistenti. Negli ultimi anni la provincia di Lecco è entrata di diritto nel gotha musicale grazie alla presenza consolidata ed estiva di Nameless Music Festival.
La kermesse rappresenta uno dei più importanti eventi europei di musica, ma in pochi conoscono le origini e le radici da cui si è sviluppato un fenomeno di tale portata. A tal proposito, venerdì 12 aprile alle 20.45 presso l’area feste di Prestabbio, il Comune di Castello Brianza, la Biblioteca comunale e l’Associazione Culturale San Donato hanno organizzato un incontro con Alberto Fumagalli, CEO e fondatore di Nameless.
Alberto era visibilmente emozionato in quanto è sostanzialmente tornato dove tutto è partito, cioè la struttura di Prestabbio. Ed è proprio da qui che parte il suo racconto: ''vent'anni fa organizzavo feste di piccolo taglio qui nel mio paese d'origine, dopodiché ho pensato di mettere in piedi una manifestazione nel campo di calcio dell'oratorio. Gli eventi sono sempre stati la mia passione e giravo bar, ristoranti e locali, anche a 100 chilometri di distanza per amore di questo ambito. La mia formazione invece riguarda tutt’altro, avendo studiato informatica all’istituto Badoni di Lecco''. La passione ha rappresentato quindi la benzina insostituibile di questa storia di successo.
Alberto è sostanzialmente uno ''chef che è riuscito a realizzare il suo miglior piatto'' e ha spiegato alla platea gli ingredienti e i passaggi necessari per arrivare a questo punto. ''Pazienza, ambizione e convinzione sono aspetti cruciali per entrare nella musica. Dobbiamo essere sinceri, il mondo musicale è molto chiuso e non sempre coloro che sfondano devono il loro successo al talento. Il mio segreto è sempre stato quello di non pensare di guadagnare con la musica. Ho dato un taglio prettamente passionale al mio percorso e ciò mi ha permesso di creare un prodotto che fa dell’originalità la sua più grande forza. Un altro aspetto chiave è la vicinanza di persone affidabili che oggi sono fra le migliori dei rispettivi ambiti e con le quali ho formato un gran bel team'' ha proseguito, davanti ad un pubblico numeroso.
Così come una foto di buona qualità richiede un'ottima messa a fuoco, anche la professione di Alberto deve essere inquadrata con caratteristiche ben precise affinché possa risultare di nitida comprensione alla platea: ''io sono sostanzialmente un promoter e la maggior parte di queste figure è partita da realtà come Milano e Roma, le quali ovviamente offrono un elevato numero di possibilità. Io invece ho iniziato nel contesto di un piccolo paese quale Castello Brianza e di conseguenza per emergere ho dovuto inventare qualcosa di nuovo e originale. Io dico sempre che il mio lavoro è apparentemente divertente, ma in realtà molto complesso in quanto è necessario pensare ad ogni dettaglio, a partire dall’ingaggio e alla gestione degli artisti fino ad arrivare al noleggio dei palchi, montaggio e agli aspetti più strettamente logistici''.
Il focus della chiacchierata si è poi spostato sul prodotto creato da Alberto: il Nameless Music Festival. ''Nameless e la traduzione errata della parola innominato. L'idea ci è venuta in quanto il giorno in cui ci hanno chiesto di trovare un nome alla nostra iniziativa ci trovavamo proprio alla rocca dell’Innominato. Il nostro territorio non è mai stato abituato ad accogliere eventi di media e grande portata, di conseguenza, non nego che all'inizio è stato complesso cercare di eliminare lo scetticismo diffuso intorno ad un'esperienza del genere. Nel corso della mia vita ho viaggiato moltissimo e ho presenziato sostanzialmente a tutti i principali Festival europei cercando di capirne i punti di forza e di debolezza. Abbiamo organizzato la prima edizione nel 2013 in zona Bione a Lecco e ricordo chiaramente che le forze dell'ordine avevano subito sollevato numerosi dubbi riguardo la sicurezza dell’evento ed eventuali rappresaglie. Il nostro obiettivo è sempre stato fin dall’inizio quello di garantire un elevatissimo livello di sicurezza quasi da controllo in aeroporto, e con il passare degli anni le autorità hanno iniziato a sentirsi più a loro agio interfacciandosi con noi. Nel 2015 ci siamo spostati a Barzio, nel 2020 è scoppiato il covid, mentre nel 2022 ci siamo piazzati ad Annone. Dal punto di visto del network relazionale è come se avessimo dovuto ricominciare da zero più volte''.
Nameless è un qualcosa di innovativo ma non rappresenta in un certo senso una novità assoluta. ''Noi non abbiamo inventato nulla. Dando uno sguardo all’Europa è possibile notare l'esistenza di grandi eventi concettualmente simili al nostro come in Inghilterra o su un'isola in mezzo al Danubio. L'originalità di Nameless sta nel fatto che il cliente viene da noi in quanto è legato al marchio e al territorio a prescindere dagli artisti che vanno ad esibirsi. Abbiamo delle peculiarità importanti come la presenza di palchi contemporaneamente funzionanti e con diversi generi musicali, controlli molto efficienti, il divieto di rientro al festival dopo essere usciti e il primo palco alimentato per mezzo di pannelli solari. Lo stage Namaless è stato il più grande d’Italia insieme a quello di Marco Mengoni e ad oggi molti artisti ci chiamano per venire ad esibirsi da noi''.
Alberto ha poi tracciato le linee guida per il futuro. ''Nameless genera un indotto di 15 milioni di euro nei paesi circostanti per quanto riguarda alloggi, ristoranti eccetera. Abbiamo intenzione di raggiungere il nostro obiettivo aziendale nell'arco di tre anni. Nell'edizione 2024, l'obiettivo è il miglioramento dei servizi interni al Festival''.
La kermesse si è chiusa con una sessione di domande e risposte in cui è emersa la lungimiranza di Alberto e del suo team nell'aver ampliato il Festival al mondo hip hop, in grande ascesa in questi ultimi anni, e una serie di aneddoti divertenti riguardanti la storia del festival.
L’incontro con Alberto Fumagalli si inserisce in una serie di eventi promossi dalla San Donato per esaltare gli artisti del territorio. Alla kermesse a questo proposito hanno presenziato Maria Antonietta Panzeri dell'associazione culturale, oltre al sindaco di Castello Brianza Aldo Riva e ad Elena Formenti, assessore alla cultura.
È sempre molto bello poter ammirare il carisma e il carattere di coloro che hanno la forza di credere nella realizzazione dei propri sogni e la capacità di sfruttarli per costruire un qualcosa di storico e indimenticabile. Alberto Fumagalli rappresenta un esempio che calza a pennello con questa definizione, e il fatto che sia originario di Castello Brianza deve rendere molto fieri tutti i paesani e gli appassionati brianzoli di musica elettronica.
La kermesse rappresenta uno dei più importanti eventi europei di musica, ma in pochi conoscono le origini e le radici da cui si è sviluppato un fenomeno di tale portata. A tal proposito, venerdì 12 aprile alle 20.45 presso l’area feste di Prestabbio, il Comune di Castello Brianza, la Biblioteca comunale e l’Associazione Culturale San Donato hanno organizzato un incontro con Alberto Fumagalli, CEO e fondatore di Nameless.
Alberto era visibilmente emozionato in quanto è sostanzialmente tornato dove tutto è partito, cioè la struttura di Prestabbio. Ed è proprio da qui che parte il suo racconto: ''vent'anni fa organizzavo feste di piccolo taglio qui nel mio paese d'origine, dopodiché ho pensato di mettere in piedi una manifestazione nel campo di calcio dell'oratorio. Gli eventi sono sempre stati la mia passione e giravo bar, ristoranti e locali, anche a 100 chilometri di distanza per amore di questo ambito. La mia formazione invece riguarda tutt’altro, avendo studiato informatica all’istituto Badoni di Lecco''. La passione ha rappresentato quindi la benzina insostituibile di questa storia di successo.
Alberto è sostanzialmente uno ''chef che è riuscito a realizzare il suo miglior piatto'' e ha spiegato alla platea gli ingredienti e i passaggi necessari per arrivare a questo punto. ''Pazienza, ambizione e convinzione sono aspetti cruciali per entrare nella musica. Dobbiamo essere sinceri, il mondo musicale è molto chiuso e non sempre coloro che sfondano devono il loro successo al talento. Il mio segreto è sempre stato quello di non pensare di guadagnare con la musica. Ho dato un taglio prettamente passionale al mio percorso e ciò mi ha permesso di creare un prodotto che fa dell’originalità la sua più grande forza. Un altro aspetto chiave è la vicinanza di persone affidabili che oggi sono fra le migliori dei rispettivi ambiti e con le quali ho formato un gran bel team'' ha proseguito, davanti ad un pubblico numeroso.
Così come una foto di buona qualità richiede un'ottima messa a fuoco, anche la professione di Alberto deve essere inquadrata con caratteristiche ben precise affinché possa risultare di nitida comprensione alla platea: ''io sono sostanzialmente un promoter e la maggior parte di queste figure è partita da realtà come Milano e Roma, le quali ovviamente offrono un elevato numero di possibilità. Io invece ho iniziato nel contesto di un piccolo paese quale Castello Brianza e di conseguenza per emergere ho dovuto inventare qualcosa di nuovo e originale. Io dico sempre che il mio lavoro è apparentemente divertente, ma in realtà molto complesso in quanto è necessario pensare ad ogni dettaglio, a partire dall’ingaggio e alla gestione degli artisti fino ad arrivare al noleggio dei palchi, montaggio e agli aspetti più strettamente logistici''.
Il focus della chiacchierata si è poi spostato sul prodotto creato da Alberto: il Nameless Music Festival. ''Nameless e la traduzione errata della parola innominato. L'idea ci è venuta in quanto il giorno in cui ci hanno chiesto di trovare un nome alla nostra iniziativa ci trovavamo proprio alla rocca dell’Innominato. Il nostro territorio non è mai stato abituato ad accogliere eventi di media e grande portata, di conseguenza, non nego che all'inizio è stato complesso cercare di eliminare lo scetticismo diffuso intorno ad un'esperienza del genere. Nel corso della mia vita ho viaggiato moltissimo e ho presenziato sostanzialmente a tutti i principali Festival europei cercando di capirne i punti di forza e di debolezza. Abbiamo organizzato la prima edizione nel 2013 in zona Bione a Lecco e ricordo chiaramente che le forze dell'ordine avevano subito sollevato numerosi dubbi riguardo la sicurezza dell’evento ed eventuali rappresaglie. Il nostro obiettivo è sempre stato fin dall’inizio quello di garantire un elevatissimo livello di sicurezza quasi da controllo in aeroporto, e con il passare degli anni le autorità hanno iniziato a sentirsi più a loro agio interfacciandosi con noi. Nel 2015 ci siamo spostati a Barzio, nel 2020 è scoppiato il covid, mentre nel 2022 ci siamo piazzati ad Annone. Dal punto di visto del network relazionale è come se avessimo dovuto ricominciare da zero più volte''.
Nameless è un qualcosa di innovativo ma non rappresenta in un certo senso una novità assoluta. ''Noi non abbiamo inventato nulla. Dando uno sguardo all’Europa è possibile notare l'esistenza di grandi eventi concettualmente simili al nostro come in Inghilterra o su un'isola in mezzo al Danubio. L'originalità di Nameless sta nel fatto che il cliente viene da noi in quanto è legato al marchio e al territorio a prescindere dagli artisti che vanno ad esibirsi. Abbiamo delle peculiarità importanti come la presenza di palchi contemporaneamente funzionanti e con diversi generi musicali, controlli molto efficienti, il divieto di rientro al festival dopo essere usciti e il primo palco alimentato per mezzo di pannelli solari. Lo stage Namaless è stato il più grande d’Italia insieme a quello di Marco Mengoni e ad oggi molti artisti ci chiamano per venire ad esibirsi da noi''.
Alberto ha poi tracciato le linee guida per il futuro. ''Nameless genera un indotto di 15 milioni di euro nei paesi circostanti per quanto riguarda alloggi, ristoranti eccetera. Abbiamo intenzione di raggiungere il nostro obiettivo aziendale nell'arco di tre anni. Nell'edizione 2024, l'obiettivo è il miglioramento dei servizi interni al Festival''.
La kermesse si è chiusa con una sessione di domande e risposte in cui è emersa la lungimiranza di Alberto e del suo team nell'aver ampliato il Festival al mondo hip hop, in grande ascesa in questi ultimi anni, e una serie di aneddoti divertenti riguardanti la storia del festival.
L’incontro con Alberto Fumagalli si inserisce in una serie di eventi promossi dalla San Donato per esaltare gli artisti del territorio. Alla kermesse a questo proposito hanno presenziato Maria Antonietta Panzeri dell'associazione culturale, oltre al sindaco di Castello Brianza Aldo Riva e ad Elena Formenti, assessore alla cultura.
È sempre molto bello poter ammirare il carisma e il carattere di coloro che hanno la forza di credere nella realizzazione dei propri sogni e la capacità di sfruttarli per costruire un qualcosa di storico e indimenticabile. Alberto Fumagalli rappresenta un esempio che calza a pennello con questa definizione, e il fatto che sia originario di Castello Brianza deve rendere molto fieri tutti i paesani e gli appassionati brianzoli di musica elettronica.
M.G.