Annone, crollo del ponte: in Appello condanne più lievi per Sesana e Valsecchi (Provincia LC). Assolto il dirigente Anas
Un'assoluzione e due condanne, seppur in forma più lieve rispetto a quanto era stato stabilito nel giudizio di primo grado. Negli scorsi minuti la quinta sezione della Corte di Appello di Milano si è espressa in merito al ricorso presentato dalle difese e dalla parte civile Codacons, sulla sentenza pronunciata nel settembre 2021 dal giudice in ruolo monocratico del Tribunale di Lecco, Enrico Manzi. Tema del procedimento, una vicenda di cronaca che aveva scosso il territorio: il cedimento del ponte a scavalco della SS36 ad Annone, avvenuto il 28 ottobre 2016, costato la vita a Claudio Bertini che proprio in quegli istanti stava facendo ritorno nella sua casa di Civate. Rimasto schiacciato dal crollo del manufatto, finito sull'Audi di cui era alla guida, per l'uomo non c'era stato scampo.Un'indagine lunga e complessa, con il fascicolo passato di mano a tre differenti magistrati dalla Procura lecchese, e sfociata - dopo il rinvio a giudizio - nell'apertura dell'istruttoria dibattimentale al cospetto del giudice Manzi, allora presidente della sezione penale del Tribunale di Lecco.
Tre anni e otto mesi era stata la pena inflitta ad Angelo Valsecchi, già responsabile del settore viabilità e lavori pubblici della Provincia di Lecco; tre anni al collega Andrea Sesana, dipendente del medesimo ufficio e tre anni e sei mesi a Giovanni Salvatore, dirigente di Anas, titolare dell'arteria scenario del drammatico incidente che costò la vita al civatese Bertini. Era stata assolta invece - perchè il fatto non costituisce reato - Silvia Garbelli, dirigente della Provincia di Bergamo che rilasciò, una manciata di settimane prima del crollo, l'autorizzazione all'azienda Nicoli, proprietaria dell'autoarticolato sotto il peso del quale il cavalcavia annonese collassò.Prima che il fascicolo approdasse sulla scrivania del dottor Manzi per il dibattimento, erano usciti di scena due indagati: un dirigente della Provincia di Bergamo (la cui posizione era stata stralciata dal GUP Paolo Salvatore su richiesta della Procura) e un professionista incaricato nel 2013 di progettare la manutenzione dell'infrastruttura. Quest'ultimo aveva patteggiato un anno e due mesi (pena sospesa).
Nel pomeriggio odierno la sentenza che ha parzialmente ribaltato la sentenza del Tribunale di Lecco: assolto infatti Giovanni Salvatore di Anas. Confermate invece le condanne dei due dirigenti della Provincia di Lecco, seppur ridimensionate in maniera significativa rispetto al giudizio di primo grado. Un anno e quattro mesi (con il beneficio della pena sospesa e della non menzione) ad Andrea Sesana e un anno e otto mesi a Angelo Valsecchi, difesi rispettivamente dagli avvocati Stefano Pelizzari ed Edoardo Fumagalli. Durante la requisitoria la pubblica accusa aveva chiesto la condanna di tutti e tre gli imputati alla pena di un anno e sei mesi.Nel dispositivo di cui si è data lettura pochi minuti fa, la Corte d'Appello ha modificato la contestazione attinente l'omicidio stradale riqualificandola in omicidio colposo, vale a dire l'originario capo di imputazione per cui si era proceduto nei confronti degli imputati presso il Tribunale di Lecco. I quattro dovevano difendersi - a vario titolo - anche dei reati di lesioni, disastro colposo, crollo di costruzioni. Nella sentenza quest'ultimo capo di imputazione era stato riqualificato in omicidio stradale; una scelta - quella del giudice - assunta per raddoppiare i termini di prescrizione dei reati, rischio che incombeva sin dall'avvio del procedimento penale di primo grado.
Parzialmente soddisfatto l'avvocato Pelizzari che sin dall'inizio dell'indagine giudiziaria aveva assunto la difesa dell'ingegner Andrea Sesana. ''E’ un processo che solo per la difficoltà delle questioni giuridiche che lo caratterizzano merita il vaglio della suprema corte. Al momento incassiamo una importante riduzione della pena e i doppi benefici di legge che, anche se non mi soddisfano, attenuano l’amarezza per la mancata assoluzione'' ci ha detto, annunciando l'intenzione di giungere sino al terzo grado di giudizio. ''Assoluzione che cercheremo in Cassazione''.
Tre anni e otto mesi era stata la pena inflitta ad Angelo Valsecchi, già responsabile del settore viabilità e lavori pubblici della Provincia di Lecco; tre anni al collega Andrea Sesana, dipendente del medesimo ufficio e tre anni e sei mesi a Giovanni Salvatore, dirigente di Anas, titolare dell'arteria scenario del drammatico incidente che costò la vita al civatese Bertini. Era stata assolta invece - perchè il fatto non costituisce reato - Silvia Garbelli, dirigente della Provincia di Bergamo che rilasciò, una manciata di settimane prima del crollo, l'autorizzazione all'azienda Nicoli, proprietaria dell'autoarticolato sotto il peso del quale il cavalcavia annonese collassò.Prima che il fascicolo approdasse sulla scrivania del dottor Manzi per il dibattimento, erano usciti di scena due indagati: un dirigente della Provincia di Bergamo (la cui posizione era stata stralciata dal GUP Paolo Salvatore su richiesta della Procura) e un professionista incaricato nel 2013 di progettare la manutenzione dell'infrastruttura. Quest'ultimo aveva patteggiato un anno e due mesi (pena sospesa).
Nel pomeriggio odierno la sentenza che ha parzialmente ribaltato la sentenza del Tribunale di Lecco: assolto infatti Giovanni Salvatore di Anas. Confermate invece le condanne dei due dirigenti della Provincia di Lecco, seppur ridimensionate in maniera significativa rispetto al giudizio di primo grado. Un anno e quattro mesi (con il beneficio della pena sospesa e della non menzione) ad Andrea Sesana e un anno e otto mesi a Angelo Valsecchi, difesi rispettivamente dagli avvocati Stefano Pelizzari ed Edoardo Fumagalli. Durante la requisitoria la pubblica accusa aveva chiesto la condanna di tutti e tre gli imputati alla pena di un anno e sei mesi.Nel dispositivo di cui si è data lettura pochi minuti fa, la Corte d'Appello ha modificato la contestazione attinente l'omicidio stradale riqualificandola in omicidio colposo, vale a dire l'originario capo di imputazione per cui si era proceduto nei confronti degli imputati presso il Tribunale di Lecco. I quattro dovevano difendersi - a vario titolo - anche dei reati di lesioni, disastro colposo, crollo di costruzioni. Nella sentenza quest'ultimo capo di imputazione era stato riqualificato in omicidio stradale; una scelta - quella del giudice - assunta per raddoppiare i termini di prescrizione dei reati, rischio che incombeva sin dall'avvio del procedimento penale di primo grado.
Parzialmente soddisfatto l'avvocato Pelizzari che sin dall'inizio dell'indagine giudiziaria aveva assunto la difesa dell'ingegner Andrea Sesana. ''E’ un processo che solo per la difficoltà delle questioni giuridiche che lo caratterizzano merita il vaglio della suprema corte. Al momento incassiamo una importante riduzione della pena e i doppi benefici di legge che, anche se non mi soddisfano, attenuano l’amarezza per la mancata assoluzione'' ci ha detto, annunciando l'intenzione di giungere sino al terzo grado di giudizio. ''Assoluzione che cercheremo in Cassazione''.
G.C.