Casatenovo ricorda il Covid e le sue vittime ospitando i medici dell'ospedale di Bergamo
Un periodo buio, per tutti noi. Eppure già lontano, finito nella ''scatola dei ricordi'' da dimenticare. Per tenere viva la memoria del passato, cercando di fare tesoro di quel che anche la pandemia in fondo ci ha lasciato in eredità, il Comune di Casatenovo ha organizzato giovedì 18 aprile una serata intensa, alla quale sono intervenuti due medici dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Un presidio sul quale, nel periodo Covid, era puntata l'attenzione mediatica internazionale per via dei numerosissimi casi di contagio che il personale della struttura orobica è stato chiamato a gestire. Una volta usciti da quel tunnel in fondo al quale all'inizio si faticava davvero a vedere la luce, diciannove fra medici ed infermieri hanno dato vita ad uno spettacolo teatrale dal titolo ''Giorni Muti, Notti Bianche'' per rendere tangibili paure ed emozioni vissute in corsia in quei mesi durissimi.
Un'iniziativa che ha suscitato grande consenso in città e nel territorio limitrofo, dove le ferite del Covid bruciano ancora. Troppe le vittime di quel ''demonio'', come veniva inizialmente appellato un virus arrivato da lontano e che per un lungo periodo ha scombussolato le vite di tutti noi, gettandoci in un quotidiano surreale.
''L'idea era quella di restituire alla città quel che era stato vissuto in ospedale'' ha introdotto Gabriella Erba del Centro Isidora Duncan, nel presentare lo spettacolo, di cui ieri sera sono stati mostrati alcuni spezzoni in video, introdotti dall'assessore ai servizi sociali Gaetano Caldirola. ''Un ospedale finito al centro dell'attenzione mediatica mondiale. C'era poi il desiderio di rielaborare il vissuto attraverso una narrazione teatrale, onorando tutti i pazienti, anche e soprattutto chi non ce l'aveva fatta. Un progetto che ha generato grande entusiasmo grazie alla brillante regia di Silvia Briozzo'' ha aggiunto Erba.
Non è stato facile per il personale del presidio ospedaliero bergamasco coinvolto nel progetto, conciliare questa esperienza con il quotidiano vissuto in corsia. Ogni martedì sera e molti fine settimana, i diciannove medici ed infermieri attori, si sono dovuti impegnare nelle prove e poi nella messa in scena dello spettacolo, andato sold-out fra le zone di Bergamo e Brescia che ben potevano comprendere quelle intense e drammatiche emozioni.
Fra gli attori saliti sul palco anche il dottor Roberto Cosentini, che del Papa Giovanni è ed era il direttore del pronto soccorso. Inutile ricordare quanto quel periodo lo abbia segnato. ''Il coraggio di affrontare quei ricordi è ciò che ci ha spinti ad organizzare questo spettacolo. Oltre a rivivere quei momenti, ripercorrere quel periodo è servito anche a chi è venuto a vederci ed ascoltarci. Da parte nostra c'era il desiderio di condividere i nostri sentimenti e devo dire che ci è servito. Siamo molto contenti ed orgogliosi di quel che abbiamo fatto''.
Anche il collega Massimiliano De Vecchi, altro camice bianco del presidio ospedaliero bergamasco, ha ripercorso ieri sera le emozioni che l'hanno spinto a salire sul palco. ''Durante la pandemia eravamo smarriti di fronte a quel che stava accadendo, siamo stati travolti dal dolore. Sentivamo il nostro ospedale scrichiolare. Una volta terminato il periodo più duro, personalmente avevo smarrito la voglia di tornare al lavoro, dopo tutto quello che avevamo vissuto. Questa iniziativa ci ha però spinti a raccontare quel dolore, a condividerlo. E ci è servito''.
Un'esperienza vissuta in un altro luogo ma con le stesse modalità anche dal sindaco Filippo Galbiati, ''in trincea'' all'Ospedale Niguarda di Milano. Dismessi i panni dell'amministratore per qualche minuto, il medico casatese ha raccontato quel che il Covid gli ha lasciato. ''Questa serata ci aiuta a ricordare, perchè la nostra società ha un problema: tende a dimenticare troppo spesso le cose, in maniera troppo veloce'' ha detto, condividendo i tre elementi di cui, dopo la pandemia, bisognerebbe fare tesoro. Innanzitutto il respiro, altro elemento che si dà per scontato; solo quando manca se ne comprende la necessità vitale. E poi la relazione fra persone, il sostegno degli affetti.
''Proporre l'intubazione a pazienti completamente soli, che non potevano vedere i loro familiari è stato angosciante anche per noi medici. Persone che si rendevano conto della loro gravità e che non sapevano se si sarebbero mai risvegliate'' ha aggiunto Galbiati, ricordando l'importanza dell'alleanza fra persone e del rispetto dei ruoli. Eppure, poco dopo l'ondata più dura della pandemia, in molti ''hanno cavalcato la sfiducia nella scienza'' ha aggiunto, riferendosi al dibattito sui vaccini. ''Eppure la collaborazione c'è stata e qui a Casatenovo l'abbiamo vista. In tanti si sono dati da fare, fra Protezione Civile, Croce Rossa, Oratori, Caritas: il mondo del volontariato ha fatto moltissimo ed è stata per tutti una vera ricchezza''.
Gli interventi di molti fra i protagonisti di quelle giornate hanno chiuso l'intensa serata, promossa dal Comune di Casatenovo su impulso della professoressa Marcella Molteni che come cittadina ha proposto di organizzare quel momento nel ricordo di chi non ce l'ha fatta, per non disperdere la memoria e il dolore di un periodo drammatico per tutti.
Un'iniziativa che ha suscitato grande consenso in città e nel territorio limitrofo, dove le ferite del Covid bruciano ancora. Troppe le vittime di quel ''demonio'', come veniva inizialmente appellato un virus arrivato da lontano e che per un lungo periodo ha scombussolato le vite di tutti noi, gettandoci in un quotidiano surreale.
''L'idea era quella di restituire alla città quel che era stato vissuto in ospedale'' ha introdotto Gabriella Erba del Centro Isidora Duncan, nel presentare lo spettacolo, di cui ieri sera sono stati mostrati alcuni spezzoni in video, introdotti dall'assessore ai servizi sociali Gaetano Caldirola. ''Un ospedale finito al centro dell'attenzione mediatica mondiale. C'era poi il desiderio di rielaborare il vissuto attraverso una narrazione teatrale, onorando tutti i pazienti, anche e soprattutto chi non ce l'aveva fatta. Un progetto che ha generato grande entusiasmo grazie alla brillante regia di Silvia Briozzo'' ha aggiunto Erba.
Non è stato facile per il personale del presidio ospedaliero bergamasco coinvolto nel progetto, conciliare questa esperienza con il quotidiano vissuto in corsia. Ogni martedì sera e molti fine settimana, i diciannove medici ed infermieri attori, si sono dovuti impegnare nelle prove e poi nella messa in scena dello spettacolo, andato sold-out fra le zone di Bergamo e Brescia che ben potevano comprendere quelle intense e drammatiche emozioni.
Fra gli attori saliti sul palco anche il dottor Roberto Cosentini, che del Papa Giovanni è ed era il direttore del pronto soccorso. Inutile ricordare quanto quel periodo lo abbia segnato. ''Il coraggio di affrontare quei ricordi è ciò che ci ha spinti ad organizzare questo spettacolo. Oltre a rivivere quei momenti, ripercorrere quel periodo è servito anche a chi è venuto a vederci ed ascoltarci. Da parte nostra c'era il desiderio di condividere i nostri sentimenti e devo dire che ci è servito. Siamo molto contenti ed orgogliosi di quel che abbiamo fatto''.
Anche il collega Massimiliano De Vecchi, altro camice bianco del presidio ospedaliero bergamasco, ha ripercorso ieri sera le emozioni che l'hanno spinto a salire sul palco. ''Durante la pandemia eravamo smarriti di fronte a quel che stava accadendo, siamo stati travolti dal dolore. Sentivamo il nostro ospedale scrichiolare. Una volta terminato il periodo più duro, personalmente avevo smarrito la voglia di tornare al lavoro, dopo tutto quello che avevamo vissuto. Questa iniziativa ci ha però spinti a raccontare quel dolore, a condividerlo. E ci è servito''.
Un'esperienza vissuta in un altro luogo ma con le stesse modalità anche dal sindaco Filippo Galbiati, ''in trincea'' all'Ospedale Niguarda di Milano. Dismessi i panni dell'amministratore per qualche minuto, il medico casatese ha raccontato quel che il Covid gli ha lasciato. ''Questa serata ci aiuta a ricordare, perchè la nostra società ha un problema: tende a dimenticare troppo spesso le cose, in maniera troppo veloce'' ha detto, condividendo i tre elementi di cui, dopo la pandemia, bisognerebbe fare tesoro. Innanzitutto il respiro, altro elemento che si dà per scontato; solo quando manca se ne comprende la necessità vitale. E poi la relazione fra persone, il sostegno degli affetti.
''Proporre l'intubazione a pazienti completamente soli, che non potevano vedere i loro familiari è stato angosciante anche per noi medici. Persone che si rendevano conto della loro gravità e che non sapevano se si sarebbero mai risvegliate'' ha aggiunto Galbiati, ricordando l'importanza dell'alleanza fra persone e del rispetto dei ruoli. Eppure, poco dopo l'ondata più dura della pandemia, in molti ''hanno cavalcato la sfiducia nella scienza'' ha aggiunto, riferendosi al dibattito sui vaccini. ''Eppure la collaborazione c'è stata e qui a Casatenovo l'abbiamo vista. In tanti si sono dati da fare, fra Protezione Civile, Croce Rossa, Oratori, Caritas: il mondo del volontariato ha fatto moltissimo ed è stata per tutti una vera ricchezza''.
Gli interventi di molti fra i protagonisti di quelle giornate hanno chiuso l'intensa serata, promossa dal Comune di Casatenovo su impulso della professoressa Marcella Molteni che come cittadina ha proposto di organizzare quel momento nel ricordo di chi non ce l'ha fatta, per non disperdere la memoria e il dolore di un periodo drammatico per tutti.
G.C.