Missaglia, 25 Aprile: Redaelli ricorda le stragi nazifasciste del 1944 e l’impegno di Matteotti
È iniziata nelle prime ore della mattina a Missaglia, la cerimonia per la Festa della Liberazione. Le autorità e i cittadini si sono ritrovati presso la scuola media di Via Garibaldi e da lì si sono mossi in corteo verso il centro paese.
L'iniziativa, come avviene ormai da diversi anni, si è svolta in maniera condivisa con il circondario casatese. Oltre al sindaco del paese Paolo Redaelli erano presenti gli amministratori comunali e i sindaci di diversi comuni del territorio. Fra questi: Alessandra Hofmann primo cittadino di Monticello e presidente della Provincia di Lecco, Filippo Galbiati sindaco di Casatenovo, Gualtiero Chiricò primo cittadino di Barzanò, Mirko Ceroli sindaco di Barzago, Fabio Bertarini sindaco di Viganò, Ave Pirovano sindaco di Cremella, Raffaela Puricelli vicesindaco di Bulciago, Marina Fumagalli vicesindaco di Cassago e Paolo Belletti, consigliere di maggioranza del comune di Sirtori. Con loro i sindaci dei consigli comunali dei ragazzi dei diversi comuni partecipanti.
Insieme alle autorità erano presenti diversi volontari delle associazioni: Aido, Avis, Protezione Civile, Associazione Nazionale Carabinieri e militari della stazione di Casatenovo. Oltre che i rappresentanti dei gruppi alpini dei vari comuni con i rispettivi gagliardetti ed il Coro Brianza, che con i suoi canti ha allietato la cerimonia.
Il corteo guidato dalla banda di Annone e dagli sbandieratori ha raggiunto la basilica di San Vittore nel centro di Missaglia.
A officiare la santa messa è stato il vicario parrocchiale di Missaglia don Andrea Scaltritti affiancato da don Marco Crippa. Don Andrea ha ricordato ''tutte le vittime di quegli anni terribili e un po’ eroici che hanno avuto il coraggio di opporsi alla dittatura fascista che mostrava sempre più il suo volto disumano''.
''La storia tragica del secolo scorso che abbiamo paura si ripeta anche in questo secolo ci ammonisce'' ha sottolineato don Andrea aggiungendo: ''Dove non si rispetta il vangelo di cristo nascono le autocrazie, si perde il senso dell’uomo della sua libertà umana e spirituale''. Il sacerdote ha quindi invitato a ''non restare ciechi di fronte alle disuguaglianze e ingiustizie''.
Terminata la funzione religiosa autorità e cittadini hanno proseguito in corteo verso il monumento ai caduti dove il sindaco Redaelli ha deposto una corona di alloro. Da lì il corteo si è spostato per rendere omaggio al partigiano Guglielmo Beretta raggiungendo il cippo che ricorda il suo sacrificio durante la guerra di Resistenza e Liberazione.
Beretta, classe 1925, aderì alla lotta di Liberazione partigiana entrando fra le fila della divisione Aliotta della 51esima Brigata Garibaldi. Venne ucciso in località Ceci di Bobbio nel dicembre del 1944 quando aveva 19 anni. Davanti al cippo che ricorda il suo sacrificio il coro Brianza di Missaglia ha intonato il canto partigiano Bella Ciao. Dopo la deposizione di una corona di fiori, le autorità e cittadini si sono diretti in corteo verso la scuola primaria.
I discorsi ufficiali sono iniziati con l’intervento del viceprefetto di Lecco dottoressa Paola Cavalcanti che ha ricordato come il 25 aprile sia una data che segna la fine di un processo iniziato con l’ 8 settembre del 1943.
Un percorso di ''presa di coscienza popolare, inizialmente spontaneo e poi culminato nelle Resistenza''. Un fenomeno, quello della Resistenza, da ricordare in tutte le sue forme. Per farlo Cavalcanti ha citato l’esempio e l’impegno delle donne attive nella lotta di Liberazione. Il viceprefetto ha sottolineato l’importanza della funzione dei principi fondamentali contenuti nella prima parte della Costituzione della Repubblica italiana. Principi che sanciscono, fra l’altro, i diritti inviolabili, fra cui l’uguaglianza.
Il sindaco Paolo Redaelli ha ricordato l’ottantesimo anniversario di diverse stragi che i nazi fascisti hanno commesso nel 1944 e delle quali ricorre quest’anno l’80esimo anniversario. La strage delle Fosse Ardeatine, definita ''una ferita ancora odierna per il nostro stato''. La strage di Sant’Anna di Stazzema. La strage di Marzabotto. Redaelli ha ricordato anche l’onorevole Giacomo Matteotti di cui quest’anno ricorre il centenario dall’assassinio per mano fascista. ''Matteotti – ha sottolineato Redaelli – onorò il suo ruolo parlamentare fino al prezzo della propria vita, pur di denunciare chi era al Governo. Il suo ricordo deve essere d’esempio per chi si impegna nella politica''.
Dopo aver ricordato il sacrificio del partigiano Beretta, Redaelli ha compiuto una riflessione sul significato di ''essere antifascista'' e come questo debba guidare anche l’azione amministrativa dei sindaci. In seguito alla citazione di uno scritto di Calamandrei il sindaco ha commentato: ''Se non interessa a noi il nostro futuro, a chi deve interessare? Ciascuno di noi deve impegnarsi e fare il primo passo, partecipando alla vita politica, andando a votare''.
Redaelli ha concluso il suo intervento ricordando quanto avvenuto al Teatro alla Scala: ''Viva l’Italia antifascista, buona festa delle Liberazione, buon 25 aprile''.
Toccante e profondo l’intervento del rappresentante dell’Anpi Meri Sanvito che si è rivolta al padre deportato militare in Germania per essersi rifiutato dopo l’8 settembre del 1943 di combattere a fianco delle truppe nazifasciste. ''La stragrande maggioranza dei militari in Grecia e nei Balcani si rifiutò''. Molti di questi vennero assassinati dagli stessi nazisti. Altri vennero deportati. Una storia condivisa da alcune centinaia di migliaia di militari italiani, conosciuti oggi come Imi (Internati militari italiani.
Vicende che la rappresentante di Anpi ha ricordato, sottolineando come solo di recente sia stata rivalutata positivamente dalla società e dalla storia. L’atto di ribellione dei militari italiani che si rifiutarono di combattere a fianco dei nazifascisti viene ora considerato come la prima forma di Resistenza. Alcune decine di migliaia di loro pagarono la propria scelta con il prezzo della vita.
Terminati gli interventi ufficiali, i ragazzi e le ragazze delle classi terze delle scuole medie di Missaglia e Monticello hanno letto alcuni scritti tratti dalle riviste di informazione clandestine che venivano stampate durante la Resistenza.
L'iniziativa, come avviene ormai da diversi anni, si è svolta in maniera condivisa con il circondario casatese. Oltre al sindaco del paese Paolo Redaelli erano presenti gli amministratori comunali e i sindaci di diversi comuni del territorio. Fra questi: Alessandra Hofmann primo cittadino di Monticello e presidente della Provincia di Lecco, Filippo Galbiati sindaco di Casatenovo, Gualtiero Chiricò primo cittadino di Barzanò, Mirko Ceroli sindaco di Barzago, Fabio Bertarini sindaco di Viganò, Ave Pirovano sindaco di Cremella, Raffaela Puricelli vicesindaco di Bulciago, Marina Fumagalli vicesindaco di Cassago e Paolo Belletti, consigliere di maggioranza del comune di Sirtori. Con loro i sindaci dei consigli comunali dei ragazzi dei diversi comuni partecipanti.
Insieme alle autorità erano presenti diversi volontari delle associazioni: Aido, Avis, Protezione Civile, Associazione Nazionale Carabinieri e militari della stazione di Casatenovo. Oltre che i rappresentanti dei gruppi alpini dei vari comuni con i rispettivi gagliardetti ed il Coro Brianza, che con i suoi canti ha allietato la cerimonia.
Il corteo guidato dalla banda di Annone e dagli sbandieratori ha raggiunto la basilica di San Vittore nel centro di Missaglia.
A officiare la santa messa è stato il vicario parrocchiale di Missaglia don Andrea Scaltritti affiancato da don Marco Crippa. Don Andrea ha ricordato ''tutte le vittime di quegli anni terribili e un po’ eroici che hanno avuto il coraggio di opporsi alla dittatura fascista che mostrava sempre più il suo volto disumano''.
''La storia tragica del secolo scorso che abbiamo paura si ripeta anche in questo secolo ci ammonisce'' ha sottolineato don Andrea aggiungendo: ''Dove non si rispetta il vangelo di cristo nascono le autocrazie, si perde il senso dell’uomo della sua libertà umana e spirituale''. Il sacerdote ha quindi invitato a ''non restare ciechi di fronte alle disuguaglianze e ingiustizie''.
Terminata la funzione religiosa autorità e cittadini hanno proseguito in corteo verso il monumento ai caduti dove il sindaco Redaelli ha deposto una corona di alloro. Da lì il corteo si è spostato per rendere omaggio al partigiano Guglielmo Beretta raggiungendo il cippo che ricorda il suo sacrificio durante la guerra di Resistenza e Liberazione.
Beretta, classe 1925, aderì alla lotta di Liberazione partigiana entrando fra le fila della divisione Aliotta della 51esima Brigata Garibaldi. Venne ucciso in località Ceci di Bobbio nel dicembre del 1944 quando aveva 19 anni. Davanti al cippo che ricorda il suo sacrificio il coro Brianza di Missaglia ha intonato il canto partigiano Bella Ciao. Dopo la deposizione di una corona di fiori, le autorità e cittadini si sono diretti in corteo verso la scuola primaria.
I discorsi ufficiali sono iniziati con l’intervento del viceprefetto di Lecco dottoressa Paola Cavalcanti che ha ricordato come il 25 aprile sia una data che segna la fine di un processo iniziato con l’ 8 settembre del 1943.
Un percorso di ''presa di coscienza popolare, inizialmente spontaneo e poi culminato nelle Resistenza''. Un fenomeno, quello della Resistenza, da ricordare in tutte le sue forme. Per farlo Cavalcanti ha citato l’esempio e l’impegno delle donne attive nella lotta di Liberazione. Il viceprefetto ha sottolineato l’importanza della funzione dei principi fondamentali contenuti nella prima parte della Costituzione della Repubblica italiana. Principi che sanciscono, fra l’altro, i diritti inviolabili, fra cui l’uguaglianza.
Il sindaco Paolo Redaelli ha ricordato l’ottantesimo anniversario di diverse stragi che i nazi fascisti hanno commesso nel 1944 e delle quali ricorre quest’anno l’80esimo anniversario. La strage delle Fosse Ardeatine, definita ''una ferita ancora odierna per il nostro stato''. La strage di Sant’Anna di Stazzema. La strage di Marzabotto. Redaelli ha ricordato anche l’onorevole Giacomo Matteotti di cui quest’anno ricorre il centenario dall’assassinio per mano fascista. ''Matteotti – ha sottolineato Redaelli – onorò il suo ruolo parlamentare fino al prezzo della propria vita, pur di denunciare chi era al Governo. Il suo ricordo deve essere d’esempio per chi si impegna nella politica''.
Dopo aver ricordato il sacrificio del partigiano Beretta, Redaelli ha compiuto una riflessione sul significato di ''essere antifascista'' e come questo debba guidare anche l’azione amministrativa dei sindaci. In seguito alla citazione di uno scritto di Calamandrei il sindaco ha commentato: ''Se non interessa a noi il nostro futuro, a chi deve interessare? Ciascuno di noi deve impegnarsi e fare il primo passo, partecipando alla vita politica, andando a votare''.
Redaelli ha concluso il suo intervento ricordando quanto avvenuto al Teatro alla Scala: ''Viva l’Italia antifascista, buona festa delle Liberazione, buon 25 aprile''.
Toccante e profondo l’intervento del rappresentante dell’Anpi Meri Sanvito che si è rivolta al padre deportato militare in Germania per essersi rifiutato dopo l’8 settembre del 1943 di combattere a fianco delle truppe nazifasciste. ''La stragrande maggioranza dei militari in Grecia e nei Balcani si rifiutò''. Molti di questi vennero assassinati dagli stessi nazisti. Altri vennero deportati. Una storia condivisa da alcune centinaia di migliaia di militari italiani, conosciuti oggi come Imi (Internati militari italiani.
Vicende che la rappresentante di Anpi ha ricordato, sottolineando come solo di recente sia stata rivalutata positivamente dalla società e dalla storia. L’atto di ribellione dei militari italiani che si rifiutarono di combattere a fianco dei nazifascisti viene ora considerato come la prima forma di Resistenza. Alcune decine di migliaia di loro pagarono la propria scelta con il prezzo della vita.
Terminati gli interventi ufficiali, i ragazzi e le ragazze delle classi terze delle scuole medie di Missaglia e Monticello hanno letto alcuni scritti tratti dalle riviste di informazione clandestine che venivano stampate durante la Resistenza.
L.A.