La poesia di Umberto Colombo/75: il male del maltempo

La natura sta cambiando. Il tema della sostenibilità ambientale sta diventando sempre più importante per le aziende, la politica, le istituzioni e per i cittadini stessi. Negli anni si è creata una diffusa consapevolezza sul rispetto di ciò che ci circonda: dobbiamo avere cura del luogo che abitiamo. Ora che i cambiamenti climatici sono sempre più evidenti stiamo cercando di porre rimedio, come società, a un danno che è stato fatto. Questa situazione, come ricorda Umberto Colombo nella poesia odierna, trova il colpevole nell’uomo, al quale la natura ha tanto dato senza ricevere altrettanto.
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''Il tempo è sempre un indovinello. Una volta si diceva marzo è pazzerello - ''vedi il sole? Ma Prendi l’ombrello'' - quanta illusione al giorno d’oggi: le piogge disastrate, le mareggiate, le frane, i terremoti, le valanghe, i dissesti e le carestie sono impazzimenti di natura. Ma quale natura? – riflette Colombo - Una natura che da millenni ci accompagna o una natura stravolta dal vivere disordinato e suicida del nostro tempo moderno? Se poi ci mettiamo, le bombe, gli esperimenti atomici, le guerre allo sfascio, il disprezzo dell’equilibrio e la totale noncuranza nel disperdere i rifiuti, quanto male facciamo a noi stessi. Siamo indifferenti a tutto, ma pronti a lamentarci in caso di squarci o di alluvioni o siccità''.

Il male del maltempo
 
dalla pioggia dalla grandine e dal vento
nascono problemi enormi di natura
dai fiumi e dai luoghi incerti di lamento
vengon sconvolti e distorti dalla congiura
 
il rovinio di piante caseggiati e strade
valanghe terremoti turbinii e mareggiate
sfascian il normale regno e tutto cade
in mucchi di macerie divelte e devastate
 
il pianto della gente rovinata e morta
in questi disgraziati gravi problemi
grida urla piange e si dispera storta
non ha speranza e tantomeno temi
 
la sigla degli aiuti torna ad aprir le porte
si brigano i pompieri e le associate
il segno della cura corre alla lor sorte
per queste genti poverette e disastrate
 
il tutto è come un torrente in piena
ma presto dopo l’urto si indebolisce
mollando questi tali alla lor pena
lasciando tutto quanto alla cornice
 
ma il vero sol colpevole è sempre l’uomo
assatanato nel pieno di cibarie e di danaro
niente speranza sul calmar del tomo
si brucia quel rispetto nel gioco dell’avaro
 
fumi di scorie in barba dell’ambiente
catrame incendi e materiali velenosi
son queste le ragioni dell’incidente
sul globo e sull’ambiente in overdosi
 
Umberto Colombo
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