Bulciago: assolti ''per non aver commesso il fatto'' i presunti autori della sparatoria culminata in un frontale fra due auto
Assolti per non aver commesso il fatto. Ha ribaltato nettamente il quadro accusatorio la sentenza pronunciata pochi minuti dopo le ore 16 di questo pomeriggio in Tribunale a Lecco. Per la dottoressa Nora Lisa Passoni, giudice per le udienze preliminari, Giuseppe Giovanni Mercuri e i fratelli Khalid e Mohamed Achab non sarebbero dunque i responsabili della sparatoria avvenuta nel febbraio dello scorso anno lungo la SS342 a Bulciago.
Attimi drammatici e concitati che culminarono - quella domenica sera - in un sinistro frontale fra due autovetture; ad avere la peggio un giovane di origine straniera, trasportato in codice rosso all'ospedale Sant'Anna di San Fermo della Battaglia. Furono proprio i medici del nosocomio comasco ad accorgersi del proiettile conficcato nella spalla del marocchino alla guida della Toyota Yaris. Un elemento che consentì di dare una svolta agli accertamenti sin dall'inizio condotti dai carabinieri della Compagnia di Merate, coordinati appunto dalla Procura della Repubblica di Lecco. Non un semplice sinistro stradale ma una vicenda inquietante che - a detta degli inquirenti - pareva riconducibile ad un regolamento di conti maturato nell'ambito dello spaccio di stupefacenti, più precisamente del controllo delle ''piazze'' lungo la superstrada 36.Nell'aprile 2023 si erano aperte le porte del carcere per Mercuri, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere all'esito delle risultanze investigative emerse: la testimonianza della vittima, ma anche l'esame delle celle telefoniche.
Per la Procura era stato il masnaghese - con un precedente in materia di armi risalente ad un lustro prima - ad esplodere il colpo dall'auto in corsa lungo la SS342. Proprio per questa ragione l'accusa a suo carico era tentato omicidio in concorso con i due fratelli marocchini Achab, classe 1983 e 1992. Secondo le ipotesi investigative, la folle corsa e la sparatoria potevano essere databili agli istanti immediatamente successivi l'incontro tra i quattro (i tre imputati e la vittima appunto ndr) in una zona poco distante, dietro al supermercato MD di Bulciaghetto. Un incontro sfociato nella fuga con tanto di inseguimento e colpi di arma da fuoco, fino al sinistro stradale che aveva visto coinvolta - suo malgrado - anche una giovane coppia residente a Garbagnate Monastero, a bordo di un'altra Yaris contro la quale era finita la macchina del marocchino dopo che quest'ultimo ne aveva perso il controllo. Se la scorsa udienza il sostituto procuratore Simona Galluzzo (titolare del fascicolo d'indagine) aveva chiesto una condanna a dieci anni per ciascuno dei tre imputati - che si erano avvalsi del rito abbreviato - quest'oggi il giudice Passoni ha ritenuto invece Mercuri e i fratelli Khalid estranei ai fatti contestati loro, tanto da assolverli. Più che palpabile la soddisfazione dei legali al termine dell'udienza; nelle prossime ore è attesa la revoca della misura restrittiva nei confronti del masnaghese, da qualche settimana ai domiciliari dopo un periodo di carcerazione. Difeso dall'avvocato Alessandro Meregalli del Foro di Monza, il trentenne si era da subito dichiarato estraneo ai fatti, ammettendo di conoscere la vittima e gli altri due imputati, senza però aver preso parte all'inseguimento culminato nella sparatoria di un anno e mezzo fa.
Attimi drammatici e concitati che culminarono - quella domenica sera - in un sinistro frontale fra due autovetture; ad avere la peggio un giovane di origine straniera, trasportato in codice rosso all'ospedale Sant'Anna di San Fermo della Battaglia. Furono proprio i medici del nosocomio comasco ad accorgersi del proiettile conficcato nella spalla del marocchino alla guida della Toyota Yaris. Un elemento che consentì di dare una svolta agli accertamenti sin dall'inizio condotti dai carabinieri della Compagnia di Merate, coordinati appunto dalla Procura della Repubblica di Lecco. Non un semplice sinistro stradale ma una vicenda inquietante che - a detta degli inquirenti - pareva riconducibile ad un regolamento di conti maturato nell'ambito dello spaccio di stupefacenti, più precisamente del controllo delle ''piazze'' lungo la superstrada 36.Nell'aprile 2023 si erano aperte le porte del carcere per Mercuri, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere all'esito delle risultanze investigative emerse: la testimonianza della vittima, ma anche l'esame delle celle telefoniche.
Per la Procura era stato il masnaghese - con un precedente in materia di armi risalente ad un lustro prima - ad esplodere il colpo dall'auto in corsa lungo la SS342. Proprio per questa ragione l'accusa a suo carico era tentato omicidio in concorso con i due fratelli marocchini Achab, classe 1983 e 1992. Secondo le ipotesi investigative, la folle corsa e la sparatoria potevano essere databili agli istanti immediatamente successivi l'incontro tra i quattro (i tre imputati e la vittima appunto ndr) in una zona poco distante, dietro al supermercato MD di Bulciaghetto. Un incontro sfociato nella fuga con tanto di inseguimento e colpi di arma da fuoco, fino al sinistro stradale che aveva visto coinvolta - suo malgrado - anche una giovane coppia residente a Garbagnate Monastero, a bordo di un'altra Yaris contro la quale era finita la macchina del marocchino dopo che quest'ultimo ne aveva perso il controllo. Se la scorsa udienza il sostituto procuratore Simona Galluzzo (titolare del fascicolo d'indagine) aveva chiesto una condanna a dieci anni per ciascuno dei tre imputati - che si erano avvalsi del rito abbreviato - quest'oggi il giudice Passoni ha ritenuto invece Mercuri e i fratelli Khalid estranei ai fatti contestati loro, tanto da assolverli. Più che palpabile la soddisfazione dei legali al termine dell'udienza; nelle prossime ore è attesa la revoca della misura restrittiva nei confronti del masnaghese, da qualche settimana ai domiciliari dopo un periodo di carcerazione. Difeso dall'avvocato Alessandro Meregalli del Foro di Monza, il trentenne si era da subito dichiarato estraneo ai fatti, ammettendo di conoscere la vittima e gli altri due imputati, senza però aver preso parte all'inseguimento culminato nella sparatoria di un anno e mezzo fa.