Casatenovo: a Torriggia una messa nel 50° di don Angelo Cazzaniga. Ospiti monsignor Di Tolve e l'arcivescovo Delpini
Quello di sabato sera, come ripetuto più volte nel corso della messa, non solo è stato un momento di ricordo e rinnovo di importanti affetti, ma anche un'occasione per esprimere gratitudine, in maniera davvero sentita.
E' stato questo infatti, il sentimento che più di tutti ha pervaso il cuore di don Angelo Cazzaniga, sacerdote originario di Casatenovo, che l'altra sera, per festeggiare i suoi 50 anni di sacerdozio, ha celebrato una messa proprio nella località in cui lui stesso è nato, ovvero Torriggia. Ad organizzare il bel momento sono stati proprio i residenti della via, mossi dall'affetto e dai sentimenti che legano il sacerdote sia al suo piccolo scorcio di terra, che ai fedeli di tutto il paese e oltre.
A celebrare la funzione insieme al festeggiato, la cui ricorrenza è stata ricordata anche sabato scorso presso l'Alpe Motta alla presenza di circa 150 persone, sono accorsi numerosi sacerdoti, fra cui monsignor Michele Di Tolve, vescovo ausiliare di Roma e rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore. La sua presenza è stata particolarmente apprezzata sia da don Cazzaniga che dagli altri sacerdoti celebranti, ed è stato lui stesso a intervenire più volte nel corso della funzione, esprimendo personalmente le sue felicitazioni e il suo affetto per il prete festeggiato. Oltre all'alto prelato e all'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini - giunto a Casatenovo una volta liberatosi da altri impegni - ad una ventina di religiosi, c'era anche il sindaco Filippo Galbiati, presente in veste istituzionale.
A introdurre la celebrazione, dopo un breve commento da parte di un sacerdote accorso da Roma insieme a monsignor Di Tolve, è stato proprio don Angelo stesso. "Se siete sorpresi voi, immaginate quanto lo sono io. Ma sono sorpreso solo per l'esteriorità, non per ciò che ha motivato quest'organizzazione e questa esperienza: ho sempre percepito l'affetto da parte vostra in questi anni. Tutto quello che c'è questa sera allora sorprende per modo di dire, perché quello che mi avete dimostrato e mi state dimostrando anche questa sera, a cominciare dai miei amici preti, è qualcosa che nel mio cuore rimarrà per sempre, e voglio dire grazie" ha detto don Angelo. "Voglio dire grazie davvero a ognuno di voi: io sono qui, vi guardo negli occhi, e con ciascuno c'è qualcosa che mi lega, con ciascuno c'è un ricordo, unico e particolare. Il mio grazie allora sentitelo rivolto davvero a ciascuno di voi. Vorrei che l'Eucaristia di questa sera fosse vissuta con quella gioia nel cuore che soltanto momenti come questi riescono a dare, quindi grazie, gioia, e un affetto incredibile sono i sentimenti che ci accompagneranno questa sera".
I momenti di ringraziamento, come già accennato, sono stati molteplici nel corso della serata, e in particolar modo, hanno costituito gran parte dell'omelia, tenuta sempre da don Cazzaniga, a cuore aperto davanti ai suoi fedeli e amici.
"Questa sera mi è difficile fare un'omelia normale, volevo soltanto dire due cose che mi stanno molto a cuore. La prima cosa è che ogni momento, ogni esperienza, può essere identificata con una parola, e noi la ricordiamo con quella parola che è uscita, magari improvvisamente e spontaneamente: per esempio, in merito al pellegrinaggio di settimana scorsa è uscita la parola "giornata indimenticabile", così, ogni volta che chi ha partecipato penserà a quella giornata, gli verrà in mente che è stata, appunto, una giornata indimenticabile. E continueremo a dirci questa parola, perché essa dice tutto, dice della bellezza di quei momenti, dice che quel giorno rimarrà nei nostri cuori" ha commentato il sacerdote.
"Ma questa sera, allora, che serata è? Ecco, voglio dire due parole: per me è la serata degli affetti, e la serata del ricordo. Il perché della serata degli affetti, l'ho già detto in apertura: qui, ciò che ci tiene insieme, alla fine è l'affetto reciproco, è qualche cosa che è nato, cresciuto e si è mantenuto negli anni. Vedo qui tante persone che vedevo anche cinquant'anni fa: cinquant'anni di amicizia, di storia, di cambiamenti, ma l'affetto è rimasto, ci vogliamo bene. Vedo parenti, che mi accompagnano davvero da una vita, da tanti, tanti anni. Siamo qui perché è questa storia che ci lega. Vedo anche chi mi ha accompagnato in seminario, le suore, i miei amici preti. Sono qui solo perché c'è l'amicizia: ecco perché questa è la serata degli affetti. In questi giorni allora riporterò alla mente i volti, gli occhi e gli sguardi".
"E poi è la serata del ricordo. Io ricordo che l'ultima volta che ci siamo trovati è stato per il quarantesimo. Sono passati dieci anni, e tante persone non ci sono più. Persone che magari mi hanno accompagnato anche al mio venticinquesimo" ha proseguito il sacerdote, mentre i fedeli ascoltavano ricambiando davvero l'affetto di cui il sacerdote raccontava. "Tante cose sono cambiate, ma le ricordo tutte. Per me, questa sera, qui sull'altare, c'è il ricordo di tutte queste persone, che mi hanno visto nascere. Io sono nato qui, in questa casa qui dietro, e mi hanno accompagnato, sostenuto, e fra questi anche mio papà e mia mamma, soprattutto nella malattia che ho avuto. Questa è la serata degli affetti e del ricordo: tutte le persone che non ci sono qui in questo momento le porto comunque insieme a me, nel cuore, e la messa di questa sera vuole essere anche a loro suffragio".
Una richiesta, infine, ha concluso il toccante momento dell'omelia: una richiesta quasi commossa, ma davvero sentita, poiché segno della chiusura di un percorso e di un cerchio. "Faccio fatica perché me questa sera è come se fosse una conclusione di una storia condivisa con mia mamma. Con lei ho fatto un pellegrinaggio a Lourdes, poiché lei lo desiderava tanto, e io sapevo che aveva questo desiderio. Lei voleva andare a Lourdes per ringraziare il Cielo, perché era convinta che in me la Madonna avesse fatto un miracolo, il miracolo della serenità, della gioia, e di una vita accettata com'è''.
''Dunque - ha aggiunto - quando c'è stata l'occasione con la Nostra Famiglia di Ponte Lambro, che ogni anno organizzava questo pellegrinaggio, è riuscita ad andare, e io l'ho raggiunta. A un certo punto, mentre eravamo lì insieme, come si usa fare, siamo passati sotto la grotta, presso la statua della Madonna. Così, quando eravamo sotto alla statua, lei mi ha preso un braccio, mi ha stretto forte, e mi ha detto: "Diciamo un Gloria". Questa preghiera, per mia mamma, era il modo per dire grazie alla Madonna, e con questo, lei aveva concluso, aveva esaudito questo suo desiderio. Così, come lei, anche io dopo cinquant'anni, l'unica cosa che voglio dire è questo Gloria, ovvero un grazie per questa vita che mi ha accompagnato e reso felice. Dunque a voi per concludere chiedo solo una cosa: diciamo un Gloria. Qui con me, oggi, dite grazie al Signore".
Non sono mancati, inoltre, canti, musicisti - nello specifico violino e chitarre - e numerose intenzioni dedicate proprio a don Angelo, nella volontà di festeggiare tutti insieme questo importante traguardo. Conclusa la celebrazione, infine, fra numerosi altri interventi di ringraziamento sono stati donati al sacerdote diversi pensieri, fra cui un prezioso pensiero firmato proprio da Papa Francesco. A consegnarlo al festeggiato è stato proprio monsignor Di Tolve, insieme ai saluti proprio da parte del Pontefice. "Io penso che in tanti questa sera vogliano dirti grazie in primo luogo per la tua prossimità, sempre gratuita e sincera. È bello ricevere una telefonata quando si ha bisogno o quando avevi bisogno tu. Ci sono stati tanti momenti, anche importanti, ma comunque sempre di prossimità, veramente presente - lo ricordiamo noi preti, negli anni della formazione. In questi anni ti abbiamo davvero sentito vicino, e questa sera vorremmo anche noi essere vicini a te" ha commentato Di Tolve, riferendosi a don Angelo.
"Prossimità poi vuol dire anche dell'annuncio, perché ogni volta ci hai ricordato cos'è essenziale. Oggi la gente non ascolta più i maestri, ma cerca i testimoni, e se ascolta i maestri è perché essi sono a loro volta testimoni: in questo senso, allora, è tuo anche questo significato di prossimità. Quindi diciamo grazie per la tua profezia di prossimità e annuncio di ciò che è essenziale".
E infine, dopo la consegna di altri presenti dedicati al sacerdote festeggiato, prima di passare a un ricco buffet preparato per l'occasione, è stato ancora un commento da parte di don Angelo a chiudere la celebrazione. "Volevo concludere l'elenco che ho fatto prima degli abitanti di Torriggia, Milano, parenti e seminario, perché fra le persone che ricordo ci sono anche quelli che io chiamo gli amici di Casatenovo, che da sempre mi hanno fatto sentire a casa, soprattutto dopo che tornavo dal seminario. Io da Casatenovo è come se non fossi mai partito, perché mi sono sempre sentito accolto. Voglio ringraziare il sindaco, in particolar modo, ma anche tutti voi: grazie davvero".Nell'occasione i residenti hanno consegnato al sindaco Galbiati una lettera chiedendo un sostegno per poter dare nuova vita all'affresco antico della Vergine del Carmelo, patrona dei casatesi, presente nel borgo di Torriggia.
E' stato questo infatti, il sentimento che più di tutti ha pervaso il cuore di don Angelo Cazzaniga, sacerdote originario di Casatenovo, che l'altra sera, per festeggiare i suoi 50 anni di sacerdozio, ha celebrato una messa proprio nella località in cui lui stesso è nato, ovvero Torriggia. Ad organizzare il bel momento sono stati proprio i residenti della via, mossi dall'affetto e dai sentimenti che legano il sacerdote sia al suo piccolo scorcio di terra, che ai fedeli di tutto il paese e oltre.
A celebrare la funzione insieme al festeggiato, la cui ricorrenza è stata ricordata anche sabato scorso presso l'Alpe Motta alla presenza di circa 150 persone, sono accorsi numerosi sacerdoti, fra cui monsignor Michele Di Tolve, vescovo ausiliare di Roma e rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore. La sua presenza è stata particolarmente apprezzata sia da don Cazzaniga che dagli altri sacerdoti celebranti, ed è stato lui stesso a intervenire più volte nel corso della funzione, esprimendo personalmente le sue felicitazioni e il suo affetto per il prete festeggiato. Oltre all'alto prelato e all'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini - giunto a Casatenovo una volta liberatosi da altri impegni - ad una ventina di religiosi, c'era anche il sindaco Filippo Galbiati, presente in veste istituzionale.
A introdurre la celebrazione, dopo un breve commento da parte di un sacerdote accorso da Roma insieme a monsignor Di Tolve, è stato proprio don Angelo stesso. "Se siete sorpresi voi, immaginate quanto lo sono io. Ma sono sorpreso solo per l'esteriorità, non per ciò che ha motivato quest'organizzazione e questa esperienza: ho sempre percepito l'affetto da parte vostra in questi anni. Tutto quello che c'è questa sera allora sorprende per modo di dire, perché quello che mi avete dimostrato e mi state dimostrando anche questa sera, a cominciare dai miei amici preti, è qualcosa che nel mio cuore rimarrà per sempre, e voglio dire grazie" ha detto don Angelo. "Voglio dire grazie davvero a ognuno di voi: io sono qui, vi guardo negli occhi, e con ciascuno c'è qualcosa che mi lega, con ciascuno c'è un ricordo, unico e particolare. Il mio grazie allora sentitelo rivolto davvero a ciascuno di voi. Vorrei che l'Eucaristia di questa sera fosse vissuta con quella gioia nel cuore che soltanto momenti come questi riescono a dare, quindi grazie, gioia, e un affetto incredibile sono i sentimenti che ci accompagneranno questa sera".
I momenti di ringraziamento, come già accennato, sono stati molteplici nel corso della serata, e in particolar modo, hanno costituito gran parte dell'omelia, tenuta sempre da don Cazzaniga, a cuore aperto davanti ai suoi fedeli e amici.
"Questa sera mi è difficile fare un'omelia normale, volevo soltanto dire due cose che mi stanno molto a cuore. La prima cosa è che ogni momento, ogni esperienza, può essere identificata con una parola, e noi la ricordiamo con quella parola che è uscita, magari improvvisamente e spontaneamente: per esempio, in merito al pellegrinaggio di settimana scorsa è uscita la parola "giornata indimenticabile", così, ogni volta che chi ha partecipato penserà a quella giornata, gli verrà in mente che è stata, appunto, una giornata indimenticabile. E continueremo a dirci questa parola, perché essa dice tutto, dice della bellezza di quei momenti, dice che quel giorno rimarrà nei nostri cuori" ha commentato il sacerdote.
"Ma questa sera, allora, che serata è? Ecco, voglio dire due parole: per me è la serata degli affetti, e la serata del ricordo. Il perché della serata degli affetti, l'ho già detto in apertura: qui, ciò che ci tiene insieme, alla fine è l'affetto reciproco, è qualche cosa che è nato, cresciuto e si è mantenuto negli anni. Vedo qui tante persone che vedevo anche cinquant'anni fa: cinquant'anni di amicizia, di storia, di cambiamenti, ma l'affetto è rimasto, ci vogliamo bene. Vedo parenti, che mi accompagnano davvero da una vita, da tanti, tanti anni. Siamo qui perché è questa storia che ci lega. Vedo anche chi mi ha accompagnato in seminario, le suore, i miei amici preti. Sono qui solo perché c'è l'amicizia: ecco perché questa è la serata degli affetti. In questi giorni allora riporterò alla mente i volti, gli occhi e gli sguardi".
"E poi è la serata del ricordo. Io ricordo che l'ultima volta che ci siamo trovati è stato per il quarantesimo. Sono passati dieci anni, e tante persone non ci sono più. Persone che magari mi hanno accompagnato anche al mio venticinquesimo" ha proseguito il sacerdote, mentre i fedeli ascoltavano ricambiando davvero l'affetto di cui il sacerdote raccontava. "Tante cose sono cambiate, ma le ricordo tutte. Per me, questa sera, qui sull'altare, c'è il ricordo di tutte queste persone, che mi hanno visto nascere. Io sono nato qui, in questa casa qui dietro, e mi hanno accompagnato, sostenuto, e fra questi anche mio papà e mia mamma, soprattutto nella malattia che ho avuto. Questa è la serata degli affetti e del ricordo: tutte le persone che non ci sono qui in questo momento le porto comunque insieme a me, nel cuore, e la messa di questa sera vuole essere anche a loro suffragio".
Una richiesta, infine, ha concluso il toccante momento dell'omelia: una richiesta quasi commossa, ma davvero sentita, poiché segno della chiusura di un percorso e di un cerchio. "Faccio fatica perché me questa sera è come se fosse una conclusione di una storia condivisa con mia mamma. Con lei ho fatto un pellegrinaggio a Lourdes, poiché lei lo desiderava tanto, e io sapevo che aveva questo desiderio. Lei voleva andare a Lourdes per ringraziare il Cielo, perché era convinta che in me la Madonna avesse fatto un miracolo, il miracolo della serenità, della gioia, e di una vita accettata com'è''.
''Dunque - ha aggiunto - quando c'è stata l'occasione con la Nostra Famiglia di Ponte Lambro, che ogni anno organizzava questo pellegrinaggio, è riuscita ad andare, e io l'ho raggiunta. A un certo punto, mentre eravamo lì insieme, come si usa fare, siamo passati sotto la grotta, presso la statua della Madonna. Così, quando eravamo sotto alla statua, lei mi ha preso un braccio, mi ha stretto forte, e mi ha detto: "Diciamo un Gloria". Questa preghiera, per mia mamma, era il modo per dire grazie alla Madonna, e con questo, lei aveva concluso, aveva esaudito questo suo desiderio. Così, come lei, anche io dopo cinquant'anni, l'unica cosa che voglio dire è questo Gloria, ovvero un grazie per questa vita che mi ha accompagnato e reso felice. Dunque a voi per concludere chiedo solo una cosa: diciamo un Gloria. Qui con me, oggi, dite grazie al Signore".
Non sono mancati, inoltre, canti, musicisti - nello specifico violino e chitarre - e numerose intenzioni dedicate proprio a don Angelo, nella volontà di festeggiare tutti insieme questo importante traguardo. Conclusa la celebrazione, infine, fra numerosi altri interventi di ringraziamento sono stati donati al sacerdote diversi pensieri, fra cui un prezioso pensiero firmato proprio da Papa Francesco. A consegnarlo al festeggiato è stato proprio monsignor Di Tolve, insieme ai saluti proprio da parte del Pontefice. "Io penso che in tanti questa sera vogliano dirti grazie in primo luogo per la tua prossimità, sempre gratuita e sincera. È bello ricevere una telefonata quando si ha bisogno o quando avevi bisogno tu. Ci sono stati tanti momenti, anche importanti, ma comunque sempre di prossimità, veramente presente - lo ricordiamo noi preti, negli anni della formazione. In questi anni ti abbiamo davvero sentito vicino, e questa sera vorremmo anche noi essere vicini a te" ha commentato Di Tolve, riferendosi a don Angelo.
"Prossimità poi vuol dire anche dell'annuncio, perché ogni volta ci hai ricordato cos'è essenziale. Oggi la gente non ascolta più i maestri, ma cerca i testimoni, e se ascolta i maestri è perché essi sono a loro volta testimoni: in questo senso, allora, è tuo anche questo significato di prossimità. Quindi diciamo grazie per la tua profezia di prossimità e annuncio di ciò che è essenziale".
E infine, dopo la consegna di altri presenti dedicati al sacerdote festeggiato, prima di passare a un ricco buffet preparato per l'occasione, è stato ancora un commento da parte di don Angelo a chiudere la celebrazione. "Volevo concludere l'elenco che ho fatto prima degli abitanti di Torriggia, Milano, parenti e seminario, perché fra le persone che ricordo ci sono anche quelli che io chiamo gli amici di Casatenovo, che da sempre mi hanno fatto sentire a casa, soprattutto dopo che tornavo dal seminario. Io da Casatenovo è come se non fossi mai partito, perché mi sono sempre sentito accolto. Voglio ringraziare il sindaco, in particolar modo, ma anche tutti voi: grazie davvero".Nell'occasione i residenti hanno consegnato al sindaco Galbiati una lettera chiedendo un sostegno per poter dare nuova vita all'affresco antico della Vergine del Carmelo, patrona dei casatesi, presente nel borgo di Torriggia.
G.G.