Oggionese: stalking e rapina, giovane condannato a 2 anni
Due anni, con il beneficio della pena sospesa, ed un risarcimento alla costituita parte civile. Si è espressa così nel primo pomeriggio di martedì 25 giugno il giudice in ruolo monocratico del Tribunale di Lecco, Bianca Maria Bianchi, nei confronti di un giovane poco più che ventenne all'epoca dei fatti, chiamato a rispondere dei reati di rapina, lesioni e stalking nei confronti non solo dell'allora fidanzata, ma anche della (di lei) madre.
Gli episodi contenuti nel fascicolo d'indagine erano stati sviscerati nell'istruttoria dibattimentale che la scorsa settimana si era chiusa, con la richiesta di condanna da parte del vice procuratore onorario Caterina Scarselli, a 3 anni e 2 mesi, oltre al pagamento di una multa di 600 euro. Una posizione alla quale si era associata il legale di parte civile, Alessandra Carsana, mentre il difensore Paolo Bassano aveva tentato di ridimensionare le accuse a carico del proprio assistito, chiedendone l'assoluzione.
Nel corso delle udienze svoltesi negli ultimi mesi presso il palazzo di giustizia cittadino, era stata escussa, fra gli altri, anche presunta parte offesa: una giovane di nemmeno trent'anni residente in un comune dell'oggionese che oltre un lustro fa sarebbe stata costretta a sospendere una relazione sentimentale a tratti burrascosa e definita dalla stessa ''tossica''.
Il primo episodio di cui era chiamato a rispondere il giovane classe 1997, cresciuto in Brianza seppur nato in un'altra regione, risale al 29 maggio di sei anni fa. Recatosi fuori casa della ragazza - che viveva con la famiglia in un comune a qualche chilometro da Oggiono - l'imputato al culmine di una lite l'avrebbe spinta violentemente a terra, strappandole dalle mani il portafoglio e il telefono cellulare. Oggetti di cui la giovane sarebbe poi rientrata in possesso nelle ore successive, dopo che era stato effettuato un prelevamento di denaro da un vicino sportello bancomat.
Anche la madre della ragazza- secondo il quadro accusatorio contestato al 26enne dalla Procura - sarebbe rimasta coinvolta suo malgrado nella violenza dell'imputato. Risale al 3 ottobre 2018 il secondo episodio contenuto nel fascicolo; mentre accompagnava in auto la figlia ad Oggiono, dove avrebbe dovuto incontrare l'allora fidanzato, la donna aveva pagato a caro prezzo l'esito di un litigio fra i due. Spintonata contro un muro dall'imputato (che si era anche accanito contro uno degli specchietti della sua auto, danneggiandolo), la donna era stata poi costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso. Un episodio grave che avrebbe portato alla rottura fra i due giovani, con la ragazza determinata ad interrompere in via definitiva i rapporti.
Ieri la chiusura in primo grado della vicenda, con la condanna dell'imputato a due anni (con il beneficio appunto della pena sospesa).
Gli episodi contenuti nel fascicolo d'indagine erano stati sviscerati nell'istruttoria dibattimentale che la scorsa settimana si era chiusa, con la richiesta di condanna da parte del vice procuratore onorario Caterina Scarselli, a 3 anni e 2 mesi, oltre al pagamento di una multa di 600 euro. Una posizione alla quale si era associata il legale di parte civile, Alessandra Carsana, mentre il difensore Paolo Bassano aveva tentato di ridimensionare le accuse a carico del proprio assistito, chiedendone l'assoluzione.
Nel corso delle udienze svoltesi negli ultimi mesi presso il palazzo di giustizia cittadino, era stata escussa, fra gli altri, anche presunta parte offesa: una giovane di nemmeno trent'anni residente in un comune dell'oggionese che oltre un lustro fa sarebbe stata costretta a sospendere una relazione sentimentale a tratti burrascosa e definita dalla stessa ''tossica''.
Il primo episodio di cui era chiamato a rispondere il giovane classe 1997, cresciuto in Brianza seppur nato in un'altra regione, risale al 29 maggio di sei anni fa. Recatosi fuori casa della ragazza - che viveva con la famiglia in un comune a qualche chilometro da Oggiono - l'imputato al culmine di una lite l'avrebbe spinta violentemente a terra, strappandole dalle mani il portafoglio e il telefono cellulare. Oggetti di cui la giovane sarebbe poi rientrata in possesso nelle ore successive, dopo che era stato effettuato un prelevamento di denaro da un vicino sportello bancomat.
Anche la madre della ragazza- secondo il quadro accusatorio contestato al 26enne dalla Procura - sarebbe rimasta coinvolta suo malgrado nella violenza dell'imputato. Risale al 3 ottobre 2018 il secondo episodio contenuto nel fascicolo; mentre accompagnava in auto la figlia ad Oggiono, dove avrebbe dovuto incontrare l'allora fidanzato, la donna aveva pagato a caro prezzo l'esito di un litigio fra i due. Spintonata contro un muro dall'imputato (che si era anche accanito contro uno degli specchietti della sua auto, danneggiandolo), la donna era stata poi costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso. Un episodio grave che avrebbe portato alla rottura fra i due giovani, con la ragazza determinata ad interrompere in via definitiva i rapporti.
Ieri la chiusura in primo grado della vicenda, con la condanna dell'imputato a due anni (con il beneficio appunto della pena sospesa).