Missaglia, lavori alla scuola primaria: la Corte d'Appello respinge l'istanza sulla ''sospensiva''. Il Comune dovrà pagare

Ancora brutte notizie per il Comune di Missaglia nell'ambito della controversia civile relativa ai lavori per l'ampliamento della scuola primaria Teodoro Moneta. In una recente sentenza, la quarta sezione civile della Corte d'Appello di Milano ha rigettato l'istanza di sospensiva promossa dall'ente, condannandolo al pagamento di quanto già stabilito dal Tribunale di Lecco.
Come si ricorderà lo scorso aprile l'amministrazione Redaelli aveva affidato un incarico legale all'avvocato Antonella Tiraboschi, impugnando così la sentenza del giudice Dario Colasanti del Tribunale di Lecco che aveva visto soccombere l'ente nella causa che lo contrapponeva all'Impresa costruzioni edili Bianchi srl, occupatasi della prima fase delle opere relative all'edificio scolastico.
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L'intervento - che aveva preso il via diversi anni fa quando sindaco era Bruno Crippa - puntava a creare nuovi spazi a favore degli alunni e delle insegnanti del plesso di Via Beretta. Il cantiere missagliese ben presto aveva però subito una battuta d'arresto: l'amministrazione comunale e l'impresa erano entrati in conflitto per una serie di questioni tecnico-economiche, fra cui la tipologia dei pannelli da posizionare sulla facciata esterna dell'edificio. Dopo alcuni ''faccia a faccia'' le posizioni delle due parti, troppo distanti fra loro, non avevano trovato una conciliazione, con i lavori fermatisi (affidati poi ad altro soggetto ndr) e la controversia spostatasi dalle stanze del municipio a quelle del tribunale di Lecco, a seguito della causa civile promossa dall'impresa. 
Una vicenda giudiziaria che, in primo grado, si era conclusa lo scorso febbraio quando il dispositivo del giudice Colasanti aveva dato una svolta decisa alla vicenda. Il Comune di Missaglia era stato condannato al pagamento di 229.625,60 euro alla controparte (pari al lavoro delle lavorazioni effettuate prima della risoluzione del contratto da parte del Comune). Una somma alla quale si devono aggiungere gli interessi contrattuali, oltre alle spese giudiziali (circa 15mila euro) e a quelle attinenti la consulenza tecnica d'ufficio (CTU) che era stata disposta durante il procedimento civile per fare chiarezza sulla vicenda. 
Il Comune in primavera aveva dunque deciso di appellare la sentenza. ''Non riteniamo di avere torto e crediamo di poterlo dimostrare'' ci aveva detto il primo cittadino Paolo Redaelli. 
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Se nel merito della vicenda la Corte d'Appello non si è ancora espressa, lo ha invece fatto sull'istanza di sospensiva avanzata dall'ente, rigettata dalla Corte presieduta dal dottor Alberto Vigolrelli (con a latere i colleghi Francesca Mammone e Irene Lupo) nell'udienza dello scorso 20 giugno. In sostanza - tenendo conto anche della capacità economica dell'ente, in attivo e dell'assenza di evidenti carenze della sentenza, basata su una CTU - il dispositivo è da considerarsi immediatamente eseguibile; il Comune dovrà dunque pagare la quota stabilita nel dispositivo di primo grado senza attendere gli sviluppi dell'Appello.
''La sentenza è arrivata solo in questi giorni, quindi dobbiamo ancora confrontarci con il nostro legale'' le parole del sindaco Paolo Redaelli, che non ha però nascosto il rammarico per l'ultimo (al momento) capitolo della complessa vicenda che si trascina ormai da anni.
G.C.
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