Bulciago: il racconto di Egidia Beretta, a Giffoni per trasmettere il messaggio del figlio Vik

Da quel maledetto 15 aprile 2011, giorno in cui il figlio Vittorio venne assassinato a Gaza, Egidia Beretta Arrigoni ha scelto di trasformare il dolore in testimonianza.
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Sono divenute ormai centinaia le occasioni in cui la bulciaghese ha potuto raccontare chi era ''Vik'', nel tentativo di spiegare il significato di quel ''Restiamo Umani'', messaggio con il quale l'attivista per i diritti umani chiudeva la sue corrispondenze dalla Striscia. 
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Uno slogan ormai universale, talvolta usato anche impropriamente, ma che è l'essenza dell'impegno profuso da Arrigoni a favore della Palestina e delle vittime civili di un conflitto, tornato negli ultimi mesi a mostrare il suo volto più feroce. L'ultima testimonianza mamma Egidia Beretta l'ha portata a Giffoni (Salerno) nell'ambito dell'omonimo film festival dove i protagonisti sono i ragazzi under trenta.
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Un evento alla quale la bulciaghese si era accostata inizialmente con un po' di titubanza, trattandosi di un mondo che non conosceva, ma che le ha offerto invece preziosi spunti di confronto con i ragazzi e con altri importanti ospiti fra i quali il deputato Nicola Fratoianni.

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Un'altra giornata capace di lasciare un segno forte, spesa nel ricordo di Vik, e che Egidia Beretta ha accettato di condividere con i nostri lettori. Di seguito il suo racconto:
Era Marzo quando mi venne chiesta la disponibilità a partecipare alla 54esima edizione del Giffoni Film Festival nel mese di luglio di quest’anno.
Di questo Festival sapevo della sua fama internazionale, dei ragazzi-giurati che premiavano film che sarebbero diventati poi grandi successi e poco altro. La cinematografia non è il mio mondo.
Ero molto titubante, mi frenava anche la distanza da questa mia Bulciago, distanza non solo geografica.(Giffoni è in provincia di Salerno) ma anche, immaginavo,  di ambiente, di vissuto.

Poi, mi scrive Claudio Gubitosi, il Fondatore e direttore  del Giffoni Film Festival.

“Vittorio ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani, lavorando per promuovere la pace e la giustizia nei territori palestinesi. La sua passione, il suo impegno e il suo sacrificio sono un esempio straordinario di altruismo e solidarietà. Raccontare la sua storia a Giffoni è fondamentale perché offre ai ragazzi l’opportunità di comprendere valori importanti come il rispetto, la tolleranza e l'impegno per la pace. La sua vita e il suo lavoro sono una fonte di ispirazione per le giovani menti, incoraggiandoli a fare la differenza nel mondo e a combattere per un futuro migliore. La missione di Vittorio era molto di più di una semplice battaglia ideologica. Era un'opera d'amore, intessuta con il filo sottile della solidarietà. Non si limitava a parlare di giustizia, la praticava ogni giorno, aprendo le porte del suo cuore ai dimenticati e agli emarginati. 
Oggi, mentre il vento di guerra sussurra ancora più forte tra le macerie di Gaza, l'eredità di Vittorio continua a risuonare nei cuori e nelle menti di coloro che hanno avuto il privilegio di incrociare il suo cammino. La sua storia è un monito, un richiamo alla necessità impellente di pace e comprensione in un mondo sempre più dilaniato dalle divisioni e dalla violenza. Raccontare la vita di Vittorio non è solo un atto di commemorazione, ma un'opportunità preziosa per coltivare semi di tolleranza, del rispetto e dell'impegno civile. 
Con queste premesse, ho il privilegio e l'onore di invitarla ufficialmente a Giffoni come graditissimo ospite nel giorno che riterrà più opportuno, tra il 19 e il 28 luglio, prossimo. I nostri ragazzi l'aspettano. 
Con stima ed affetto, 
suo Claudio Gubitosi”

Questo ritratto di Vittorio, così vivido e vero, mi ha convinto, così come  la possibilità di rendere testimonianza alla sua vita,  seppur con le mie parole imperfette.

Avrei incontrato ragazzi, dai 18 a 28 anni, della sezione “IMPACT”. 
Qui, i ragazzi conversano e interrogano esponenti della scienza, della cultura, scrittori, sociologi, rappresentanti delle istituzioni, intellettuali.
Io, che so di non essere nulla di questo, solo la mamma di Vittorio Arrigoni, avrei  accettato di rispondere alle loro domande “al buio”?
Ho deciso di sì.
E così domenica 21 luglio sono entrata titubante nella Sala Blu, accolta da un grande applauso.
Erano circa duecentocinquanta, di diverse nazionalità.
Mi hanno posto domande sul silenzio che ha sempre circondato la Palestina, sul ruolo dell’informazione, sul coraggio della non violenza, sulla liceità della resistenza armata all’oppressore, sulla pace possibile/impossibile in terra di Palestina e sul rapporto di sudditanza delle nostre istituzioni verso il governo israeliano…
Ho risposto con onestà e con ciò che sapevo, riferendomi spesso alle parole stesse di Vittorio, ricordando anche ciò che lui affermò, con il suo piglio deciso, a chi gli chiedeva quale consiglio avrebbe dato a un giovane che volesse lavorare nel mondo dell’informazione: “niente trucchi da quattro soldi, dillo chiaro, dillo vero, dillo subito”.

Nel pomeriggio, accanto alla postazione della Fondazione Vik Utopia Onlus, alcuni ragazzi e ragazze si sono avvicinati e, seduti in cerchio attorno a me, i discorsi si sono fatti più intimi, le loro esperienze sussurrate.

La sera a cena, al tavolo del Direttore, un altro bell’incontro. Con noi c’era Nicola Fratoianni e la moglie Elisabetta Piccolotti con il loro bambino. Anche Nicola era reduce da un incontro con i ragazzi di IMPACT e, come me, contento nello scoprire quanto profondo e motivato sia questo mondo giovane  che ha ancora passione per il mondo che lo circonda.

E’ questo sentimento ciò che mi lascia il mio lungo Viaggio a Giffoni. 
E la speranza che, anche grazie a Vittorio e alla sua coraggiosa e generosa vita, al suo essere fiero partigiano a fianco di chi è oppresso, senza voce, senza diritti, questi ragazzi maturino scelte di vita consapevoli, ognuno a suo modo, ovunque viva, perché, come sosteneva Vittorio, “Palestina è anche fuori dell’uscio di casa”. 

Egidia Beretta Arrigoni


Bulciago, 25 luglio 2024
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