Casatenovo ricorda San Rocco, una tradizione che si rinnova

Se non si sa che si trova proprio lì, alla piccola chiesa di Via Castelbarco a Casatenovo quasi nemmeno si fa caso. Forse, il fatto che si trovi a pochi passi dall'ex sede della Vismara, abbandonata ormai da anni, porta i passanti a pensare che anche quel piccolo edificio, pur non facendo parte del complesso industriale, abbia patito le stesse sorti, magari, proprio solo per una questione di vicinanza. Eppure, quella cappelletta, così piccola da non riuscire nemmeno a ospitare i fedeli per una messa senza dover chiudere la strada e posizionare le sedie in mezzo alla corsia di circolazione, è in realtà più viva che mai. E prende vita, in modo particolare, proprio nel giorno in cui si celebra il Santo a cui è dedicata: San Rocco.
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È per questo che nella mattina del 16 agosto, giorno della ricorrenza, anche quest'anno le porte della chiesina si sono riaperte, per ospitare una celebrazione che ha riunito, come sovente accade, numerosi fedeli, legati al culto di San Rocco, ancora molto forte a Casatenovo. A celebrare la funzione, davanti a una folla che, come già detto, è stata fatta accomodare sulla strada, delimitata dalla polizia locale, è stato don Eusebio Stefanoni, accompagnato dal parroco casatese don Antonio Bonacina. È sempre stato quest'ultimo, in realtà, ad officiare la liturgia, ma in considerazione del suo imminente trasferimento a Castello di Lecco, ormai vicino, si è reso necessario un passaggio di testimone.
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Il parroco don Antonio Bonacina (a sinistra) e don Eusebio Stefanoni

Detta così, tuttavia, sembra che al di là della ricorrenza estiva, in occasione appunto del ricordo di San Rocco, la chiesina poi rimanga chiusa tutto l'anno. Niente, a dire il vero, di più lontano dalla realtà: non solo essa infatti è aperta al pubblico e ai fedeli ogni seconda e ogni quarta domenica del mese, ma c'è una famiglia, in cui per primo fu Giovanni Riva, che di questo luogo si prende cura da più di cinquant'anni, tanto per una questione di legame nei confronti dell'edificio, quanto per offrire un luogo di culto per i numerosi devoti al Santo.
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Il legame della comunità con San Rocco infatti, ha origini addirittura storiche. È a lui che i casatesi, in occasione della pestilenza del 1630, che toccò anche la cittadina della provincia di Lecco, si votarono in cerca di protezione, come ricordano sia l'iscrizione presente sull'architrave della porta d'ingresso, sia la croce commemorativa della peste, a oggi situata nel giardino attiguo la chiesina. Ma la testimonianza più importante del culto deriva dalla lapide all'interno dell'edificio, che rievoca come la popolazione di Casatenovo non abbia mai cessato di votarsi al Santo, nemmeno in un momento di così forte difficoltà.
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La famiglia Riva con don Antonio Bonacina e don Eusebio Stefanoni

San Rocco, infatti, laico nato in Francia nel 1345 e pellegrino in numerose zone dell'attuale Italia, viene oggi ricordato per le sue straordinarie azioni di carità, che caratterizzarono la sua vita sin dalla giovane età, quando, dopo la perdita dei genitori, distribuì ai poveri i beni ereditati. La sua attitudine caritatevole, poi, si estese non solo in relazione ai beni materiali, bensì anche alla sua moralità: in qualunque città giungesse che fosse afflitta dalla piaga della peste, egli si fermava a prestare il suo aiuto nei lazzaretti, fino a quando non fu lui stesso a contrarre il morbo, nelle zone di Piacenza. Isolatosi in una capanna fuori città, Rocco riuscì tuttavia a guarire, si dice forse per la benedizione papale nel frattempo ricevuta. A oggi, le sue reliquie sono conservate a Venezia nella Chiesa a lui dedicata, ma il culto e il ricordo delle sue azioni all'insegna della carità, sono diffusi in numerose parti d'Italia, fra cui proprio Casatenovo.
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Per questo, ancora oggi, il 16 di agosto per i fedeli casatesi è una data estremamente importante, per questo, ancora oggi la famiglia Riva, sulla scia di Giovanni, continua a prendersi cura della chiesina. È stato proprio quest'ultimo, per circa 50 anni, a occuparsi gratuitamente dei lavori di ordinaria manutenzione e di tenerla aperta tutti i giorni a vantaggio dei numerosi devoti, non solo cattolici, ma anche appartenenti ad altre confessioni cristiane che la frequentano.

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Ma non solo: è sempre merito di Giovanni la decorazione interna dell'edificio religioso, nel quale spicca - ed è impossibile non lasciarsi catturare - l'immagine di San Rocco. Si tratta di un quadro, posto sopra all'altare, che raffigura la Madonna con il Bambino, ai cui piedi si trovano i Santi Sebastiano (patrono degli agricoltori) e Rocco, che indica la piaga della peste e affiancato al consueto cagnolino che la tradizione vuole abbia portato da mangiare al Santo durante la malattia. A ulteriore testimonianza del legame fra San Rocco e il paese, ritroviamo questa stessa iconografia nella volta della chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, e sullo stendardo ricamato a filo d'oro conservato tra gli arredi sacri, anticamente portato anche in processione.
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La storia però, non finisce qui: un tempo, dopo la recita del Santo Rosario, presente ancora oggi, erano organizzati concerti di musica leggera pop e folk e divertimenti come la cuccagna. Ancora oggi è possibile vedere, al centro della piazzetta antistante la chiesa, la griglia che copre il pozzetto dove veniva fissato il palo. La pandemia, purtroppo, ha interrotto la consuetudine di condividere insieme un rinfresco al termine della festa, un momento di convivialità a cui i casatesi non mancavano di partecipare.
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Questi festeggiamenti, dunque, purtroppo non esistono più, ma la messa e il rosario serale continuano ad animare la giornata del 16 agosto e a tenere vivo il fervente culto per il Santo. Così, dunque, ancora oggi Gabriele Riva, figlio di Giovanni, insieme a un gruppo di volontarie e volontari, porta avanti questa tradizione, sulla scia del padre, scomparso nel 2021, occupandosi di tenere in ordine l'edificio e di aprirlo al pubblico ogni seconda e domenica del mese. Un compito assunto con onore e impegno, e per il quale i cittadini casatesi sono estremamente riconoscenti.
G.G.
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