L’assurdo di un presidio per 120mila persone privato di un reparto come Ostetricia
Non abbiamo ragione per ritenere che qualcosa al San Leopoldo Mandic non abbia funzionato. Secondo una versione ufficiosa – siamo in attesa del comunicato dell’Azienda – la donna al momento del triage non perdeva sangue. E il personale del pronto Soccorso ha operato secondo protocollo.
Ma questi sono dettagli che, forse, interesseranno ad altri.
A noi, qui, interessa ancora una volta sottolineare l’assurdità di aver chiuso nel giro di sei mesi un reparto di assoluta efficienza come quello guidato da Gregorio del Boca.
Ancora ci devono spiegare perché il primario nei fatti sia stato indotto a dimettersi. Non regge la tesi del calo dei parti. Succede ovunque, e poi le cause non sono solo la denatalità o scelte diverse delle pazienti, ma c’entrano eccome le procedure strettissime messe in atto dal Dipartimento a guida lecchese per costringere Del Boca e il suo staff a inviare le donne al Manzoni in presenza anche della più piccola, probabile, criticità.
Né ci si appelli al numero elevato di “cesarei”. Messa da parte l’ideologia, resta la realtà che certifica l’assenza assoluta di complicazioni gravi in tutti gli anni in cui Del Boca ha guidato Ostetricia-Ginecologia.
Certo ci si poteva raccordare meglio, ridurre il numero degli interventi programmati, ma in un quadro di effettiva collaborazione tra i due presidi aziendali e non in un contesto dove da anni e anni a Lecco si inseguiva l’obiettivo di chiudere il punto nascite di Merate.
Il caso di oggi è eclatante. Ma sono numerose le partorienti che raggiunto il Mandic e appreso delle procedure preferiscono andarsene altrove con mezzi propri anziché farsi trasferire al Manzoni in ambulanza.
Al direttore generale Marco Trivelli e alla direttrice sanitaria Alessandra Grappiolo – a parte chiarire i contorni di questa che resta una tragedia (anche se non sappiamo le reali condizioni del nascituro) – ora si presenta il problema di come evitare che un caso del genere si ripeta. Di giorno o di notte.
L’eredità della precedente gestione è pesante. Ma casi analoghi sono anche il segnale inquietante della reale condizione della sanità lombarda che ha finito da un pezzo di essere eccellente.
Ci sono altre situazioni emergenziali che un tempo venivano affrontate a Merate e ora non più. Ma un presidio per acuti posto al centro di un bacino di 120mila abitanti può non avere la cardiochirurgia, anzi non deve avere l’altissima specialità ma i servizi emergenziali debbono essere sempre attivi. Nel tempo, invece, sono stati smontati reparti che prima funzionavano e erano molto attrattivi anche fuori i confini aziendali.
Lo ripetiamo sino allo sfinimento, la squadra dei sindaci in carica prima delle recenti elezioni, a partire da quello di Merate, non ha fatto quello che doveva e poteva per evitare che un presidio vecchio di 180 anni perdesse un reparto strategico come l’Ostetricia-Ginecologia.
E un primario come il dottor Gregorio Del Boca. I più hanno preferito ripetere a pappagallo la tesi della Direzione generale e accodarsi al coro di critiche per il numero elevati dei cesarei.
Credendo o fingendo di credere che questa sia stata la ragione del conflitto. Col bel risultato che oggi l’Ostetricia-Ginecologia al Mandic non opera più.
Ma questi sono dettagli che, forse, interesseranno ad altri.
A noi, qui, interessa ancora una volta sottolineare l’assurdità di aver chiuso nel giro di sei mesi un reparto di assoluta efficienza come quello guidato da Gregorio del Boca.
Ancora ci devono spiegare perché il primario nei fatti sia stato indotto a dimettersi. Non regge la tesi del calo dei parti. Succede ovunque, e poi le cause non sono solo la denatalità o scelte diverse delle pazienti, ma c’entrano eccome le procedure strettissime messe in atto dal Dipartimento a guida lecchese per costringere Del Boca e il suo staff a inviare le donne al Manzoni in presenza anche della più piccola, probabile, criticità.
Né ci si appelli al numero elevato di “cesarei”. Messa da parte l’ideologia, resta la realtà che certifica l’assenza assoluta di complicazioni gravi in tutti gli anni in cui Del Boca ha guidato Ostetricia-Ginecologia.
Certo ci si poteva raccordare meglio, ridurre il numero degli interventi programmati, ma in un quadro di effettiva collaborazione tra i due presidi aziendali e non in un contesto dove da anni e anni a Lecco si inseguiva l’obiettivo di chiudere il punto nascite di Merate.
Il caso di oggi è eclatante. Ma sono numerose le partorienti che raggiunto il Mandic e appreso delle procedure preferiscono andarsene altrove con mezzi propri anziché farsi trasferire al Manzoni in ambulanza.
Al direttore generale Marco Trivelli e alla direttrice sanitaria Alessandra Grappiolo – a parte chiarire i contorni di questa che resta una tragedia (anche se non sappiamo le reali condizioni del nascituro) – ora si presenta il problema di come evitare che un caso del genere si ripeta. Di giorno o di notte.
L’eredità della precedente gestione è pesante. Ma casi analoghi sono anche il segnale inquietante della reale condizione della sanità lombarda che ha finito da un pezzo di essere eccellente.
Ci sono altre situazioni emergenziali che un tempo venivano affrontate a Merate e ora non più. Ma un presidio per acuti posto al centro di un bacino di 120mila abitanti può non avere la cardiochirurgia, anzi non deve avere l’altissima specialità ma i servizi emergenziali debbono essere sempre attivi. Nel tempo, invece, sono stati smontati reparti che prima funzionavano e erano molto attrattivi anche fuori i confini aziendali.
Lo ripetiamo sino allo sfinimento, la squadra dei sindaci in carica prima delle recenti elezioni, a partire da quello di Merate, non ha fatto quello che doveva e poteva per evitare che un presidio vecchio di 180 anni perdesse un reparto strategico come l’Ostetricia-Ginecologia.
E un primario come il dottor Gregorio Del Boca. I più hanno preferito ripetere a pappagallo la tesi della Direzione generale e accodarsi al coro di critiche per il numero elevati dei cesarei.
Credendo o fingendo di credere che questa sia stata la ragione del conflitto. Col bel risultato che oggi l’Ostetricia-Ginecologia al Mandic non opera più.
Claudio Brambilla