Il ''mistero'' dei massi avelli nell'indagine di Laura Porta

Quante volte ci è capitato di incrociare sul nostro sentiero un qualcosa di del tutto inaspettato che ci chiama a sè con insistenza, come se fosse una voce alla cui chiamata non si può far altro che rispondere?
Questo è ciò che è accaduto all’agratese Laura Porta, economista specializzata in marketing e comunicazione ed ex delegata per il FAI, diventata per vocazione anche ricercatrice storica ed autrice del libro ''Loro: il racconto di una autentica, personale ossessione per i massi avelli. Dalla Brianza al Triangolo Lariano, dalla Valtellina alla Val Bregaglia. Storia, leggende, luoghi e personaggi''.
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La copertina del libro a cura dell'agratese, dato di recente alle stampe

Tutto ha avuto inizio con una serie di incontri del tutto casuali ma ripetuti con diversi esemplari di massi avelli ''Antiche tombe misteriose scalpellate- come riporta l’autrice- sulla superficie dei massi erratici, enormi blocchi di roccia trasportati a valle dalle Alpi nell’ultima glaciazione'' durante delle escursioni nelle zone di Torno, Maisano di Valbrona, Soglio e Stampa. Proprio per via di questo continuo incrociarsi di strade con i reperti misteriosi e per le pochissime informazioni reperibili, Laura Porta intraprende una sua personalissima ricerca delle fonti, tanto da arrivare fino a Paolo Diacono (monaco friulano del 700 d.C ndr) che riporta testimonianze risalenti alle guerre gotiche durante il periodo di Giustiniano I, epoca a cui si ipotizza risalgano i massi avelli; essi però con il tempo, caduti nell’oblio, sono stati privati dei corpi illustri che ospitavano, dei corredi e dei coperchi che li sovrastavano, molti sono andati distrutti ed altri convertiti in fontane decorative nei giardini di ville signorili.
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Immagine d'archivio dei massi avelli di Bulciaghetto (a sinistra) e Bevera

La ricerca non si limita solo all’ambito puramente teorico, bensì si estende anche alla ricerca vera e propria dei reperti su tutto il territorio, arrivando anche nella nostra provincia e visionando gli esemplari del santuario di Bevera di Barzago, vasche trasformate in fioriere a cui sono associati dei riti del passato, si credeva infatti che l’acqua entrata in contatto con i morti avesse proprietà curative.
''Fino a metà degli anni ‘70 le persone andavano al santuario della Bevera per bere l’acqua dell’avello, fare abluzioni e portare addirittura tessuti ed indumenti dei malati per immergerli e portarli a casa per far guarire gli infermi. Il santuario era quindi un luogo di pellegrinaggio importante, eppure non ci sono pannelli illustrativi in loco che riportano queste informazioni'' spiega la ricercatrice. Questa particolare credenza riferita alle proprietà taumaturgiche, quindi di cura, dell’acqua derivante dai massi avelli si può ritrovare anche a Bulciago, nel santuario (chiamato non a caso) dei Morti dell'Avello, in località Bulciaghetto.
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Laura Porta

Con il suo recente libro (edito da New Press) Laura Porta mette in luce collegamenti misteriosi tra questi reperti e il nostro territorio, facendo riemergere antiche usanze, storie e leggende ormai seppellite dalle sabbie del tempo e ricordando sapientemente a tutti quanto sia importante la conoscenza del passato e delle antiche radici che ci connettono agli antenati e alla nostra terra.
''Qui entrano le nostre radici più antiche, chi siamo, la nostra identità, sono quindi importantissime. Fanno sentire più vicini agli altri e diventano dei motivi universali che possono collegarci ai popoli europei, il culto delle proprietà curative dell’acqua era infatti già praticato dai Celti in Irlanda e in Bretagna. Alla fine siamo tutti connessi'' conclude Laura Porta.
Isabel Matthes
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