Sopra scie di fuoco e piombo rovente, le parole di Francesco
È un’estate rovente e molti cieli stellati, che cercano un minimo di tranquillità, sono costellati da scie di fuoco, di rombi e tuoni di zolfo. Sono ormai due anni che la guerra ai confini dell’Europa continua a seminare distruzione e disperazione tra le popolazioni che abitano quei territori. I governanti sono in preda ad un attacco folle di onnipotenza distruttiva; se ne sbattono delle popolazioni, delle persone; il mantra è continuare a combattere. Non c’è più distinzione tra aggrediti e aggressori.
L’aggressore ha torto: però se questo principio diventa un postulato dogmatico c’è il rischio di ipertrofizzare qualsiasi risoluzione. La conflittualità seguendo la logica della simmetria aumenta in continuazione in modo esponenziale e rischia di evolvere: attacco/risposta/attacco/risposta. É una catena. Nella popolazione la dimensione psicopatologica del nemico si è ossificata da ambo le parti. Manca un mediatore che cerchi di rompere questa psicologia distruttiva che contamina la cognizione sociale e politica. Continuare a sostenere le ragioni dell’uno o dell’altro è puramente un errore strategico: così si perpetua un conflitto. Ci sono interessi che vanno oltre la dimensione contingente.
La guerra in atto non riguarda soltanto la questione territoriale, economica, identitaria ma anche quella religiosa. Non è un caso che il Parlamento di Kiev abbia messo in mora la Chiesa ortodossa autocefala (1448) guidata dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. La chiesa ortodossa del patriarcato di Kiev nasce da uno scisma dalla chiesa ortodossa di Mosca. C’è sempre stato un conflitto secolare e profondo tra la piccola Chiesa ortodossa di Kiev e Mosca per la primogenitura dell’origine della chiesa ortodossa.
La presa di posizione del Papa nel dissociarsi dal Parlamento di Kiev a mettere fuori legge chi si professa fedele alla Chiesa autocefala di Mosca, è molto rilevante perché richiama le chiese cristiane a non dividersi e a distinguere la politica dalla fede. La storia europea è piena di guerre di religioni che hanno portato distruzione, persecuzioni, preconcetti, pregiudizi. La posizione del Papa implicitamente condanna le guerre di religione fatte nel passato da parte della Chiesa cattolica di Roma.
La posizione del papato è stata poco raccolta dai media, dai governanti, è scivolata via, eppure ha messo al centro la libertà di vivere la fede secondo la propria coscienza di credente e di cittadino del mondo come direbbe Voltaire.
Anche quello che sta accadendo dall’altra parte del Mediterraneo è il prodotto di un distorcimento psicopatologico tra religioni abramitiche. Le religioni abramitiche sono quelle che rivendicano Abramo come origine della loro storia; è un concetto che si è sviluppato nel XX. Le religioni abramitiche sono composte da due miliardi e mezzo di cristiani, un miliardo e mezzo di mussulmani, da quattordici milioni di ebrei. Poi ci sono tantissime altre religioni nel mondo situate nei vari continenti: in questo periodo lo scontro in atto è tra abramitici.
Nel nome di una terra promessa, nel nome di un principio vero e indiscutibile di un luogo ritenuto sacro in questa società post globale, post capitalista, post secolare la terra è inzuppata di sangue e le fosse sono piene di corpi innocenti.
L’aggressore ha torto: però se questo principio diventa un postulato dogmatico c’è il rischio di ipertrofizzare qualsiasi risoluzione. La conflittualità seguendo la logica della simmetria aumenta in continuazione in modo esponenziale e rischia di evolvere: attacco/risposta/attacco/risposta. É una catena. Nella popolazione la dimensione psicopatologica del nemico si è ossificata da ambo le parti. Manca un mediatore che cerchi di rompere questa psicologia distruttiva che contamina la cognizione sociale e politica. Continuare a sostenere le ragioni dell’uno o dell’altro è puramente un errore strategico: così si perpetua un conflitto. Ci sono interessi che vanno oltre la dimensione contingente.
La guerra in atto non riguarda soltanto la questione territoriale, economica, identitaria ma anche quella religiosa. Non è un caso che il Parlamento di Kiev abbia messo in mora la Chiesa ortodossa autocefala (1448) guidata dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. La chiesa ortodossa del patriarcato di Kiev nasce da uno scisma dalla chiesa ortodossa di Mosca. C’è sempre stato un conflitto secolare e profondo tra la piccola Chiesa ortodossa di Kiev e Mosca per la primogenitura dell’origine della chiesa ortodossa.
La presa di posizione del Papa nel dissociarsi dal Parlamento di Kiev a mettere fuori legge chi si professa fedele alla Chiesa autocefala di Mosca, è molto rilevante perché richiama le chiese cristiane a non dividersi e a distinguere la politica dalla fede. La storia europea è piena di guerre di religioni che hanno portato distruzione, persecuzioni, preconcetti, pregiudizi. La posizione del Papa implicitamente condanna le guerre di religione fatte nel passato da parte della Chiesa cattolica di Roma.
La posizione del papato è stata poco raccolta dai media, dai governanti, è scivolata via, eppure ha messo al centro la libertà di vivere la fede secondo la propria coscienza di credente e di cittadino del mondo come direbbe Voltaire.
Anche quello che sta accadendo dall’altra parte del Mediterraneo è il prodotto di un distorcimento psicopatologico tra religioni abramitiche. Le religioni abramitiche sono quelle che rivendicano Abramo come origine della loro storia; è un concetto che si è sviluppato nel XX. Le religioni abramitiche sono composte da due miliardi e mezzo di cristiani, un miliardo e mezzo di mussulmani, da quattordici milioni di ebrei. Poi ci sono tantissime altre religioni nel mondo situate nei vari continenti: in questo periodo lo scontro in atto è tra abramitici.
Nel nome di una terra promessa, nel nome di un principio vero e indiscutibile di un luogo ritenuto sacro in questa società post globale, post capitalista, post secolare la terra è inzuppata di sangue e le fosse sono piene di corpi innocenti.
Dr.Enrico Magni, psicologo e giornalista