Capaci di parlare

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Ci sono due possibili reazioni ad una notizia come quella degli omicidi di Paderno Dugnano.

O ci entri dentro, e per forza di cose ti immedesimi, oppure la scansi e non ne vuoi sentire parlare perché ti fa paura.

Già nella nostra reazione credo che ci sia il punto focale della questione, ovvero la nostra capacità di accettare ciò che non vorremmo mai sentire, ciò che è mostruoso, che non consideriamo umano, ciò che sembra uscire dalla nostra stessa natura, pur accadendo dentro la nostra natura.

Accettare, nel senso etimologico e riflessivo del termine, significa “essere contenti di sé stessi, pur nella consapevolezza dei propri limiti” e, se la parola chiave è consapevolezza, il modo che abbiamo per accettare è, senza dubbio, quello di riflettere, di pensare e di farlo attraverso la parola e il confronto. Se optiamo per questa linea, negare o rifiutarsi di parlare di ciò che è accaduto non ci aiuta e ha a che fare, allo stesso tempo, forse, proprio con l’incapacità di quel ragazzo di dire e di raccontare agli altri il malessere che covava dentro.

Dobbiamo imparare a parlare delle cose scomode che ci succedono internamente perché, se non ne parliamo nessuno se ne accorge, a partire da noi stessi.

 Dobbiamo imparare a non avere timore e vergogna di raccontare quello che proviamo, quello che ci succede anche se non lo riteniamo “una cosa bella”. E noi, da adulti, abbiamo la responsabilità di fungere da esempio nel trovare questo coraggio, dobbiamo farlo per primi noi, combattendo contro il timore di fare del male, o di fare impressione, o di preoccupare perché questa tutela toglie la possibilità di nominare ciò che non funziona, il noi di cui abbiamo paura.

Perché un adolescente possa “parlare con qualcuno” è fondamentale questo esempio ed è una ricchezza sentire che si hanno intorno adulti capaci di parlare.

Dire a qualcuno di cui ci si fida perché, a sua volta, dice, permette di uscire dal rischio di solitudine e dal pericolo che i pensieri, non tradotti nel simbolo del linguaggio, sfuggano alla nostra ragione e diventino azioni inconsulte e incomprese prima di tutto da noi stessi.

Infine, ognuno di noi, in relazione a quanto accaduto in questi giorni, è bene che rifletta e che esprima il suo punto di vista condividendolo, proprio perché è attraverso questo confronto che si può tentare di comprendere ciò che sta succedendo a tutti, non solo ai protagonisti della notizia.

Se l’intento non è il giudizio, ma la ricerca di comprensione un grande passo potremmo averlo già fatto.
Betty Lazzarotto
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