Dal Lido di Venezia/9: giornata al festival un po' sotto tono. Ed è arrivata la pioggia
La pioggia è arrivata al Lido: ve lo dico così a mo' di annuncio perché ogni anno è ormai appurato che dobbiamo essere benedetti. Nella passata edizione ci era andata anche abbastanza bene, leggermente bagnati il primo giorno e sole assicurato per quelli successivi, ma questa volta è stato tutto il contrario. Ieri è stata la pioggia la vera protagonista al Lido in una giornata che in realtà è successo meno di niente.
È bastato guardare la mia sveglia per capire l’andamento della giornata: per la prima volta da quando sono al Lido son riuscita a dormire 5 ore, un traguardo gigantesco. La mia mattinata è iniziata con la visione di ''Iddu'', il nuovo film con protagonisti Toni Servillo ed Elio Germano che è stato promosso come la storia di Matteo Messina Denaro. Fidatevi, il nome del boss di Cosa Nostra è solo un pretesto per fare pubblicità e la pellicola si regge perfettamente in piedi anche da sola. La storia è tutta incentrata sul rapporto epistolare tra un ex preside e il grande latitante; una vicenda anche piacevole e per nulla scontata. Personalmente ne sono rimasta piacevolmente stupita.
Stavo ancora viaggiando nel torpore di ''Iddu'' quando, uscita dalla sala, mi sono trovata di fronte al delirio. Fuori era scoppiata una specie di tempesta, pioveva fortissimo, volavano cose, sembrava in una scena di un film apocalittico che, guardando come ero vestita, poteva facilmente prendere la deriva comica: mentre fuori c’era il diluvio io ero in canotta e pantaloncini. Ho fatto una corsa disperata a casa armandomi di giacca a vento e felpa e tutto l’armamentario utile per rinchiudermi in sala.
Se ''Iddu'' mi aveva stupita, ''Stranger Eyes'', film taiwandese in concorso, mi ha fatta precipitare nell’abisso. Mi viene difficile dirvi di cosa parla, è una storia che cambia continuamente direzione e che dovrebbe riflettere sull’uso di tecnologie come le telecamere per spiare la gente. Insomma, a mio parere un grande delirio.
Non è successo un gran chè in questa nona giornata di festival. Dopo i grandi fasti dei giorni scorsi un po’ di pausa serviva, ma vi posso dire con fierezza di aver finalmente trovato la pellicola del festival che mi è piaciuto di meno. In realtà l’edizione di quest’anno non eccelle per nulla di film, non ho trovato chissà che capolavori. Mentre fuori diluviava io ero in sala grande con tanto di cast in pompa magna per la premiere mondiale di ''April'', film georgiano. La protagonista è un’ostetrica che aiuta ad abortire ragazze povere. Il problema è che il film - che dura più di due ore - è risultato ai miei occhi un’accozzaglia di inquadrature fisse senza significato. Minuto dopo minuto la sala si è svuotata, ma ho stretto i denti e ho provato a resistere. Decisione saggia perché è stata totalmente ricompensata dall’aver visto il regista Giuseppe Tornatore, uno dei giurati.
Oggi al Lido si prospetta l’ennesima giornata sotto tono. Non ci sono grandi star e ci sono gli ultimi film in concorso, ma è atteso Takeshi Kitano e personalmente non vedo l’ora di fare la sua conoscenza.
È bastato guardare la mia sveglia per capire l’andamento della giornata: per la prima volta da quando sono al Lido son riuscita a dormire 5 ore, un traguardo gigantesco. La mia mattinata è iniziata con la visione di ''Iddu'', il nuovo film con protagonisti Toni Servillo ed Elio Germano che è stato promosso come la storia di Matteo Messina Denaro. Fidatevi, il nome del boss di Cosa Nostra è solo un pretesto per fare pubblicità e la pellicola si regge perfettamente in piedi anche da sola. La storia è tutta incentrata sul rapporto epistolare tra un ex preside e il grande latitante; una vicenda anche piacevole e per nulla scontata. Personalmente ne sono rimasta piacevolmente stupita.
Stavo ancora viaggiando nel torpore di ''Iddu'' quando, uscita dalla sala, mi sono trovata di fronte al delirio. Fuori era scoppiata una specie di tempesta, pioveva fortissimo, volavano cose, sembrava in una scena di un film apocalittico che, guardando come ero vestita, poteva facilmente prendere la deriva comica: mentre fuori c’era il diluvio io ero in canotta e pantaloncini. Ho fatto una corsa disperata a casa armandomi di giacca a vento e felpa e tutto l’armamentario utile per rinchiudermi in sala.
Se ''Iddu'' mi aveva stupita, ''Stranger Eyes'', film taiwandese in concorso, mi ha fatta precipitare nell’abisso. Mi viene difficile dirvi di cosa parla, è una storia che cambia continuamente direzione e che dovrebbe riflettere sull’uso di tecnologie come le telecamere per spiare la gente. Insomma, a mio parere un grande delirio.
Non è successo un gran chè in questa nona giornata di festival. Dopo i grandi fasti dei giorni scorsi un po’ di pausa serviva, ma vi posso dire con fierezza di aver finalmente trovato la pellicola del festival che mi è piaciuto di meno. In realtà l’edizione di quest’anno non eccelle per nulla di film, non ho trovato chissà che capolavori. Mentre fuori diluviava io ero in sala grande con tanto di cast in pompa magna per la premiere mondiale di ''April'', film georgiano. La protagonista è un’ostetrica che aiuta ad abortire ragazze povere. Il problema è che il film - che dura più di due ore - è risultato ai miei occhi un’accozzaglia di inquadrature fisse senza significato. Minuto dopo minuto la sala si è svuotata, ma ho stretto i denti e ho provato a resistere. Decisione saggia perché è stata totalmente ricompensata dall’aver visto il regista Giuseppe Tornatore, uno dei giurati.
Oggi al Lido si prospetta l’ennesima giornata sotto tono. Non ci sono grandi star e ci sono gli ultimi film in concorso, ma è atteso Takeshi Kitano e personalmente non vedo l’ora di fare la sua conoscenza.
Giorgia Monguzzi